Mezzo secolo fa sosteneva la voglia di libertà: Citroën Mehari
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La sua carrozzeria scoperta, l’assenza del padiglione (ossia quella fascia che si innesta al di sopra della linea di cintura e ospita, tra gli altri, le superficie vetrate laterali, i montanti e la copertura) e la destinazione d’utilizzo per il tempo libero la ascrivono alla categoria delle “spiaggine”. Una soluzione costruttiva che in Europa si è affacciata a partire dagli Anni Cinquanta.
VIDEO: LA STORIA DEL MODELLO IN POCHE IMMAGINI
Mezzo secolo di vita, seppure non continuativo, è il traguardo toccato oggi da Citroën Mehari, che al lancio nel 1968 partiva dalla base di un altro modello del Double Chevron, l’utilitaria 2CV.
Totalmente innovativo era invece il materiale utilizzato, l’acrilonitrile-butadiene-stirene (conosciuto con l’acronimo ABS), polimero termoplastico in grado di coniugare leggerezza e robustezza.
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IL REGALO DI COMPLEANNO DI DE CASTELBAJAC
Ripercorriamo insieme la storia di Citroën Mehari, rientrata in produzione con veste ammodernata nel 2016 in versione spinta unicamente da un sistema di propulsione elettrico (E-Mehari).
Non possiamo però addentrarci nel sentiero del tempo senza dar conto dell’iniziativa speciale che vede protagonisti il modello del costruttore francese e lo stilista conterraneo Jean-Charles de Castelbajac.
Il creativo, nato nel 1949 da famiglia con ascendenze nobiliari, ha rivestito con un tratto grafico ben riconoscibile – rimando a un poster del maggio 1968 – e con il ricorso a una tavolozza cromatica di ispirazione simbolica (figlia di un’epoca passata agli annali) quella che lo stesso artista ha definito “l’auto più iconica della sua generazione”.
La Art Car E-Mehari “sprigiona freschezza e gioia di vivere, l’incontro di due mondi sempre creativi e rivoluzionari”, ha sottolineato Arnaud Belloni, direttore Marketing e Comunicazione di Citroën.
L’IDEA DI BASE PER LA “SPIAGGINA” FRANCESE
Torniamo ora a quel 1968 quando Roland de La Poype, titolare di una società che si occupa di sperimentare e applicare brevetti, bussa alla porta di quello che al tempo era il presidente della Casa del Double Chevron, Pierre Bercot.
Vuole sottoporgli l’idea di replicare in Francia il successo di un modello prodotto in serie quattro anni prima oltremanica, la MINI Moke, dando vita a qualcosa dalle caratteristiche analoghe.
La presentazione al pubblico avviene, come per altre vetture destinate a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro dell’industria automotive, in occasione del Salone di Parigi.
È il 3 ottobre 1968 e subito fioccano gli ordini. La stampa aveva invece avuto già modo di vedere da vicino il modello in occasione di un appuntamento riservato a maggio presso il campo da golf di Deauville.
CITROËN MEHARI: SPARTANA, PRATICA, UTILE
Legata, come detto, alla 2CV ma anche alla Dyane da cui recupera un motore estremamente parco nei consumi (non a caso, il nome del modello allude a una razza di dromedari da corsa della regione del Mahra), Citroën Mehari nasce su un telaio a pianale accorciato però rispetto a quello dell’utilitaria di partenza.
Il peso è di soli 475 kg. La punta velocistica massima consentita, di 95 km/h, sale a 110 km/h in caso di rimozione delle coperture del tetto e laterali, realizzate al lancio in tela con finestrature in vinile trasparente.
La “spiaggia” francese poteva trasportare da due a quattro persone. La seconda fila di sedili era rimovibile e consentiva di trasportare fino a 400 kg di carico sull’ampia superficie.
TANTI “VESTITI” PER UN MODELLO ICONICO
Sino al 30 giugno 1987, anno e giorno in cui l’ultimo esemplare esce dalla linea di montaggio, passando attraverso tre diverse generazioni (la prima: 1968-169; la seconda: 1970-1977; la terza: 1978-19787) Citroën Mehari non smette mai di rinnovarsi.
Può trattarsi di interventi estetici e sui materiali. Della comparsa di dotazioni,come il primo rudimentale antifurto. Dell’idea, nel 1970, di una versione biposto omologata come autocarro, e quindi quale veicolo industriale. Non rimane l’unica variante. Nei successivi quindici anni, a partire dal 1972, si hanno infatti:
- Mehari Type Armée, dove sono presenti due batterie da 12V in serie (usata dall’esercito francese);
- Mehari 4×4 (1979), con trazione integrale, nuovo cambio a sette marca di cui tre ridotte (utilizzata per i rally in Africa;
- Mehari Azur (1983): inizialmente proposta come serie speciale, viene integrata nella gamma grazie al successo avuto.ù
A differenza della Azur, la versione Plage, prodotta nello stesso periodo in Portogallo per il solo mercato iberico, rimane a tiratura limitata.
La sua carrozzeria è gialla con cerchi bianchi – veste che richiama decisamente l’estate -, mentre quella della Azur gioca sul bicromatismo bianco-azzurro, riproposto con una fantasia a righe nel rivestimento dei sedili.
IL RITORNO NEL 2015 GRAZIE A BOLLORÈ
Con un salto di una trentina d’anni passiamo al dicembre 2015, quando al COP 21 di Parigi si sollevano i teli sulla E-Mehari, una cabriolet compatta 100% zero emissioni realizzata da Citroën in collaborazione con il connazionale Bolloré.
Frontale e carrozzeria sono analoghi a quelli del C4 Cactus M Concept visto a Francoforte qualche mese prima, anche se qui si trovano inseriti due roll-bar fissi.
Intesa più come un modello-manifesto che come una vettura in grado di imporsi sul mercato delle elettriche, già a marzo 2016 Citroën E-Mehari si mostra a Ginevra con la veste studiata per lei dalla casa di moda della capitale francese Courrèges.
Impostata tecnicamente sulla Bolloré Bluesummer, monta una batteria ai polimeri di litio della capacità di 30 kWh, tale da consentirle di toccare i 100 km di autonomia in autostrada e i 200 km in città. Come la sua antenata, raggiunge una velocità massima di 110 km/h, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 6,4 secondi.