Come produrre una batteria etica per l’auto elettrica
“Sostenibilità” non è solo ridurre l’impatto ambientale, ma un processo produttivo che rispetti le persone e i lavoratori. È questa l’importante sfida delle batterie per l’auto elettrica.
In questo articolo
Per i Car maker non è semplice avere controllo sulla produzione degli accumulatori, che commissionano ad aziende estere, per lo più cinesi.
Come sappiamo, la Cina ha letteralmente “colonizzato” l’Africa e le sue miniere per l’estrazione dei minerali che servono alla produzione delle batterie, motivo per cui non è quasi mai chiaro quali siano le condizioni di lavoro di chi estrae, per esempio, il cobalto e gli altri materiali necessari.
Amnesty International denuncia come le attuali batterie agli ioni di litio siano collegate a violazioni dei diritti umani come il lavoro minorile nella Repubblica Democratica del Congo, nonché a rischi per l’ambiente che potrebbero compromettere il loro potenziale ecologico.
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UNA BATTERIA ETICA PER GLI EV
Ci sono produttori, come Volvo, che al lancio dei loro modelli hanno assicurato di realizzare batterie solo da miniere sostenibili, sia a livello ambientale sia a livello etico.
La speranza è che la nuova Direttiva Europea su diritti umani e ambiente – rivoluzionaria soprattutto sul piano del diritto internazionale – possa riuscire a imporre alle multinazionali europee, comprese quelle dell’automotive, regole più stringenti sul trattamento dei lavoratori e dell’ambiente.
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Non solo in Europa ma anche in Cina, India, Sud-Est asiatico, dove i produttori dovranno impegnarsi a garantire dignità e rispetto dei lavoratori.
LE MAGGIORI CRITICITÀ
IL COBALTO
Una delle maggiori criticità riguarda l’approvvigionamento del cobalto, che viene fornito per il 60% dalla Repubblica Democratica del Congo. Qui Amnesty International ha documentato gravi violazioni dei diritti umani, con utilizzo di lavoro minorile.
Dal 2016 è stato registrato qualche progresso. A seguito delle denunce di Amnesty International, alcune importanti industrie – come Apple, BMW, Daimler, Renault – e il produttore di batterie Samsung SDI hanno fornito dati sulle loro catene di fornitori. Amnesty International chiede a tutti gli altri di fare lo stesso.
IL LITIO
Anche il litio comporta dei problemi di estrazione, una questione altrettanto grave visto che nei prossimi 10 anni la sua produzione, a livello globale, è destinata ad aumentare.
In particolare, in Cile, Argentina e Bolivia – i tre Paesi dove viene estratto maggiormente – si usano elevate quantità d’acqua pompate da fonti sotterranee per estrarlo, cosa che ha come conseguenza l’abbassamento delle falde e la desertificazione.
LA PRODUZIONE
Un’altra preoccupazione riguarda l’impatto sull’ambiente della produzione delle batterie. La lavorazione delle batterie al litio è in gran parte concentrata in Cina, Corea del Sud e Giappone e utilizza in larga misura carbone e altre fonti inquinanti di energia.
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In altre parole, se i veicoli elettrici sono fondamentali per abbandonare l’uso dei fossili e ridurre le emissioni di gas serra, resta molto altro da fare per ridurre l’impiego del carbone nella fase produttiva.
LE REGOLE DA SEGUIRE
Per una batteria che non rechi danni ai diritti umani e all’ambiente, Amnesty International prevede un intervento su tutte e tre le fasi del ciclo di vita:
- l’estrazione: mappare la catena dei fornitori dei minerali-chiave, chiedendo che l’impatto sui diritti umani sia identificato, prevenuto e affrontato
- la produzione: l’impiego del carbone deve essere reso noto, minimizzato e poi abbandonato. Devono esserci leggi che proteggano e rafforzino il diritto al lavoro e i diritti sul posto di lavoro, tra cui quelli alla salute, alla non discriminazione e all’uguaglianza;
- riciclo e smaltimento: i prodotti devono essere realizzati e regolamentati in modo da incentivare il riciclo e penalizzare lo smaltimento. Prevenire esportazioni e sversamenti illegali o pericolosi.
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