La disinformazione sul fit for 55
Nessun divieto alla circolazione, e niente infiltrazioni cinesi (che noi sappiamo): facciamo chiarezza sul famoso "bando" ai motori endotermici
In questo articolo
La conferma del fit for 55, ovvero la conferma del progetto europeo per ridurre le emissioni di CO2 del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, ha fatto riemergere la diffusa disinformazione su questo provvedimento.
Cerchiamo quindi di fare un breve recap relativo a cosa prevede, nello specifico, il pacchetto legislativo approvato lo scorso giugno 2022 e ratificato nelle scorse settimane.
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LA QUESTIONE DELLE AUTO
NO, NON SARÀ VIETATA LA CIRCOLAZIONE DI BENZINA E DIESEL
Iniziamo da quello che ci interessa di più, ovvero le automobili. Da più parti si sente dire che dal 2035 non potranno più circolare autovetture a combustione interna, ma è falso.
Il provvedimento, infatti, prevede che da quella data i produttori non potranno più vendere sul suolo europeo nuove auto a benzina, diesel, metano o GPL, nemmeno ibride. Ma, appunto, si parla di nuove autovetture, ma quelle già presenti potranno continuare a circolare, così come potrà esserci un mercato dell’usato (cioè la vendita di vetture endotermiche già immatricolate).
Ciò significa che fino al 31 dicembre 2034 si potranno comprare e immatricolare nuove auto endotermiche – sempre che ve ne siano – e che queste potranno circolare tranquillamente. Senza contare che si potranno comprare in paesi extra UE e importare. Insomma, sarà poi decisione dei singoli paesi capire quando vietarne anche la circolazione, ma è probabile che dopo il 2035 aumenteranno le tasse di possesso su quel tipo di veicoli.
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NON SOLO ELETTRICHE A BATTERIA
Altro punto di confusione, si crede che il fit for 55 preveda che le nuove auto potranno essere solo elettriche a batteria, ma anche questo è riportare le notizie a metà.
Specialmente con la ratifica, l’UE prevede che si passi a elettrico a batteria (BEV, il tipo più diffuso), ma anche elettrico a idrogeno (come la Toyota Mirai). Inoltre, si dice aperta a nuove soluzioni a impatto 0, come per esempio i carburanti sintetici. Se così dovesse accadere, i motori endotermici sarebbero “salvi”.
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LA CINA NON C’ENTRA
Specialmente dopo lo scoppio del Qatargate, si è diffuso un nuovo tipo di complottismo, portato avanti anche da diversi giornali italiani, che vede l’UE spinta dalla Cina nella scelta di puntare sull’elettrico.
Se da una parte abbiamo visto che Bruxelles apre a diversi tipi di soluzioni, tra cui idrogeno ed e-fuel che al momento sono in forte sviluppo in Giappone, dall’altra lo stesso emendamento non si ferma allo stop di vendite.
L’UE vuole ridurre la dipendenza dagli altri, e ciò significa spingere nella produzione locale, compresa quella di batterie, motori termici, e semiconduttori. Questo per fermare appunto la delocalizzazione, scelta dalle aziende europee grazie a regole più permissive sul clima e sullo sfruttamento del lavoro, cercando di aiutare anche i paesi più poveri nella transizione energetica.
Difficile che la Cina approvi una scelta così radicale se davvero dovesse essere dietro alle scelte della commissione. È indubbio però che la Cina, i cui marchi sono sempre più numerosi, sia avvantaggiata da anni di sviluppo sull’elettrico, oltre che da un potere economico che ha permesso alle sue aziende di acquisire molte di quelle europee.
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NESSUNA PERDITA DI POSTI DI LAVORO
Nel primo paragrafo si è detto che fino al 31 dicembre 2034 si potranno comprare nuove automobili endotermiche, sempre che ce ne siano.
A meno che infatti non avvenga lo sperato miracolo dei carburanti sintetici, le gamme saranno elettriche ma questo ben prima del 2035 per la maggior parte dei produttori europei. Alfa Romeo, e DS Automobiles produrranno solo elettriche già dal 2027, Volvo, Fiat, Peugoet e Ford dal 2030, Jaguar addirittura già dal 2025, e così via. Le stesse Volvo e Ford, pur produttrici di motori endotermici amatissimi, hanno chiesto all’UE di accelerare sull’elettrico.
Sono aziende impegnate in enormi investimenti per la riconversione delle fabbriche, o la costruzione di gigafactory per le batterie: Volvo in Svezia, Stellantis, tra gli altri, in Italia, dove ha confermato quella di Termoli. E Ford in patria, negli Stati Uniti. Questo significa arrivare al 2035 con una gamma solo elettrica da più di 5 anni, già da 10 nel caso di Jaguar.
Nuove gigafactory e nuove fabbriche europee significano nuovi posti di lavoro, aperti per lo più a nuovi tipi di specializzazione.
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