Chi decide il prezzo dei carburanti?
Il 60% circa di ciò che paghiamo di carburante sono tasse, il resto è il costo industriale. Le oscillazioni di prezzo dipendono dall'indice Platts, cioè il valore dei carburanti a livello internazionale, rilevato quotidianamente
In questo articolo
Sappiamo tutti che il prezzo della benzina dipende da quello del petrolio e che, in Italia, le accise fanno la loro parte nel tenere alto il prezzo del pieno. Ma perché i prezzi dei carburanti cambiano anche da un giorno all’altro? Chi decide, di volta in volta, il prezzo al litro che vediamo esposto alle pompe?
CHI DECIDE IL PREZZO DELLA BENZINA
I distributori e i benzinai hanno un margine di manovra molto limitato (per questo le differenze di prezzo fra i gestori sono minime, se operano nella legalità). Le accise e l’Iva incidono per più della metà del prezzo finale, ma si applicano sulle quantità e rimangono insensibili alle variazioni di prezzo.
Leggi Anche: Quali sono le tasse sulla benzina?
Il prezzo industriale dei carburanti (tolta la parte fiscale) si compone per due terzi sul valore della materia prima (basata sulla quotazione Platts) e per un terzo dal margine lordo che serve a remunerare tutti i restanti passaggi della filiera.
Tutte le operazioni che servono per portare il carburante nella nostra auto, cioè lo stoccaggio, la distribuzione primaria e secondaria, la commercializzazione nonché il margine del gestore e il margine industriale rappresentano una quota che si aggira solo tra il 10 e il 15% del prezzo finale alla pompa.
Le fluttuazioni del prezzo dei carburanti dipendono in gran parte dalla quotazione Platts della benzina sul mercato internazionale. Il Platts è un’agenzia specializzata fondata nel 1909 con sede a Londra, che definisce il valore, in dollari americani, a cui una tonnellata di benzina o di gasolio può essere venduta dalle raffinerie.
Leggi Anche: Perché è aumentato il costo di benzina, diesel e metano
COSA FA IL PLATTS
Il Platts esprime il valore effettivo dei prodotti raffinati, basato sugli scambi fisici in un determinato giorno e in una determinata aerea.
Per rilevare le quotazioni del greggio si apre la cosiddetta Platts window, cioè una finestra virtuale in cui convergono domanda e offerta da parte delle compagnie petrolifere, delle società di trading e delle banche d’affari. A quel punto Platts utilizza le informazioni per stabilire qual è il valore, in dollari, a cui una tonnellata di benzina o di gasolio può essere venduta dalle raffinerie.
Attenzione quindi: il riferimento corretto per valutare l’andamento dei prezzi dei carburanti non è il greggio ma il valore dei prodotti raffinati scambiati sul mercato internazionale rilevati quotidianamente dal Platts.
Gli indici Platts sono il parametro di riferimento per il 90% delle prime 250 compagnie energetiche del mondo e per il 100% dei primi 50 operatori elettrici e del gas.
Il Platts stabilisce giorno per giorno il valore del barile di Brent, sulla base della produzione di 19 differenti campi petroliferi tutti situati nel Mare del Nord.
COS’È IL BRENT
Il Brent è il benchmark per il greggio del Mare del Nord ed è il riferimento per il mercato europeo. Il nome deriva da un giacimento petrolifero, quello di Brent, scoperto nel 1971.
Malgrado la sua sia una produzione limitata, il Brent fa da riferimento a livello mondiale e il suo prezzo viene utilizzato per prezzare circa i due terzi del greggio a livello mondiale. Quando viene indicato il prezzo del petrolio al barile, solitamente si intende il Brent.
Altri benchmark sono il West Texas Intermediate (WTI) utilizzato per il petrolio americano e il Fateh, l’indice di riferimento per il petrolio arabo.
COME SI COMPONE IL PREZZO DEL CARBURANTE
Nel grafico, la composizione del prezzo della benzina rilevato dal Mise (il dato è aggiornato settimanalmente). Vediamo come la tassazione sia oltre il 60% di quello che paghiamo alla pompa. Nel prezzo industriale rientra il Platts e il margine lordo della filiera.
- Platts, cioè il valore dei carburanti a livello internazionale, rilevato quotidianamente
- margine lordo della filiera, dallo stoccaggio del carburante fino al benzinaio, che pesa fra il 10 e il 15%
- tassazione, composta dalle accise e dall’IVA
Quali sono le accise che paghiamo?
L’introduzione delle accise sul carburante risale agli anni’30, allo scopo di ottenere entrate cospicue nelle casse dello stato in breve tempo e con minimi esborsi da parte del singolo cittadino. Una soluzione perfetta per situazioni di calamità naturale, emergenza o – visto il contesto della loro introduzione – guerre.
In totale, ad oggi le accise incidono per 0,7242 €/l per la benzina e 0,6132€ per il diesel, se sommate alla speciale Imposta di fabbricazione sui carburanti. Oltretutto, un decreto legge del 1999 conferisce facoltà alle singole regioni di imporre a loro volta una accisa autonoma sul carburante.
Detto questo, quali sono gli eventi storici o naturali per i quali paghiamo tutt’oggi accise ogni volta che facciamo rifornimento?
Ecco una lista (non esaustiva):
- Guerra d’Etiopia 1935/36;
- Crisi di Suez 1956;
- Disastro del Vajont 1963;
- Alluvione di Firenze (1966), della Liguria e della Toscana (2011);
- Terremoti del Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980), L’Aquila (2009) ed Emilia (2012);
- Missione in Bosnia (1996);
- Rinnovo autoferrotranvieri (2004);
- Acquisto Bus ecologici (2005);
- Finanziamento alla cultura (2011);
- Immigrazione di massa dopo la crisi libica (2011);
- Decreto Salva Italia (2012).
FOLLOW US
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News. Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.