Come costruire una car policy green?
Costruire una car policy green è un obiettivo per tutte le aziende che hanno un parco auto. Esistono però diverse strategie per abbassare le emissioni della flotta aziendale. Vediamo quali sono le più gettonate.
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Creare una car policy green. Questo è oggi l’obiettivo principale di tutte le aziende che hanno un parco auto, grande o piccolo che sia. Il discorso vale ancora di più per le multinazionali, chiamate a rispettare politiche ambientali e limiti di emissioni delle auto sempre più stringenti imposti dalle “case madri”.
Come fare, dunque, per costruire una car policy green? Premesso che le Case costruttrici stanno aiutando i Fleet Manager, puntando sempre più su modelli elettrici e ibridi e su incentivi per promuoverli, non esiste un’unica via per rendere il parco auto ecosostenibile. Le linee guida possono essere diverse e qui ne prendiamo in considerazione tre, che sono quelle più gettonate.
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CAR POLICY GREEN: COME CREARE IL GIUSTO MIX DI ALIMENTAZIONI?
DIESEL E BENZINA A BASSE EMISSIONI
La prima linea guida è quella seguita, in particolare, dalle aziende i cui driver hanno necessità di percorrere mensilmente parecchi chilometri. Per queste realtà, nonostante l’interesse sia alto, la transizione verso l’ibrido e l’elettrico è giocoforza lenta. Le auto diesel (fuori città) e quelle a benzina (in città) per loro sono ancora la soluzione più efficiente.
Allo stesso tempo, però, per abbassare la media di emissioni del parco auto, i Fleet Manager puntano su car list “chiuse”, ovvero caratterizzate da modelli scelti dall’azienda in un range di veicoli con valori di CO2 contenuti. Sappiamo infatti che i propulsori diesel e benzina di ultima generazione consentono di limitare al massimo i fattori inquinanti. Puntando su queste leve, le aziende riescono ad abbassare le soglie di CO2 emessa anche fino a sotto i 120 g/km.
IBRIDO E ELETTRICO? OH, YES….
La seconda strada per costruire una car policy green, che è anche la più battuta, consiste nell’inserire un buon numero di auto ibride ed elettriche all’interno del parco auto. Se, per quanto riguarda l’elettrico, i limiti infrastrutturali si fanno ancora sentire, oggi l’ibrido, in particolare il Full Hybrid, sembra essere la migliore soluzione, come abbiamo visto dai risultati della nostra survey Mobilità alla Spina.
Anche il Plug-in Hybrid, in prospettiva, è una frontiera ormai aperta, mentre il Mild Hybrid viene scelto soprattutto per ottenere agevolazioni nella circolazione e un piccolo risparmio in termini di consumo di carburante. Ci sono, poi, imprese che stanno trasformando parte della flotta in puro elettrico, ma, come detto prima, si tratta ancora di casi sporadici.
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MIX DI ALIMENTAZIONI ALTERNATIVE
Ci sono, infine, aziende che puntano su un mix di alimentazioni alternative: ibrido, elettrico, ma anche metano (il GPL, invece, anche guardando i numeri di mercato sembra essere in forte calo). Stiamo parlando di imprese che hanno sede in zone d’Italia in cui le stazioni di rifornimento di gas naturale per le auto a metano sono particolarmente diffuse. A Cmove, ad esempio, abbiamo raccolto la case history di Ocme, che fin dal 2007 ha introdotto i veicoli a metano nella sua flotta, affiancandoli, a partire dal 2018, con gli EV.
“Dal 2015 la nostra flotta in pool è interamente a metano” spiega Christian Marcello, Facility Manager di Ocme. I motivi che hanno portato a questa scelta? “Una prima ragione di carattere ovviamente ambientale, una seconda, inoltre, di carattere economico – specifica Marcello – E’ anche vero che Ocme ha operato in un contesto territoriale nel quale la rete distributiva del metano è piuttosto diffusa”. A questo aspetto, si aggiungono i chilometraggi limitati delle vetture in pool, favoriti anche da una strategia ben precisa dell’azienda.
Nel 2018, inoltre, per Ocme c’è stata anche la svolta elettrica. “Abbiamo introdotto in flotta due EV, una scelta facilitata dal fatto che il nostro sito produttivo può contare su un impianto fotovoltaico che ci ha consentito di installare i punti di ricarica”.