L’automobile è la grande assente dal Decreto Rilancio
In un decreto da 55 miliardi, solo lo 0,2% è dedicato al settore dell'auto (che fa l'11% del Pil). Le misure a favore della micromobilità non possono essere l'unica risposta del Governo sulle questioni di mobilità.
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Il settore automotive, travolto dall’emergenza Covid, rappresenta quasi l’11% del Pil nazionale. I dati parlano di una contrazione nelle vendite auto del -85,37% a marzo e del 97,49% ad aprile.
L’auto è in assoluto il terzo contribuente dell’erario con 75 miliardi di euro versati ogni anno tra Iva, bollo e accise sui carburanti. L’Italia conta 160mila impiegati diretti nel settore automotive, quasi il doppio contando l’indotto.
COSA MANCA NEL DECRETO
Malgrado questi numeri, non c’è traccia di auto nel Decreto Rilancio, se non per riproporre la misura dell’Ecobonus, per sua natura estremamente marginale.
Allargamento dell’Ecobonus
L’Ecobonus è stato rifinanziato con 100 milioni, ma continua a riguardare solo le fasce di auto con emissione 0-20 g/km (elettriche) e 21-60 g/km (ibride plug-in).
Pertanto l’ipotesi di Unrae (Unione case estere) che pensava all’introduzione di una terza fascia di emissioni di anidride carbonica (61-95 g/km) è caduta. Ciò significa che l’ecobonus continua a riguardare solo una parte molto marginale del mercato, circa il 2%.
Miglioramento della fiscalità
Da tempo immemore il settore chiede la detraibilità dell’Iva sui mezzi per le imprese, l’aumento della soglia di deducibilità dei costi di esercizio e un ritorno del superammortamento per le auto aziendali, in linea con quello che accade negli altri Paesi europei. Nulla di questo è stato fatto. Non si tratterebbe di misure assistenziali, ma di autentico rilancio.
Misure serie per lo svecchiamento del parco
Il Decreto Rilancio movimenta 55 miliardi, ma di questi solo 100 milioni, cioè lo 0,2%, sono dedicati al settore dell’auto, interamente per l’ecobonus.
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Mancano completamente delle misure per svecchiare il vetusto parco circolante italiano, che conta 13 milioni di vetture con più di 18 anni di età. Un problema serio per l’inquinamento e la sicurezza, che sarebbe risolto non solo con l’elettrificazione, ma semplicemente sostituendole con i nuovi Euro 6.
L’appello di ANFIA e Unione Industriale Torino
A trovare insoddisfacente il Decreto Rilancio vi sono anche ANFIA e Unione Industriale Torino, i cui presidenti Paolo Scudieri e Dario Gallina hanno rivolto un’appello, inviando una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Sollecitare un intervento governativo è vitale per recuperare l’operatività del settore automotive e la sua capacità di sviluppo decisiva per il progresso economico”, si legge nella lettera.
Tra le misure proposte, c’è l’attuazione immediata di incentivi che, oltre a permettere ai consumatori di sostituire la vettura, determinerebbero anche “una riduzione delle emissioni, rinnovando il vetusto parco circolante, e darebbero sostegno alle oltre 300.000 famiglie che vivono grazie al settore automotive, facendole tornare al lavoro e risparmiando anche le tante risorse oggi spese per la cassa integrazione”. Oltre ad azioni a più ampio respiro, per consentire all’industria automotive italiana di acquisire competitività a livello europeo e globale.