Coronavirus, le ripercussioni sull’economia: l’Italia è in recessione
Il Coronavirus, deflagrato in Cina e diffuso nel mondo intero, ha portato l’Ocse a tagliare le stime di crescita generali per il 2020. Per l’Italia si annuncia un anno a “crescita negativa”: rispetto al precedente + 0,5%, si prevede una contrazione del Pil di diversi punti percentuali.
“Di fatto, il Belpaese è in recessione tecnica (succede quando il Pil fa segnare una variazione congiunturale negativa per due trimestri consecutivi ndr) – afferma Valeria Negri, Direttore dell’Area Centro Studi di Assolombarda -. Dopo il calo congiunturale dello 0,3% registrato nel quarto trimestre 2019 e le ripercussioni economiche dell’emergenza sanitaria che ha investito l’Italia da febbraio, è ovvio aspettarci un primo trimestre 2020 in negativo. Non si tratterà di perdite transitorie, ma strutturali”.
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CORONAVIRUS E PIL, LE CONSEGUENZE NEL SETTORE AUTOMOTIVE
Dal punto di vista economico, il Coronavirus ha colpito il cuore dell’Italia. “Le principali regioni interessate dall’emergenza sanitaria rappresentano il 54% del Pil – spiega Negri -. Solo la Lombardia incide per il 22%, con un 26% di valore aggiunto industriale”. Su alcuni modelli, la componentistica e le lavorazioni realizzate nel Belpaese arrivano al 60-65% del valore delle auto.
“L’automotive è una filiera chiave in Italia, con il 9% del fatturato industriale, l’80% del quale si concentra nelle regioni più colpite – sottolinea il Direttore dell’Area Centro Studi di Assolombarda -. Senza dimenticare che l’interconnessione delle economie genera effetti a cascata: in Francia, oltre il 10% della componentistica auto arriva dall’Italia, mentre in Germania ci attestiamo sull’8%”. A livello globale, “Moody’s prevede un segno meno quest’anno e una misera crescita (+1,5%) nel 2021”.
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IL QUADRO ECONOMICO GENERALE
L’Organizzazione internazionale per lo sviluppo economico lascia poco spazio alle interpretazioni, con buona pace di chi teme l’effetto-panico: “Coronavirus, l’economia mondiale a rischio”.
Gli economisti sottolineano fin da subito che il Covid-19 ha già generato molte sofferenze, umane in primis, ma il contraccolpo economico è altrettanto chiaro. Soprattutto perché, a differenza di quel che avvenne a inizio millennio con la Sars, la Cina ha guadagnato un ruolo più che centrale nello scacchiere globale.
I RISCHI PER L’ITALIA
Per quel che riguarda l’Italia, la previsione è di stagnazione per il 2020 e di modesta crescita allo 0,5% per il 2021. Numeri ancora ottimistici, se si considera che la banca d’affari americana Goldman Sachs, considerando “un impatto significativamente più grande e più prolungato dall’epidemia globale di coronavirus sull’Europa“, ha fatto calare la scure sulla prospettiva per il Pil italiano, con un calo dello 0,8% nel 2020 (da +0,2% pre-virus) seguito da un rimbalzo a +1,2% nel 2021 (da 0,7%).
Il problema non riguarda solo l’Italia, visto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato lo stato di pandemia.
CORONAVIRUS, IL PIÙ GRANDE PERICOLO NELLA STORIA RECENTE
Per l’Ocse, il Coronavirus è “il più grande pericolo” dai tempi della crisi finanziaria ed espone l’economia mondiale “a una minaccia senza precedenti”.
E se le cose volgessero al peggio, il contraccolpo sarebbe ancor più forte: “Uno sviluppo del virus di maggior durata e intensità, con una larga diffusione nelle regioni dell’Asia-Pacifico, dell’Europa e del Nord America, indebolirebbe ulteriormente le prospettive in maniera considerevole. In questo caso, la crescita globale potrebbe precipitare all’1,5% nel 2020 (dati aggiornati a marzo ndr), la metà di quello che prevedevamo prima dell’esplosione del virus”, avvertono gli economisti.
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