Survey Mobility Transformation: l’evoluzione della mobilità
I risultati della nostra survey sulla Mobility Transformation, condotta su un campione di 103 aziende, ci dicono che la mobilità è cambiata dopo la pandemia, ma che l’auto rimane fondamentale.
In questo articolo
Come è cambiata la mobilità aziendale dopo l’avvento del Covid? Affrontare la Mobility Transformation in atto è attualmente la sfida più grande per i gestori delle flotte. Abbiamo monitorato il cambiamento in atto con una survey che abbiamo condotto nel mese di febbraio e marzo 2022 su un campione di 103 Fleet e Mobility Manager, con un parco totale gestito di 120.731 veicoli.
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KM E TRASFERTE IN CALO, MA L’AUTO È CENTRALE
La fotografia non lascia spazio a dubbi: l’81% del campione ha dichiarato di aver ridotto i chilometraggi e, addirittura, il 93% di aver ridotto le trasferte di lavoro.
L’auto, però, rimane centrale per gli spostamenti, anche in considerazione delle esigenze di sicurezza determinate dalla pandemia: difatti, il 62% degli intervistati ha riferito che dal 2019 ad oggi la flotta è rimasta stabile, mentre il 28% ha dichiarato che quest’ultima è addirittura aumentata (grafici 8-9-10). Lo smart working, ormai, è diventato una prassi consolidata, visto che oltre il 60% delle aziende lo ha mantenuto costantemente in questi due anni.
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SOLUZIONI DI MOBILITÀ ALTERNATIVE
In questo quadro, le soluzioni di mobilità alternative al classico noleggio a lungo termine dell’auto sono sempre più gettonate. In particolare, i Fleet e Mobility Manager hanno scelto le formule di mid-short term (72%), che consentono di ottenere maggiore flessibilità e di fronteggiare meglio il clima di incertezza che inevitabilmente si è creato post Covid e il corporate car sharing (11%), che ha mantenuto il suo status di formula virtuosa.
Ancora poco gettonate (9%) le formule di mobilità integrata (es. auto + monopattino) – ma occorre sottolineare che l’offerta non è ancora abbastanza sviluppata -, mentre il restante campione non ha adottato nessuna soluzione particolare, limitandosi a prorogare i contratti per affrontare la crisi.
Interessante notare come il 36% degli intervistati già prima della pandemia aveva adottato soluzioni come il car sharing pubblico o aziendale, il car pooling (che poi ha inevitabilmente risentito degli impatti del Covid), le convenzioni con il trasporto pubblico locale e, in misura minore, le navette, il bike sharing, lo scooter sharing e i voucher di mobilità. Come dire, la mobility transformation in diverse realtà era già cominciata.
Ed è proseguita dal 2019 ad oggi, con formule innovative come i voucher integrati con i treni regionali, in ottica di welfare dei dipendenti, e l’estensione del car sharing aziendale a tutte le sedi non coperte.
Nei prossimi 12 mesi, è previsto un ulteriore sviluppo dei voucher, in ottica di Mobility as a Service, e dei monopattini, che come sappiamo rappresentano ormai una riconosciuta alternativa all’auto per chi lavora nei centri cittadini.
CHIP SHORTAGE
Il chip shortage e la crisi produttiva sono stati il purtroppo il leit motiv degli ultimi mesi e hanno causato notevoli disagi ai gestori delle flotte: per questo nell’ambito di questo studio sulla mobility transformation, abbiamo ritenuto opportuno inserire un’appendice su questo tema.
Il 79% degli intervistati ha riferito che i ritardi nelle consegne sono stati e sono tuttora gravi.
Il restante campione li ha definiti “tollerabili” (solo un’azienda su 103 non ha riscontrato problemi), ma la situazione, naturalmente, è in divenire e l’attuale condizione geo-politica internazionale non è certo destinata a migliorare le cose.
Le consegne degli ordini effettuati oggi richiedono mesi e, in molti casi, sforano l’anno. Quanto tempo sono disposti ad aspettare i Fleet e Mobility Manager? La maggioranza, il 38%, ha dichiarato non più di 8 mesi, dimostrando di comprendere la difficile situazione per tutti. Il 22% ha riferito con realismo di poter aspettare anche oltre 12 mesi, adottando ovviamente nel frattempo soluzioni per tamponare il problema.
Le contromosse sono state diverse e hanno evidenziato grande proattività da parte di tutte le aziende: ben 82 hanno prolungato i contratti in essere, con adeguamento del chilometraggio, 54 hanno ordinato i veicoli in anticipo, 29 hanno rinunciato agli optional che ritardano l’arrivo del modello. Interessante notare come un Fleet e mobility Manager su tre abbia scelto formule alternative come i contratti di mid/short term e più di uno abbia adottato la formula del noleggio dell’usato.
Il dialogo con i propri driver diventa fondamentale per affrontare la situazione: nel 64% dei casi le comunicazioni di ritardo nelle consegne avvengono in modo personalizzato, con tatto e talvolta anche attraverso i rappresentanti sindacali, mentre il restante campione utilizza comunicazioni interne e l’app aziendale. Decisivo è anche il dialogo con i noleggiatori. Per il 53% degli intervistati questi ultimi possono e devono fare di più per rispondere alle esigenze attuali dei Fleet e Mobility Manager.
In particolare, alla domanda “quali servizi aggiuntivi vorreste dai noleggiatori”, queste sono le risposte principali:
- Servizi di short/mid- term agli stessi costi dei consueti canoni Nlt;
- Maggiore proattività;
- Disponibilità e flessibilità nel fornire veicoli in preassegnazione;
- Una consulenza chiara e trasparente sulla situazione attuale.
Gli intervistati, comunque, sono consapevoli che la situazione è complicata: molti sostengono infatti che i noleggiatori non hanno potuto e non possono fare granché per invertire il trend.
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