Le aziende automobilistiche stanno diventando aziende di mobilità?
L'evoluzione del settore automotive non riguarda solo il passaggio da motori termici ad elettrici, ma anche il modo generale di fare, vendere e vivere le auto. Per questo, le aziende automobilistiche stanno diventando sempre più aziende di mobilità.
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Non più solo auto, ma servizi per la mobilità. Sembra che la rivoluzione del settore automotive non riguardi solo ed esclusivamente il tipo di propulsione delle auto, ma anche lo stesso assetto delle aziende, che da “semplici” case automobilistiche sempre più si stanno trasformando in aziende di mobilità.
Già ora, al momento dell’acquisto di un’automobile, in concessionaria è possibile sottoscrivere una serie di servizi post-vendita, per la manutenzione dell’automobile, per gli accessori e per la condivisione dell’auto. Segno che il modo di fruire l’automobile, e la percezione che ne abbiamo, oggi non è la stessa di 10 anni fa, e fra 10 anni non sarà più la stessa.
LE AZIENDE AUTOMOBILISTICHE E IL CAR SHARING
Il primo segno di un cambio di rotta da parte delle aziende automobilistiche è il car sharing. Se fino a cinque o sei anni fa, i servizi di car sharing erano per lo più forniti da aziende esterne alle case automobilistiche, se non dagli stessi comuni (come ancora avviene a Brescia o a Catania), oggi il panorama è un po’ diverso.
L’esempio più evidente e noto di aziende che hanno sperimentato un servizio di car sharing di successo è quello di BMW e Mercedes, con gli ex servizi Car2Go e DriveNow oggi uniti nell’unico servizio di ShareNow.
Una flotta completa e variegata, con auto di diverso tipo, che propone un car sharing non solo legato al breve spostamento urbano, ma anche per chi ha bisogno, saltuariamente – magari per uno spostamento di lavoro, o per una gita fuori porta – di effettuare dei viaggi più lunghi.
Le due aziende premium tedesche hanno individuato un bisogno tipico dell’ambiente urbano e lo hanno soddisfatto. In effetti, in città come Milano e Roma, dove questo servizio ha avuto particolarmente successo, la possibilità di un car sharing di diverso tipo è quasi un sollievo.
Sempre meno persone hanno, infatti, un box auto, e in generale il car sharing, come tutti i servizi di noleggio, elimina costi come il bollo, la manutenzione, l’area C e le strisce blu. Per non parlare dei costi più importanti di tutti: l’auto e l’assicurazione. E la differenza rispetto al noleggio a lungo termine, oltre ai vantaggi sopra elencati, è che nel car sharing paghi solo il tempo che usi il servizio, e non ci sono contratti vincolanti.
TOYOTA E STELLANTIS
I due marchi tedeschi non sono gli unici. Anche Toyota, di recente, ha introdotto il suo servizio di car sharing. Nato come YUKŌ by Toyota, a fine 2020 è stato ribattezzato Kinto Share, perché integrato nella più grande offerta di Kinto, che comprende, tra gli altri, il noleggio a lungo termine.
Con Kinto Share, Toyota offre una nuova alternativa di car sharing, con la possibilità di guidare le sue Yaris ibride, e quindi riducendo l’impatto ambientale.
Un discorso analogo per Stellantis, che raccoglie l’eredità di FCA e il suo LeasysGO!, primo servizio di car sharing del gruppo italo-franco-americano con la 500 elettrica. Ora presente solo a Torino, il servizio arriverà anche a Milano e Bologna, e verosimilmente anche Roma e in altre metropoli del Paese.
AZIENDE AUTOMOBILISTICHE, CAR SHARING E NLT
Oltre al car sharing, oggi quasi tutte le case automobilistiche danno possibilità non solo di finanziamento, ma anche di noleggio a lungo termine. Abbiamo appena detto che i servizi di car sharing di Toyota e Stellantis rientrano nel più grande gruppo di servizi di noleggio dei due gruppi automobilistici.
Da Care by Volvo a Free2Move – l’altro servizio di Stellantis, eredità di PSA – anche in questo caso le aziende hanno individuato una necessità degli utenti, i quali a loro volta hanno visto maggiore convenienza nel noleggio a lungo termine per gli stessi motivi detti sopra: manutenzione, bollo e assicurazione tutti a carico della casa automobilistica, e compresi in un canone di noleggio mensile spesso pari, nella cifra, alle rate di un finanziamento.
LA CONDIVISIONE SECONDO VOLVO E RENAULT
A proposito di Volvo, il suo gruppo – Geely – ha introdotto nel 2021 un’importante novità, un nuovo modo di fare e vendere auto. E questo, grazie alla cugina stretta di Volvo: Lynk&Co. Il marchio cinese arriva quest’anno in Europa con il suo primo SUV disegnato, ingegnerizzato e prodotto in Svezia sulla base della XC40.
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Ma quello che interessa non è tanto la vettura (quelli sono gusti) quanto la formula di vendita: Lynk&Co., infatti, non aprirà una rete di concessionari. Al suo posto, sorgeranno in tutta Europa dei club, gestiti direttamente dall’azienda e simili ai Volvo Studio nell’impostazione – e quindi non solo luoghi di acquisto, ma anche bar e sedi di eventi cittadini.
In questo modo, Lynk&Co. proporrà ai suoi clienti un’esperienza diversa, puntando tutto su un’auto venduta esclusivamente full optional, completa di tutto, con un canone di noleggio unico e possibilità di condividere l’auto con amici e/o parenti.
La differenza con un normale NLT è che, in questo caso, il cliente può interrompere il noleggio in qualsiasi momento, senza vincoli contrattuali. Per farla breve, e semplice: Lynk&Co. vuole portare nell’automotive ciò che Netflix ha portato nell’audiovisivo, una sorta di “streaming dell’automobile”.
Un concetto simile anche per quanto riguarda Renault, che proprio di recente ha presentato il suo Møbilize. Un nome che non ha bisogno di spiegazioni, perché è il nuovo servizio di mobilità condivisa e sostenibile di Renault. E per capire l’importanza di questo nuovo progetto per la losanga, basti pensare che l’azienda francese punta a ottenere da Mobilize il 20% del suo fatturato.
AZIENDE AUTOMOBILISTICHE PER LA MOBILITÀ E LA SOSTENIBILITÀ
È chiaro che le parole chiave delle aziende in questa nuova era dell’automotive sono due: vantaggi economici per il cliente e costi per l’effettivo utilizzo. Quest’ultimo è l’aspetto più importante, che parte da una base per risolvere due questioni: ovvero, nella maggior parte dei casi le automobili sono inutilizzate.
L’idea quindi del car sharing, del noleggio a lungo termine con o senza vincoli, della condivisione risolve proprio questo punto: un’auto condivisa viene usata da più persone, che quindi possono continuare a soddisfare le loro necessità di mobilità, con molti meno costi.
D’altro canto, una sola auto per più persone (tante, come nel car sharing; più ristrette, nel NLT) riduce il traffico e, di conseguenza, le emissioni, aumentando al contempo anche il numero di posteggi liberi – quest’ultimo aspetto, naturalmente, in uno scenario in cui siano sempre meno le persone con un’auto di proprietà.
Una soluzione su cui le aziende puntano, molto probabilmente anche per cercare di incombere sempre di meno nelle rigide sanzioni europee per quanto riguarda le emissioni. Per questo, se la maggior parte di loro ha puntato sui servizi di sharing e noleggio, ce ne sono molte che invece hanno ramificato la produzione, non concentrandosi più solo sulle auto, ma anche su veicoli leggeri e sui servizi post-vendita.
L’esempio più lampante, in questo caso, è quello di Seat, la prima del gruppo Volkswagen (seguita subito da Skoda) e tra le prime ad aver puntato molto sulla produzione di monopattini elettrici (ben due modelli in pochi mesi) e scooter elettrici, nonché ad aver prodotto una sua personale Wallbox, da vendere insieme alle vetture elettriche e plug-in in modo che i suoi clienti possano avere la ricarica rapida anche nel loro box.
Seat è del resto un marchio che punta ai giovani, non solo per la filosofia delle sue auto che hanno un prezzo accessibile unito a un design grintoso e a una dotazione tecnologica accattivante; ma anche perché monopattini e scooter elettrici sono mezzi sostenibili che possono essere guidati anche dagli under18, e che propongono un’alternativa diversa alle produzioni cinesi che ora dominano questo settore.
Infine, anche KIA ha deciso di cambiare rotta, addirittura dichiarandosi lei stessa un’azienda di mobilità. Il suo 2021 è partito con un cambio di logo in grande stile, e un piano industriale che ha visto la rimozione di “Motors” dal suo nome, proprio in virtù del fatto che nei prossimi anni ha intenzione di produrre non solo auto elettriche e plug-in hybrid, ma anche servizi di mobilità da portare in Europa per allinearsi con la concorrenza.