Perché il chip shortage non ha scalfito Tesla?
Mentre le altre case costruttrici arrancano, con la produzione quasi bloccata dalla mancanza di semiconduttori, Tesla batte il record di consegne e fatturato. Il motivo risiede nella geografia e anche in una furba trovata tecnologica…
In questo articolo
La società di consulenza AlixPartners ha dato i numeri dell’attuale crisi dei semiconduttori. Le perdite previste per l’industria automotive si assestano sull’esorbitante cifra di 180 miliardi di euro. Al ribasso anche i volumi di produzione, per i quali si prospetta un totale di 77 milioni di mezzi, 6 milioni in meno degli 83 previsti a inizio anno.
Eppure, c’è un brand che non sembra affatto essere scalfito dal chip shortage. Si tratta di Tesla che, mentre gli altri si vedono costretti a mettere in stand by gli stabilimenti, ha superato il proprio record di produzione e fatturato.
Approfondisci: Chip Shortage, i brand che hanno dovuto chiudere le loro fabbriche
IL RECORD DI TESLA
Con un fatturato di 13,76 miliardi di dollari nei tre mesi tra luglio e settembre, Tesla ha registrato una crescita del 57%, superando ogni proprio record precedente. Anche in ambito di produzione: sono state 237.823 le vetture prodotte, circa 20.000 a settimana, un ritmo che, su base annua, porterebbe alla realizzazione di un milione di veicoli.
Successo intercontinentale. Perché è proprio la Tesla Model 3 ad essere la più venduta in Europa. La prima elettrica a salire in cima alla classifica dei 26 mercati, il primo modello di un marchio la cui produzione è fuori dal Vecchio Continente.
COME TESLA HA AGGIRATO IL CHIP SHORTAGE
Seppur le auto elettriche ricoprano ancora una quota di mercato piuttosto esigua, la richiesta di EV cresce a vista d’occhio – in Cina si registra un aumento di domanda del 220% all’anno. E le auto a batteria hanno un prezzo maggiore di quelle con motorizzazioni tradizionali. Fornire i costruttori di veicoli elettrici è dunque la scelta più proficua per i produttori di chip. Ma ci sono anche altre ragioni per cui Tesla ha vinto la guerra contro i semiconduttori.
La catena di distribuzione…
Ad avvantaggiare la casa di Musk è la semplicità della propria supply chain. Non solo i chip scarseggiano, ma con una crisi dei trasporti tra le più dure degli ultimi decenni, sono anche difficili da trasportare e ricevere nelle tempistiche richieste, specie per chi deve gestire numerosi stabilimenti sparsi in giro per il mondo. Tesla di centri produttivi ne ha soltanto due.
Uno a Fremont, nella Silicon Valley californiana (che presto potrebbe abbandonare a favore del Texas), e uno a Shangai, in Cina. Cui si aggiungerà, nel futuro prossimo, il primo stabilimento europeo in Germania (e i brand del vecchio continente tremano).
…e la sua geografia
Ben metà della produzione Tesla è dunque facilitata dal trovarsi nel continente che produce i semiconduttori. In Cina – sede del maggior numero di fabbriche di chip – il chip shortage è stato meno acuto che altrove e il problema sembra stia già rientrando, con i brand NIO, XPeng e Li Auto che hanno consegnato oltre 28mila veicoli nel solo mese di settembre, un record per tutti e tre.
Leggi anche: 8 brand di auto elettriche cinesi che potrebbero conquistare il mondo
Questione di software
C’è poi da considerare che le auto Tesla – e questo non è un giudizio qualitativo – sono diverse dalle altre. È una questione di software. L’avanguardistica tecnologia dei veicoli del brand di Palo Alto richiede chip più moderni di quelli utilizzati dai più longevi costruttori. I semiconduttori che servono a Tesla sono poco richiesti e, di conseguenza, maggiormente reperibili.
Modernità non congenita, ma ricercata, proprio per aggirare il chip shortage. Lo scorso luglio, quando la mancanza di semiconduttori ha iniziato a farsi preoccupante, gli ingegneri Tesla hanno ridisegnato il proprio software, progettandone uno che necessitasse solo delle componenti reperibili sul mercato.
Perché non lo hanno fatto anche gli altri ci si potrebbe chiedere. Il motivo è che Tesla, fin dalla sua nascita, si è concepita più come una Tech company che come una casa automobilistica. E, a differenza degli altri costruttori, si è impegnata per raggiungere l’autosufficienza nella scrittura dei software necessari ai veicoli. Una scelta che, inizialmente, ha comportato al brand di Musk cospicui costi e numerosi ritardi nella produzione ma che, al contempo, gli ha conferito una flessibilità tale da poter schivare le imprevedibilità del mercato.
Scopri anche: Tesla vendute senza Usb, qualche problemino con i chip lo ha anche Musk
FOLLOW US
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News. Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.