Cosa sono le terre rare e perché sono importanti per la mobilità elettrica
Le terre rare sono essenziali per l’industria tecnologica ed elettronica quindi anche per realizzare le batterie dell'auto elettrica. La Cina detiene circa il 37% delle riserve mondiali.
In questo articolo
Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici dalle grandi proprietà magnetiche e conduttive:
- Cerio (Ce)
- Disprosio (Dy)
- Erbio (Er)
- Europio (Eu)
- Gadolinio (Gd)
- Olmio (Ho)
- Lantanio (La)
- Lutezio (Lu)
- Neodimio (Nd)
- Praseodimio (Pr)
- Promezio (Pm)
- Samario (Sm)
- Scandio (Sc)
- Terbio (Tb)
- Tulio (Tm)
- Itterbio (Yb)
- Ittrio (Y)
Questi metalli sono essenziali per l’industria tecnologica ed elettronica. In particolare, le terre rare sono utilizzate anche per la “tecnologia verde”, dai pannelli fotovoltaici alle batterie dell’auto elettrica.
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LE TERRE RARE NON SONO RARE
Sono chiamate “terre rare” non perché questi 17 elementi chimici siano scarsamente presenti sulla Terra, ma perché sono difficili da identificare e soprattutto complessi da estrarre e lavorare.
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IL PROBLEMA AMBIENTALE
Le fasi di estrazione e di raffinamento sono problematiche perché sono necessari molteplici passaggi, che generano consistenti scarti tossici.
Tra gli effetti peggiori che si possono riscontrare:
- la perdita di biodiversità
- l’inquinamento idrico
- l’erosione del suolo
- la formazione di pozzi di assorbimento
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È stato calcolato che la lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare produce circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici.
CHI POSSIEDE LE TERRE RARE
Circa il 58% della produzione di questi minerali avviene in Cina. Attualmente la Cina è l’esportatore di terre rare più importante al mondo, con una produzione annua di circa 130mila tonnellate (dati del 2019) e detiene circa il 37% delle riserve mondiali. Seguono gli Usa con il 12%, il Myanmar (10,5%) e l’Australia (10%).
Oltre a contare due terzi della produzione mondiale, la Cina domina anche i settori della raffinazione e della fabbricazione dei componenti, rappresentando, nel 2020, il 92% della costruzione globale di magneti permanenti (dati Ispi).
Risultati frutto di un dominio pluridecennale nel settore: già nel 1992, l’allora segretario de Partito Comunista Cinese Deng Xiaoping dichiarò: “Il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le terre rare”. I numeri cinesi potrebbero essere ancora maggiori: per le terre rare non esiste un mercato ufficiale e non tutte le estrazioni sono legali e il mercato subisce pesanti oscillazioni.
Sia Stati Uniti che Unione Europea stanno cercando di arginare la dipendenza dalla Cina. La Commissione UE ha così dato il via all’European Raw Materials Alliance nel 2020, focalizzata su magneti di terre rare e motori elettrici, e all’European Battery Alliance nel 2017.
L’attuale divario è ancora troppo ampio per poter immaginare un’industria delle terre rare indipendente dalla Cina.
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