Incentivi auto: già finiti quelli per i modelli più popolari
Dei 100 milioni a disposizione per incentivare l'acquisto di auto con emissioni comprese fra i 91-110 g/km CO2 ne sono rimasti meno di tre. A queste condizioni è difficile ipotizzare un vero rilancio dell'automotive e un ricambio del vecchio parco auto italiano.
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Lo avevamo previsto, ma non è che servisse la palla di cristallo. Gli incentivi auto per i modelli più popolari sono già pressoché finiti. Dei cento milioni di euro stanziati per i veicoli con emissioni di CO2 tra i 61 e i 110 g/km sono rimaste solo le briciole (ieri alla chiusura delle concessionarie erano 3 milioni).
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PERCHÉ I SOLDI SONO GIÀ FINITI
Si tratta di una conseguenza della nuova ripartizione dei fondi dell’ecobonus. Gli incentivi auto sono stati rifinanziati a metà agosto con 400 milioni di euro, ma questi soldi non confluiscono tutti in un unico fondo. Sono invece stati ripartiti a seconda delle emissioni delle auto, con l’intento di agevolare le categorie più virtuose. Nel dettaglio:
- Il fondo per l’acquisto di vetture comprese nelle fasce 0-20 g/km Co2 e 21-60 g/km CO2 è stato rimpolpato di 150 milioni di euro
- 150 milioni sono destinati per la fascia 61-90 g/km CO2
- Solo 100 milioni sono assegnati alla fascia 91-110 g/km CO2
Questo vuol dire che l’ultima fascia – la più popolare, dal momento che comprende anche auto diesel e benzina – è la più penalizzata.
I FONDI DESTINATI ALLE AUTO MENO AMBITE
Le altre fasce, infatti, comprendono auto elettriche e ibride e hanno ancora fondi a disposizione. A ieri, dei 150 milioni previsti per le auto con emissioni comprese tra 61 e 90 (tipicamente le ibride) ne sono stati utilizzati poco più di 40, mentre dei 50 milioni destinati al superbonus sulle auto con emissioni fino a 60 g/km ne sono stati prenotati circa otto.
Oltretutto, la fascia con le emissioni più basse (le elettriche sono le vere vincitrici degli incentivi) può ancora contare sul rifinanziamento del vecchio ecobonus, per il quale sono ancora disponibili, fino alla fine dell’anno, quasi 170 milioni.
Insomma: ci sono i fondi per finanziare l’acquisto delle auto che hanno meno richiesta sul mercato (le elettriche) ma non quelli che servirebbero effettivamente a svecchiare il parco auto, permettendo anche a persone con un limitato potere di spesa di cambiare i loro veicoli vecchi e inquinanti (magari con un efficiente e poco inquinante diesel moderno).
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LE POSSIBILI SOLUZIONI
Come risolvere la situazione? Due le possibilità: o rifinanziare gli incentivi con il prossimo decreto (magari in maniera più cospicua, perché questa continua incertezza sulla copertura finanziaria non fa bene al mercato). Oppure che, sempre nel prossimo decreto, il parlamento sposti parte delle risorse destinate alle altre fasce su quella da 91-110 g/km CO2. Sarebbe anche un modo per utilizzare i fondi del vecchio ecobonus, a ora inutilizzati.
Purtroppo, se anche si dovesse trovare una soluzione di questo tipo (ed è tutt’altro che scontato), le cose cambierebbero solo con l’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, quindi a metà ottobre. Un peccato, perché gli incentivi auto erano – e sono – un’ottima premessa per il rilancio dell’automotive.
IL PUNTO DI VISTA DELLE CASE AUTO
Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) chiede con un’urgente soluzione per conciliare gli interessi di tutela dell’ambiente con l’esigenza di non penalizzare il mercato e di difendere un comparto che occupa 160 mila addetti, solo nell’area commerciale, in Italia e fattura complessivamente oltre 50 miliardi di euro.
“Il sistema messo in campo dal Governo contiene forti elementi di rigidità e alcuni profili incoerenti con quanto ritenuto essere lo spirito di sostegno e cioè la ripresa del mercato ed il rinnovo del parco circolante.
La rigidità principale consiste nell’impossibilità di travasare le risorse da una fascia emissiva all’altra o di prevedere un fondo unico, che si traduce nel rischio di lasciare inutilizzati parte dei fondi pur a fronte di una quota di domanda che resta così insoddisfatta.
È più che mai urgente rifinanziare il fondo esaurito per non frenare la crescita di un settore già fortemente colpito nei mesi scorsi dall’emergenza sanitaria.”
Michele Crisci, Presidente di Unrae
IL PROBLEMA DEI CONCESSIONARI
I concessionari, oltre a fare i conti con l’incertezza riguardo la possibilità o meno di incentivi per i loro clienti, devono fronteggiare una strozzatura funzionale che crea problemi ai clienti finali. La piattaforma che gestisce l’Ecobonus, infatti, prevede un limite di 50 pratiche al giorno per ogni concessionario registrato.
La conseguenza è che, con i fondi agli sgoccioli, nella categoria 91-110, un consumatore che ha concluso il suo acquisto rischia di non vedersi concedere gli sconti perché la sua pratica è stata completata quando ormai i fondi erano esauriti. Questa situazione lascia nel caos le reti di concessionari a livello nazionale, che devono gestire da soli i reclami e le preoccupazioni degli automobilisti.