Chi sono (e cosa pensano) i ministri del Governo Meloni che si occuperanno di auto e mobilità

Non si parla più di "transizione ecologica" quanto di "autosufficienza energetica", da raggiungere sia con le rinnovabili sia con le fonti fossili. L'auto elettrica e non è fra le priorità del nuovo Governo, anzi è decisamente osteggiata dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. Resta da capire quale sarà la gestione del Pnrr e quali gli incentivi e le politiche industriali per l'automotive.
In questo articolo
- LA LISTA DEI MINISTRI
- Matteo Salvini - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
- Infrastrutture e Ponte sullo Stretto
- La critica all’elettrico
- Gilberto Pichetto Fratin - Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica
- Giancarlo Giorgetti - Ministero dell'Economia e delle Finanze
- Adolfo Urso - Ministero delle imprese e del Made in Italy
I nuovi ministri hanno giurato, mercoledì verrà data la Fiducia e il Governo Meloni sarà nel pieno dei suoi poteri.
Leggi Anche: Il centrodestra al governo e il futuro della transizione
Molte le questioni aperte sui tavoli della transizione ecologica, del Pnrr, della mobilità, dell’automotive e delle infrastrutture. In che direzione andrà il Governo? L’impressione, guardando i nomi dei Ministeri, quelli dei ministri e la loro storia politica, è che transizione ecologica e auto elettrica non saranno al centro dell’iniziativa di Governo. Ma andiamo a esaminare nome per nome.
LA LISTA DEI MINISTRI
Matteo Salvini – Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è sempre più importante, in particolare dati i soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che si trova a gestire.
Non è un caso che il leader della Lega Matteo Salvini, che puntava al Ministero dell’Interno, si sia “accontentato” proprio di Infrastrutture e Trasporti.
Il nuovo ministro (che prende il posto del ministro uscente, Enrico Giovannini) deve amministrare oltre 40 miliardi di fondi europei e altri 21 del Fondo nazionale complementare.
Leggi Anche: Così le elezioni rischiano di fermare il Pnrr
Infrastrutture e Ponte sullo Stretto
Nel quadro del post-Covid e post-crisi energetica le infrastrutture giocheranno un ruolo paragonabile a quello delle grandi opere. Il sogno dichiarato di Salvini è il Ponte sullo Stretto di Messina:
“Se ne parla da 50 anni se riusciremo a far partire il cantiere sarebbe una promozione eccezionale dell’ingegneria italiana come è successo per la ricostruzione del ponte Morandi. È solo un pezzo del puzzle perché poi senza alta velocità in Calabria e in Sicilia il ponte non serve a niente. Ci sono migliaia di cantieri fermi in Italia, 102 opere pubbliche commissariate da anni, infrastrutture ferme da 20 anni, dalla Gronda di Genova al ponte di Messina passando per tutte le interruzioni stradali. Ci metterò tutta la mia energia per sbloccare i cantieri e creare lavoro e sicurezza”
La critica all’elettrico
Numerosi gli interventi di Salvini contro la politica di elettrificazione dell’auto, che vede come una resa alla Cina. Un pensiero che intercetta le preoccupazioni di parte del mondo automotive.
Leggi Anche: L’Europa nella transizione all’elettrico tra ambizioni UE e posizioni dei Singoli
Matteo Salvini in campagna elettorale aveva annunciato la volontà di promuovere un referendum contro le auto elettriche e pro auto diesel e benzina:
“Se gli italiani ci daranno la forza di andare al governo, promuoveremo un bel referendum popolare per bloccare questa follia”.
Naturalmente un referendum simile sarebbe impossibile perché come recita l’articolo 75 della Costituzione: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79], di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80]”
Più concretamente, lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica sarà un nodo al pettine del nuovo Ministro, in un’Italia indietro rispetto a molti Paesi europei.
Ci sarà poi il tema incentivi, a partire da quelli 2022 appena rimodulati per auto elettriche e ibride plug-in da sviluppare in coordinamento con il Ministro delle imprese e del Made in Italy.
Gilberto Pichetto Fratin – Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica
Non si parla più di “Transizione ecologica” nelle denominazioni dei Ministeri, anche se l’ex ministro alla transizione ecologica Roberto Cingolani rimarrà a Palazzo Chigi come consigliere.
Il forzista Gilberto Pichetto Fratin è ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Al centro del programma non c’è la transizione ecologica ma l’autosufficienza energetica, da realizzare sia mediante fonti fossili sia energie rinnovabili.
In particolare, il Governo punta al pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale. L’ottica è contrastare la dipendenza energetica dalla Russia, diversificando le risorse e recuperando una produzione autonoma, “forzando” laddove interventi come i rigassificatori siano ostacolati dagli ambientalisti.
Considerato vicino ad Antonio Tajani all’interno di Forza Italia, Gilberto Pichetto Fratin è favorevole alla reintroduzione dell’energia nucleare in Italia (come anche Matteo Salvini). È contro la tassa sulla plastica perché colpirebbe le aziende italiane ed è contrario allo stop all’immatricolazione delle auto con motore endotermico, a proposito del quale, dopo il via libera dell’Europarlamento al pacchetto Fit for 55, affermò che “È una soluzione molto ideologica e poco realistica”.
Giancarlo Giorgetti – Ministero dell’Economia e delle Finanze
Dopo aver ricoperto il ruolo di Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Draghi, dal 22 ottobre 2022 è Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Meloni. Giancarlo Giorgetti, varesotto, classe 1966, è membro di spicco della Lega Nord (ora è vicesegretario), di cui è deputato per la prima volta nel 1966. E stato Presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati e (nel 2013) uno dei dieci saggi per le riforme nominati dal Presidente Napolitano.
Qual è il suo punto di vista sul settore automotive? “Non c’è soltanto l’elettrico ma anche altre forme per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale. Bisogna fare un ragionamento che vada oltre l’ambizione di fare una transizione green, ma che tenga anche conto di missioni strategiche“.
Ad esempio la provenienza delle componenti che vengono usate nell’auto elettrica, auspicando una maggiore indipendenza dalla Cina. La neutralità tecnologica è l’unica via “Anche tenendo conto la realtà della nostra manifattura, del nostro sistema economico e dei tanti lavoratori impiegati in questo settore”.
Adolfo Urso – Ministero delle imprese e del Made in Italy
Al Ministero dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti aveva dato un forte impulso alla transizione ecologica per evitare la deindustrializzazione del comparto automotive.
Ora si cambia: Adolfo Urso, presidente della Fondazione Farefuturo e senatore per Fratelli d’Italia dal 2018, è il nuovo Ministro delle imprese e del Made in Italy.
Come gli altri nuovi ministri, non è particolarmente favorevole alla transizione energetica. In una recente intervista al Corriere della Sera ha dichiarato:
“Occorre aumentare la produzione energetica nazionale, con tutte le tecnologie disponibili, a cominciare dalle rinnovabili, senza alcuna preclusione o tabù. Il ministero delle Imprese ha ricevuto la titolarità di avocare a sé proautorizzativi dinanzi alla inadempienza di altre amministrazioni. E tale azione, in sinergia con Palazzo Chigi, può riguardare anche inadempienze degli enti locali, ogni qual volta prevale l’interesse nazionale, con il pieno rispetto di tutti i vincoli ambientali, ma le autorizzazioni non possono restare inevase per anni. (…)
In questo settore in Italia si può spingere su diverse fonti: su fotovoltaico, solare ed eolico ma anche geotermico. Possiamo migliorare nel campo idroelettrico, ammodernare gli impianti, intervenendo anche sulle concessioni per garantire investimenti adeguati”
L’obiettivo è anche raddoppiare la produzione di gas nel breve periodo, valutando anche nuove trivellazioni nel mar Adriatico centrale.
Urso non ha ancora parlato espressamente di automotive, ma si è detto favorevole a costruire l’autonomia strategica europea nelle principali filiere produttive, citando il digitale, i chip, i semiconduttori, le batterie elettriche.
***
CONTINUA A LEGGERE SU FLEETMAGAZINE.COM
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News.
Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.