Il nichel scarseggia: tornano le tanto discusse batterie LFP
Tra le conseguenze della carenza di chip e di nichel che ha colpito l’industria automobilistica c’è il ricorso alle tanto discusse batterie litio-ferro-fosfato nella produzione dei veicoli elettrici.
In questo articolo
I chip, è ormai noto, scarseggiano e anche il nichel non abbonda. La produzione, però, non può fermarsi ancora, non dopo quasi anno di stop & go dovuti all’emergenza Covid, non adesso che si tenta la risalita.
Bisogna trovare una soluzione alternativa, qualcosa che garantisca costanza alla produzione, nonostante il venir meno di materiali ritenuti fondamentali come appunto semiconduttori e nichel. A proporre un’alternativa è stato Elon Musk, tramite un tweet, come da abitudine.
Approfondisci: Batterie delle auto elettriche, quante ne esistono?
IL NICHEL NON BASTA PIÙ
“Il nichel rappresenta la nostra più grande preoccupazione in termini di batterie, motivo per cui con le auto di gamma standard ci stiamo spostando verso un catodo di ferro” ha fatto sapere il fondatore di Tesla. D’altronde, aggiunge, “di ferro (e di litio) ce n’è ancora tanto!”
Arrivato per sostituire il discusso cobalto, anche il nichel, per le modalità con cui è attualmente estratto, si sta rivelando una materia prima insostenibile. Secondo Bloomberg, il 30% del prezzo di una Tesla – e di una qualsiasi altra vettura elettrica – è determinato dall’uso di minerali rari o estratti con difficoltà. L’alternativa, dunque, almeno secondo Musk, potrebbero essere ferro e litio. Una soluzione che, però, non convince fino in fondo.
Leggi anche: Come si riciclano le batterie agli ioni di litio dell’auto elettrica?
BATTERIE LFP, PERCHÉ SI AMANO…
Le batterie LFP, ovvero al litio-ferro-fosfato, hanno il principale vantaggio di non contenere cobalto, uno dei metalli dall’approvvigionamento più critico e dal costo più elevato. Per questo motivo, le LFP si presentano a un prezzo molto competitivo se paragonato a quello delle più diffuse batterie agli ioni di litio con catodi NMC (nichel, manganese e cobalto). Tra i loro pregi, anche quello di essere considerate più stabili e maggiormente resistenti alle dispersioni termiche in caso di incidente.
A utilizzare le batterie LFP per prima è stata Tesla, che ha scelto quelle prodotte dal cinese CATL per equipaggiare le versioni meno costose del Model 3 SR. Il costruttore asiatico BYD ha scelto le LFP per i propri modelli di dimensioni medio-piccole e sembra che Volkswagen possa utilizzarle per la ID.2, ma al momento sono solo voci. In Europa, è stato Luca De Meo, il numero 1 di Renault, il primo a parlarne, dichiarando di star valutando le batterie “al ferro” per la R5, in arrivo nel 2023. L’utilizzo delle LFP potrebbe abbassare i listini di circa 5 mila euro.
… PERCHÉ SI ODIANO
I dubbi attorno alle batterie con catodo di ferro derivano dal loro maggior peso, dalle dimensioni maggiori e dall’inferiore densità energetica. Inoltre, le LFP tendono a perdere più capacità rispetto a quelle NMC. Per questo motivo, in un primo tempo erano state relegate a utilizzi su mezzi alternativi alle auto, come ad esempio i carrelli elevatori.
Gli investimenti, le ricerche e le conseguenti migliorie raggiunte, hanno fatto sì che le batterie LFP arrivassero anche nel settore dell’automotive. L’ipotesi più probabile, è che le case optino per una versione entry-level con batterie LFP e una più prestazionale e costosa con batterie agli ioni di litio.