Oltre l’impatto ambientale delle auto green: la “crociata” di Leo
Nell’affrontare la deriva collegata ai profondi cambiamenti climatici dei giorni nostri, il Leonardo Di Caprio ambientalista ha da tempo allargato il discorso rispetto al tema dell’impatto ambientale delle auto green. Con Before the Flood Leo ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema tremendamente attuale.
Per Leo il Punto di non ritorno non è solo uno slogan, ma un pericolo concreto.
“Occorre essere chiari: non si tratta solo di dire alla gente di cambiare le lampadine o comprare una macchina ibrida. Questo disastro è cresciuto oltre le scelte che ciascun individuo possa compiere”.
Leonardo Di Caprio
Già in un suo discorso alle Nazioni Unite nel 2014, la star di Hollywood, che all’indomani della pellicola che per prima lo ha reso celebre (“Titanic” di James Cameron – 1997) ha dato vita a una Fondazione che si occupa di preservare lo stato di salute del nostro Pianeta, aveva assunto un tono perentorio: “Le nostre industrie e i governi di tutto il mondo devono prendere azioni decisive, su larga scala“.
IMPEGNATI A “FARE LA STORIA” E AD EVITARE IL PUNTO DI NON RITORNO
Sempre in quell’occasione Di Caprio aveva aggiunto: “Come attore ‘fingo’ per vivere. Gioco a impersonare personaggi fittizi che spesso risolvono problemi fittizi. Credo che l’umanità abbia trattato i cambiamenti climatici nello stesso modo. Come se fingendo che non siano veri, in qualche modo possano andarsene”.
La chiosa della star del grande schermo, che ha da poco presentato il suo ultimo documentario “Before the flood” (“Punto di non ritorno”), di cui vi proponiamo il trailer, era stata: “Si può fare la storia, o sarà la storia a svalutarci. L’umanità deve diventare responsabile su larga scala per la distruzione della nostra casa collettiva. Proteggere il nostro futuro dipende dall’evoluzione cosciente della nostra specie. Questo è il più urgente dei tempi, e il più urgente dei messaggi”.
https://youtu.be/KY9iqeiyyBM
Tornato recentemente a parlare di fronte a una folla in occasione dell’International Day of Peace dell’ONU, Leonardo Di Caprio ha dichiarato: “Negli ultimi due anni, nelle mie vesti di messaggero per il clima, sono stato testimone di un’inimmaginabile devastazione del pianeta causata dall’uomo”, che ha portato a “centinaia di milioni di rifugiati”.
Accennando ancora al documentario prodotto e alle esperienze vissute “first hand”, l’attore a stelle e strisce ha aggiunto: “Quello che vedrete in Before the Flood vi spaventerà, ma vi darà anche la speranza che già oggi vi siano delle soluzioni”.
L’imperativo è però quello di iniziare immediatamente, lasciandosi guidare dalle parole del Mahatma Gandhi con cui la star ha chiuso il suo intervento e che, tradotte, suonano: “Un piccolo gruppo formato da spiriti determinati animati da una fede inestinguibile nella propria missione può cambiare il corso della storia“.
CON LO SGUARDO DI UN BAMBINO
Davanti agli occhi del protagonista di “Revenant”, interpretazione che nel 2016 è valsa a Di Caprio la statuetta dell’Oscar, scorrono indubbiamente le immagini di una celebra opera conservata al Museo del Prado di Madrid, considerata il capolavoro del fiammingo Hieronymus Bosch: il “Trittico del Giardino delle Delizie Terrene”.
Un ricordo che si lega all’infanzia della star, che, ancora a fine gennaio scorso, in udienza privata da Papa Francesco, ha regalato al Pontefice un volume con i dipinti dell’artista, di cui proprio quest’anno ricorrono i 500 anni dalla morte.
Quando era ancora un bambino, il padre dell’attore, ha raccontato il diretto interessato, aveva appeso sopra il suo letto la raffigurazione della Terra che compare richiudendo su se stesse le due anti laterali dell’opera. “Per me”, ha confidato Di Caprio, “ha sempre rappresentato il pianeta e l’utopia ecologica è stata un’ispirazione e una promessa di futuro”.
BEFORE THE FLOOD: L’INFERNO PORTATO IN TERRA?
Ma che cosa si vede esattamente in questa tavola tripartita? Perché si può legare alla battaglia contro il cambiamento climatico e la diffusione di una mobilità più sensibile alle istanze ambientali?
A fianco del pannello centrale, il più ampio dei tre, in cui prosegue il discorso avviato nella “Unione di Adamo ed Eva” nel Giardino dell’Eden, anche se pervaso da un’atmosfera più licenziosa, toni freddi e bui introducono scene di dolore e tormento. È l’Inferno, ma non quello dell’anima, la dannazione eterna di cui parlano le Scritture (Bosch crebbe in una famiglia cattolica e aderì a una congrega locale, la “Confraternita della Madonna”), bensì quello che si potrà vivere già su questa terra se non si verificherà, presto, un’inversione di tendenza rispetto alla situazione attuale.
Anche se costellato di immagini che non trovano eguali in altri artisti del tempo e posteriori (tra cui l’Uomo-albero, autoritratto dell’artista), quello affrescato da Bosch non è un luogo fantastico, altro, ma un contesto abituale, quotidiano, perciò ancora più spaventoso.
Nel pannello di destra del Trittico, azzardano taluni critichi, più che un monito, sarebbe presentata con tratto di pennello una profezia che oggi si sta pienamente avverando, la discesa ciclica del genere umano verso il fondo. Non una condizione permanente, ma un inevitabile passaggio prima di tornare a celebrare, dopo l’inv(f)erno e la morte, la primavera e la vita.
Ci vuole però, come detto, impegno per chiudere un periodo (il collegamento è alla dottrina delle quattro Ere Cosmiche) e inaugurarne un altro, proiettato verso un futuro migliore di quello tratteggiato dall’artista quattrocentesco.