Decreto Sostegni ter: insufficienti le misure contro il caro energia
Per la filiera dell’auto le misure del Decreto Sostegni ter sono insufficienti e non strutturali. Il caro energia mette a rischio la produzione e la possibilità di evadere gli ordini.
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Nel decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri sono stati introdotti nuovi sostegni alle attività maggiormente colpite dall’emergenza Covid e interventi per contrastare l’aumento del costo della bolletta energetica per le imprese. Ma sono misure congiunturali e non strutturali.
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Si tratta di una serie di interventi spot insufficienti a contrastare il rialzo di oltre 6 volte del costo del gas e di oltre 4 di quello dell’energia elettrica, che impediscono alle aziende, nelle prossime settimane, di soddisfare gli ordini che, pure, registrano abbondanti anche dall’estero.
DECRETO SOSTEGNI ED ENERGIA
Contro il caro energia è stato approvato un pacchetto di misure calibrato verso le filiere produttive, compresa l’automotive, che rischiano maggiormente l’interruzione delle attività:
- 1,2 miliardi per annullare a tutte le imprese gli oneri di sistema nel primo trimestre del 2022. Riguarderà le attività che nei contratti impegnano potenza anche sopra i 16,5kW;
- 540 milioni per contributi sotto forma di credito d’imposta pari al 20% delle spese elettriche (tutta la bolletta) per le imprese energivore, circa 3.800, che hanno subito incremento dei costi +30% rispetto al 2019;
- Prevista, dal 1 febbraio al 31 dicembre 2022, anche una misura per i fotovoltaici incentivati con vecchi sistemi che se hanno extra profitto devono riversarne una parte al GSE tramite compensazione. L’importo verrà deciso dal GSE
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MISURE INSUFFICIENTI
Secondo Anfia occorrono interventi di forte e immediato impatto come accaduto in Francia e in Germania. Queste le proposte avanzate dall’associazione della filiera industria automobilistica:
- la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazione dei benefici finanziari l’anno 2022;
- la cessione di energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo di 50 €/Mwh;
- l’incremento delle agevolazioni per i settori “energivori” con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica (D.M. 21 dicembre 2017 ex COM 200/2014/UE)
MANCA UN PIANO STRUTTURALE
La criticità principale delle misure è la mancanza di un forte impatto immediato che dia modo di lavorare insieme al Governo, nei mesi successivi, ad un piano più strutturale e di lunga durata.
Ciò espone tutta la filiera automotive a un ulteriore enorme fattore di rischio, oltre a quelli già presenti per l’accelerazione della transizione energetica.
Denuncia Roberto Vavassori, Delegato ANFIA per l’Energia: “Intere filiere industriali hanno un elevato quantitativo di ordini da evadere ma, per via del caro energia, non riescono a decidere se produrre in perdita o fermarsi.
Un altro paradosso è che a risultare avvantaggiati dalla situazione sono Paesi, anche europei, nostri concorrenti che non hanno la stessa dipendenza dal gas dell’Italia, che paga, quindi, il suo essere più virtuosa a livello di impatto ambientale.
L’intensità e l’immediatezza delle misure abbozzate nel decreto-legge sostegni sono molto diverse da quelle che noi chiediamo di mettere in gioco”.
Seguire il modello francese
Secondo Anfia occorre creare una situazione simile a quella della Francia: riformulare il meccanismo di fissazione del prezzo dell’energia facendo giocare le rinnovabili (a presso calmierato a disposizione dell’industria manifatturiera), che oggi non sono considerate.
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COLPITO IL MONDO DELL’AUTO
La filiera produttiva automotive italiana è stata fortemente colpita, nel 2021, da una serie di fattori negativi che hanno determinato una chiusura d’anno a -20% del fatturato.
Commenta Vavassori di Anfia:
Siamo l’unica filiera dell’industria manifatturiera a cui è richiesto, a livello europeo, il raggiungimento di obiettivi ambientali ambiziosissimi in tempi molto rapidi.
anche se non tutte le nostre aziende sono energivore, dipendiamo da catene industriali ad alta intensità di energia, che ribaltano i rincari su di noi
Siamo di fronte a una decisione importante del Gruppo Stellantis, che non ha mancato di mettere all’indice il costo dell’energia per programmare un ingente investimento in Italia: una gigafactory, che, per definizione, vive di energia.
La richiesta, quindi, è di mettere in campo misure che abbiano un impatto immediato nelle prossime settimane, per poi definire rapidamente, nei mesi a venire, quando la tensione si allenterà, delle misure strutturali.
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