“A Milano 1 auto ogni 2 abitanti: troppe”, parla l’assessora alla Mobilità Arianna Censi
Rendere la mobilità pubblica il più competitiva possibile con il mezzo privato, anche per chi arriva da fuori città. Questo è l’obiettivo dell’Assessora alla Mobilità del Comune di Milano.
In questo articolo
- FM: Come possiamo ripensare la mobilità cittadina per renderla più inclusiva?
- FM: Da assessore deve farsi carico di due situazioni: quella di chi abita in città e quella di chi vive fuori Milano. Come cambiano le soluzioni?
- FM: Milano è stata la protagonista delle ZTL con Area B e Area C. Ora si prosegue con Zone 30, le aree pedonali e le piazze tattiche. È questa la direzione da prendere?
- FM: Milano è la capitale italiana dello sharing e della micromobilità. Siamo ancora in una fase espansiva o è venuto il momento di regolamentare di più questi mezzi, anche in un’ottica di maggiore sicurezza?
- FM: Cosa intende per città a 15 minuti? È realizzabile su Milano?
- FM: Lo scopo è disincentivare l’uso dell’auto privata, ma ci sono abbastanza servizi per poterlo fare?
Arianna Censi è Assessora alla Mobilità del Comune di Milano. Vanta una grande esperienza nell’amministrazione locale: sindaca di Locate di Triulzi, in provincia di Milano, successivamente come consigliera di Città Metropolitana, e poi come Vice Sindaca e consigliera delegata alle Infrastrutture.
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Le sue priorità sono chiare: “Ridurre la congestione stradale, potenziare le connessioni tra piste ciclabili in territorio urbano e metropolitano, e, in generale, di rendere il trasporto pubblico ancora più attrattivo rispetto ai mezzi di trasporto privati”.
FM: Come possiamo ripensare la mobilità cittadina per renderla più inclusiva?
Dobbiamo innanzitutto partire dall’idea che per essere più inclusiva deve essere sempre più accessibile e competitiva con il mezzo privato. E poi pensare anche alla gender mobility, evitando che i piani di sviluppo urbano siano sempre pensati in ottica preminentemente maschile. Un altro tema fondamentale sarà l’eliminazione delle barriere architettoniche, per permettere una fruizione dei mezzi di trasporto davvero inclusiva e attenta a tutti.
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FM: Da assessore deve farsi carico di due situazioni: quella di chi abita in città e quella di chi vive fuori Milano. Come cambiano le soluzioni?
Il sistema del trasporto pubblico all’interno della città di Milano è eccellente. Dobbiamo fare in modo di renderlo comodo, efficiente e affidabile, anche per chi abita fuori città: Milano ha circa 600 mila ingressi giornalieri di auto provenienti da Città Metropolitana, offrire loro la possibilità di raggiungere la città senza utilizzare la macchina consente di ridurre il traffico.
È di pochi giorni fa la notizia dell’arrivo di 732 milioni per il prolungamento delle metropolitane milanesi, tra cui uno, fino a Segrate già finanziato, mentre per Paullo sono stati stanziati i fondi per il progetto.
FM: Milano è stata la protagonista delle ZTL con Area B e Area C. Ora si prosegue con Zone 30, le aree pedonali e le piazze tattiche. È questa la direzione da prendere?
Certamente. Oggi le grandi metropoli si misurano sulla capacità di ridurre la congestione stradale e di migliorare gli spostamenti. Questa è la direzione da prendere. Incentivare l’uso del trasporto pubblico, “liberando” le strade dalle auto in modo da migliorare la qualità dell’aria e ricreare spazi adatti alla socialità.
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E a questo si aggiunge il potenziamento delle ciclabili che permettono di spostarsi in sicurezza. Le metropoli del futuro sono quelle che offrono spazio ai cittadini e alle cittadine e non quelle che sono occupate esclusivamente dalle auto.
FM: Milano è la capitale italiana dello sharing e della micromobilità. Siamo ancora in una fase espansiva o è venuto il momento di regolamentare di più questi mezzi, anche in un’ottica di maggiore sicurezza?
Una cosa non esclude l’altra. Milano dispone del più ampio servizio di Car Sharing d’Italia, uno dei più competitivi in Europa, centrale per la diminuzione delle auto in città. Per questo bisogna implementarlo. L’avvio della fase sperimentale dei monopattini, ad esempio, ha dato importanti risultati, tra cui la diminuzione del mezzo privato per spostamenti brevi.
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Ogni novità positiva, nel campo della mobilità, si porta però con sé le conseguenze di chi non rispetta le regole, come chi parcheggia sui marciapiedi: per ovviare a questi problemi stiamo lavorando con le società per impedire il rilascio dei monopattini dove non è permesso.
FM: Cosa intende per città a 15 minuti? È realizzabile su Milano?
Le esigenze e le prospettive sorte a causa degli anni di pandemia hanno risvegliato la necessità di trovare il modo di accedere ai bisogni primari nel quartiere. Da questo è derivata anche la voglia di avere spazi di socialità nella propria zona. Noi stiamo lavorando per realizzare questa città, che significa rendere i quartieri più vivibili per gli abitanti. Tra l’altro la Città a 15 minuti può dare una mano a ridurre l’uso del mezzo privato, accorciando il gap centro e delle periferie. Questa la direzione in cui andare.
FM: Lo scopo è disincentivare l’uso dell’auto privata, ma ci sono abbastanza servizi per poterlo fare?
Partiamo dal presupposto che è necessario contenere per quanto possibile la mobilità privata: siamo ancora a circa un’auto di proprietà ogni due abitanti di Milano, troppo per permettere una mobilità snella e sostenibile. I servizi ci sono e saranno incentivati, sia con il potenziamento dei servizi pubblici e dello sharing, sia con nuove infrastrutture ciclabili. Inoltre Milano sperimenterà il servizio Maas (Mobility as a Service) ovvero una vera e propria rivoluzione del sistema trasporti: una piattaforma che metta a confronto tutti i mezzi, pubblici e privati, per permettere al cittadino di scegliere il mezzo più economico e più efficiente.
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