Cop26, cosa vogliono i leader mondiali per l’automotive
I leader mondiali si sono riuniti a Glasgow per il summit sul clima, Cop26. Oltre a concordare il 100% di vendite di auto e furgoni nuovi a emissioni zero entro il 2035 (ma non tutti sono d'accordo), c'è il taglio alle emissioni di metano e investimenti per 100 miliardi nei Paesi emergenti.
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Per il settore automotive i leader mondiali riuniti a Glagolw in occasione della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha grandi ambizioni.
L’obiettivo dei governi di garantire il 100% di vendite di auto e furgoni nuovi a emissioni zero, ossia ZEV, entro il 2035. Termine posticipato al 2040 per i mercati meno avanzati.
La mobilità ZEV non coinvolge solo costruttori e privati, ma anche le aziende proprietarie di flotte, che dovranno impegnarsi a raggiungere le emissioni zero entro il 2030, aderendo all’iniziativa EV100 promossa da The Climate Group.
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GLI ANTAGONISTI DELL’ACCORDO DI PARIGI
I target fissati dall’Accordo di Parigi del 2015 però sono ancora lontani. Se allora l’accordo prevedeva di limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi rispetto all’era pre-industriale, Cop26 sottolinea la necessità di cambiamento per contrastare gli effetti climatici.
La pandemia del coronavirus ha obbligato a rimandare di un anno l’incontro, che era previsto per l’anno scorso, ma ha anche fatto emergere nuovi ostacoli ai propositi ZEV. E c’è anche qualche altro importante antagonista: i Paesi emergenti o in via di sviluppo che frenano sulle tempistiche per raggiungere la carbon neutrality.
I presenti al summit parlano di un Boris Johnson furioso. Non si è infatti riusciti a concordare un obiettivo di eliminazione del carbone seria. Al contrario, Australia, Cina e Russia hanno solo dichiarato di voler tentare di ridurre l’energia a carbone “il prima possibile”. E l’India propone addirittura di fissare l’obiettivo post-2050.
Anche sul metano l’accordo, che vede entro la fine del decennio una riduzione del 30% di emissioni del gas, è stato raggiunto da quasi tutte le parti. Un “quasi” che pesa: tra i 103 Paesi firmatari, che includono metà dei maggiori 30 emettitori, non ci sono Cina, India e Russia (che sono fra i primi cinque).
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JOE BIDEN VUOLE LE AUTO GREEN (MA NON LE USA)
In prima linea a combattere per le auto a zero emissioni c’è Joe Biden. E non importa che il presidente Usa sia giunto a Glasgow a passo di carica a bordo della Cadillac One, l’auto blu presidenziale dai consumi sbalorditivi (non a caso immortalata mentre faceva rifornimento).
Biden aveva già incassato l’ok dei democratici per il suo programma Build Back Better. L’investimento iniziale è di 555 miliardi di dollari per progetti a favore del clima e per una svolta “elettrica” nella mobilità americana.
Il presidente Usa ha promesso di raggiungere il 50% di tutte le nuove vendite di veicoli a zero emissioni entro il 2030. L’altro big delle emissioni, la Cina (nonostante la forza di un mercato elettrico pronto all’esportazione mondiale, è invece ferma al 2035.
Insieme al Brasile, il governo di Pechino ha però deciso di aderire all’accordo per fermare le deforestazioni entro il 2030 con un impegno di quasi 18 miliardi di euro per recuperare le foreste danneggiate.
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L’AUTOMOTIVE NEL MIRINO DI COP26
“Il viaggio verso le emissioni zero è già iniziato. Nonostante la pandemia, circa il 70% dell’economia mondiale è ora indirizzato per questa strada, da meno del 30% quando il Regno Unito ha assunto la presidenza della Cop26“, ha chiosato il presidente della Cop26 Alok Sharma, già Segretario di Stato per gli affari economici, l’energia e la strategia industriale del Regno Unito.
Sharma ha spiegato: “Il mondo si sta muovendo verso un futuro a basse emissioni di carbonio. L’energia pulita, come quella eolica e solare, è ora la fonte più economica di elettricità nella maggior parte dei paesi. Molte delle case automobilistiche mondiali stanno passando a produrre solo modelli elettrici e ibridi. I paesi di tutto il mondo stanno iniziando un lavoro importante per proteggere e ripristinare la natura; città, stati e regioni di tutto il mondo si stanno impegnando a ridurre le emissioni a zero”.
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QUANTO COSTERÀ LA CARBON NEUTRALITY?
Parlare di scadenze, però, è prematuro. Prima di fissare una data sul calendario i leader dovranno fare qualche conto. Durante le prossime giornate di Cop26 dovranno discutere del lavoro per convertire l’industria automotive e, soprattutto, dei fondi.
L’Europa ha approvato in luglio il piano Fit for 55, che prevede tra l’altro lo stop alla vendita di auto a benzina, diesel, Gpl, metano e ibride a partire dal 2035, non senza polemica, accelerando sula transizione all’elettrico e all’idrogeno.
Ma servono miliardi, soprattutto per le casse dei Paesi meno evoluti, per costruire un’industria più pulita. I Paesi più avanzati quindi dovranno mobilitare 100 miliardi (già promessi fino al 2023), ma serviranno altri denari per conquistare il successo.
https://www.youtube.com/watch?v=ADD2iPkNxv8
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