La cyber sicurezza è un problema serio. A rischio non solo i brevetti aziendali, ma anche la sicurezza degli automobilisti.
Quello della cyber sicurezza è un problema di cui si è già parlato molto. Una minaccia sempre più reale, sopratutto per le nuove soluzioni legate all’elettrificazione e alla digitalizzazione. Negli ultimi anni sono tante le Case auto sottoposte ad attacchi informatici: Honda, Tesla, e anche un colosso della mobilità come Uber.
Il caso più recente nel mondo automotive riguarda la Volvo, ma già Renault nel 2011 era stata colpita.
AUTOMOTIVE NEL MIRINO DEGLI HACKER
Il motivo di tanto interesse da parte degli hacker per il settore dell’automotive è evidente. Negli ultimi anni infatti le Case automobilistiche stanno investendo molto sul fronte della digitalizzazione, per non parlare dell’elettrificazione.
Il cyber crimine quindi diventa un pericolo reale per i veicoli che guideremo in futuro, sempre più dipendenti da sistemi informatici. Se è possibile violare un computer o uno smartphone, infatti, un’auto iperconnessa ha le stesse probabilità di subire cyber attacchi.
Nel 2021 alcuni hacker erano riusciti a prendere il controllo di veicoli Tesla o Mercedes. E le vetture non sono le uniche a rischio. Anche le aziende, che si appoggiano ovviamente a infrastrutture di connessione, temono per le attività manifatturiere.
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SICUREZZA VIOLATA GÖTEBORG
Volvo nei giorni scorsi ha diffuso un “avviso di violazione della sicurezza informatica da parte di terzi“. La causa sarebbe un accesso illegale agli archivi digitali della Casa svedese che si sarebbe vista sottrarre una “quantità limitata di proprietà intellettuali nel campo della ricerca e sviluppo“.
L’importante, ha segnalato Volvo, è che non ci siano state conseguenze per quanto riguarda sicurezza delle auto e i dati personali.
DA TESLA A RENAULT
Lo scorso anno Honda si era vista costretta a fermare gli stabilimenti in Europa e Giappone a causa di un ransomware, ossia un virus legato a un riscatto.
Già prima, Tesla aveva accusato la Rivian di violazione di segreti aziendali. Un crimine che conosce bene, dato che a sua volta Tesla aveva ricevuto accuse analoghe da Nikola. Celebri gli scontri tra Uber e Google sul fronte dei brevetti per la guida autonoma.
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Tra il 2010 e il 2011, invece, era stata la volta di Renault. Tra le prime Case a investire in mobilità elettrica, la Casa francese aveva accusato tre dirigenti (tra cui il direttore generale Patrick Pelata) di furto e vendita di informazioni segrete a controparti cinesi. Le indagini avevano però accertato l’insussistenza di qualsiasi reato.
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