Cop26: i progetti delle case auto per la salvaguardia ambientale
A Cop26 i leader mondiali si sono impegnati a porre fino alla deforestazione entro il 2030. E lo stesso sembrano intenzionate a fare le case automobilistiche, da tempo impegnate nell’attività di piantumazione di nuovi alberi.
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Tra gli impegni elencati nell’accordo siglato dai 114 leader mondiali presenti al Cop26 di Glasgow c’è quello di porre fine alla deforestazione entro il 2030. Tra i firmatari paesi come Brasile, Canada, Cina, Russia, Colombia, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo – che ospitano insieme l’85% delle foreste del mondo – e oltre 30 tra le più grandi realtà finanziarie.
Quello della deforestazione e del consumo del suolo è un tema che sembra esser caro anche alle case automobilistiche, già da tempo impegnate in progetti volti proprio alla preservazione dei polmoni verdi del pianeta. Ecco i principali.
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LA LOTTA CONTRO LA DEFORESTAZIONE DELL’AUTOMOTIVE
I progetti di rimboschimento
Un albero piantato per ogni finanziamento richiesto: questa la “promozione” green di FCA Bank, che offre ai propri clienti la possibilità di dare il proprio nome a un albero Treedom (la stessa piattaforma su cui trovate gli alberi piantati per compensare la stampa del nostro Green Issue) dopo l’acquisto di una vettura ibrida. Mentre il gruppo Stellantis continua a piantare alberi nei pressi dello stabilimento di Detroit.
Si chiama Foreste in piedi il progetto di LifeGate cui partecipa Toyota, per la salvaguardia di 50.000 mq di foresta in Brasile. Mentre Tiny Forest è il nome della foresta piantata da Mini a Swindon, in collaborazione con l’associazione no-profit Earthwatch Europe. Alberi anche per Mercedes, attiva in india, Portogallo e Nicaragua.
Il gruppo Volkswagen sostiene la riforestazione, iniziata con lo slogan “un albero piantato per ogni Skoda venduta in Repubblica Ceca”, e la preservazione della biodiversità, nell’ambito del progetto Biodiversity in Good Company. Di riforestazione si occupa anche Peugeot, con il Pozzo di carbonio della Fazenda São Nicolau in Amazzonia.
Ancora foreste per Bmw che collabora con Pirelli e BirdLife International a un progetto triennale in Indonesia per promuovere la produzione di gomma naturale sostenibile, preservando così le foreste.
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Stabilimenti green
Il rimboschimento inizia in casa, e sono sempre più numerosi i costruttori che hanno inserito all’interno dei propri stabilimenti pratiche agro-forestali. Tesla, ha piantato tre alberi per ogni piantata tagliata per costruire la propria fabbrica di Berlino. Ferrari ha affiancato i capannoni di Maranello a spazi verdi e aiuole.
La nuova sede di McLaren a Woking si estende su un’area verde con tanto di lago, oasi naturalistica e oltre 100.000 alberi dichiarati. Mentre sul tetto del Lingotto di Torino – un tempo pista di collaudo Fiat, nella vecchia mappa dell’industria automobilistica italiana – Stellantis ospita il giardino pensile più grande d’Europa, con 40.000 arbusti e 300 specie differenti.
LO CHIAMAVANO GREEN WASHING
Un albero in più è sempre un albero in più, qualsiasi sia la motivazione per cui è stato piantato. C’è da credere, tuttavia, che le ragioni dietro una così solerte attività di riforestazione abbiano poco a che fare con la questione ecologica e molto con quella economica.
Investire nelle foreste significa, per i costruttori, accedere ai crediti di carbonio, titoli equivalenti a una tonnellata di CO2 non emessa e utilizzabili per compensare le emissioni scaturite dalla filiera produttiva che, altrimenti, comporterebbero a dir poco onerose multe imposte dai rigidi standard comunitari.
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