Il 5G può ridurre le emissioni di CO2 (ma non in Europa)
Secondo Ericsson il 5G nei settori dell'energia, del trasporto, manifatturiero ed edilizia potrebbe assicurare un risparmio di emissioni tra i 55 e i 170 milioni di tonnellate di CO2 l'anno. In Italia però la tecnologia arranca.
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Eliminare dalle strade europee l’equivalente di emissioni di CO2 di 1 auto su 7. Un obiettivo raggiungibile non grazie alle nuove motorizzazioni a zero emission, ma grazie alla tecnologia 5G.
Applicando la connessione ultra veloce a quattro settori ad alta intensità di carbonio, ossia energia, trasporto, industria manifatturiera ed edilizia, secondo uno studio condotto da Ericsson, si potrebbe creare un risparmio annuale di emissioni tra i 55 e i 170 milioni di tonnellate di CO2.
La tecnologia di quinta generazione potrebbe infatti portare ad una riduzione totale delle emissioni del 20% (dal 15% ottenuto grazie alla digitalizzazione) delle emissioni annuali totali dell’Ue.
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LA CONNETTIVITÀ A VANTAGGIO DELL’AMBIENTE
Il punto di partenza è l’analisi di McKinsey “Net-Zero Europe”. In questo studio precedente si stima che la connettività, fissa e mobile, potrebbe ridurre le emissioni di carbonio europee del 15% entro il 2030.
Dai droni alle auto a guida autonoma, dall’agricoltura intelligente alla Fabbrica 4.0, passando per le smart cities, la salute, la fruizione di contenuti, sono tanti e diversificati i settori in cui il 5G potrebbe però apportare benefici rilevanti.
Soprattutto se applicato ai quattro settori ad alta intensità di carbonio analizzati, la tecnologia 5G potrebbe portare la riduzione totale delle emissioni al 20%. Parliamo delle emissioni annuali totali di Spagna e Italia messe insieme.
CONNETTIVITÀ E DECARBONIZZAZIONE
Alla base dell’analisi Ericsson si trova l’idea che almeno il 40% delle soluzioni di decarbonizzazione già adottate dall’Unione europea da qui al 2030 si baserà sulla connettività fissa e mobile.
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La connettività, che può passare per esempio dallo sviluppo di generatori per produrre energia rinnovabile, potrebbero ridurre le emissioni dell’UE di 550 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente (550 MtCO2e).
Corrispondente a quasi la metà delle emissioni create dall’intero settore energetico dell’UE nel 2017 e il 15% delle emissioni annuali totali dell’UE nel 2017 (anno scelto come benchmark dall’analisi).
TECNOLOGIA 5G: LO STATO DELL’ARTE
Ma come siamo messi nel mondo e in Europa con la diffusione delle reti di nuova generazione? Secondo il Mobility Report di Ericsson, alla fine del 2020 il 5G copriva circa il 15% della popolazione mondiale. Nel 2027 dovrebbe raggiungere il 75%.
Alla fine del primo trimestre 2021, le sottoscrizioni al 5G erano 290 milioni. Una accelerazione forte della spinta della Cina, che malgrado l’ostacolo Covid-19 ha lanciato sempre più servizi di quinta generazione.
L’EUROPA È IN RITARDO
Il trend però non è lineare. “L’Europa è partita più lentamente e paga un ritardo“, spiega lo studio.
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In Europa Occidentale il 4G occupa il 78% di tutti gli abbonamenti. Gli operatori che offrono servizi di 5G sono oltre 60, ma le aste per l’assegnazione delle frequenze vanno a rilento.
Secondo le stime, dovremmo riuscire a raggiungere il 69% di abbonamenti di quinta generazione entro la fine del 2026. Questo ritardo potrebbe quindi favorire non solo la Cina, ma anche Stati Uniti, Corea, Giappone e i mercati del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar), dove le tecnologie sono ben più avanzate.
Proprio nel 2026, con 1,4 miliardi di sottoscrizioni, il Nord Est Asiatico dovrebbe mangiarsi la maggior parte degli abbonamenti 5G. Seguite dai mercati del Nord America e del Golfo, che si distingueranno per la più alta penetrazione (rispettivamente l’84% e il 73% degli abbonamenti mobili 5G).
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