Allarme Euro 7, arriveranno i “poveri della mobilità”
Secondo Acea le nuove normative in tema di emissioni potrebbero provocare un'ondata di nuovi "poveri della mobilità": ecco perché l'Euro 7 non funziona.
Acea lancia l’allarme. Secondo l’Associazione europea dei costruttori auto, l’adozione dei nuovi regolamenti Euro 7 potrebbero provocare danni gravissimi alla scietà. Il problema non sono i limiti delle emissioni allo scarico delle nuove auto con motori a combustione interna, che devono diminuire, ma tempi e tipologie di veicoli.
Già nel giugno 2021, Acea aveva avanzato la sua proposta alla Commissione europea, per il biennio 2015-26, riguardo le nuove regole, ma nulla è stato fatto da allora. Anzi, Bruxelles aveva posticipato la decisione sui nuovi standard Euro 7 da fine 2021 al 5 aprile 2022.
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IL 2025 È DIETRO L’ANGOLO
Già così sarebbe quasi impossibile far rientrare i nuovi limiti dell’Euro 7 nei piani per il 2025. Il problema non finisce qui però.
Secondo i Costruttori si dovrebbe anche discutere dei livelli di emissioni allo scarico per le autovetture/veicoli commerciali leggeri (Euro 7) e i commerciali pesanti (Euro VII). Secondo Acea i livelli andrebbero infatti diversificati, ma anche sul merito la Commissione non ha fatto sapere nulla.
Se regole, chiare e puntuali, non dovessero essere prese a breve, per l’industria automotive sarà impossibile prendere delle decisioni su “investimenti e risorse ingegneristiche verso una mobilità carbon-neutral che possa affiancarsi all’elettrificazione della gamma veicoli per arrivare alla neutralità del carbonio entro il 2050“.
ECCO CHE ARRIVANO I NUOVI “POVERI DELLA MOBILIÀ”
Eric-Mark Huitema, direttore generale di Acea, ha spiegato poi che il raggiungimento dei nuovi limiti è bloccato dalla carenza di infrastrutture di ricarica (potete leggere la nostra inchiesta qui).
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“La riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 era già una sfida, ma i nuovi tagli sono purtroppo irrealistici.
Sarebbero raggiungibili solo a fronte di un massiccio incremento delle infrastrutture di ricarica, arrivando a 7 milioni di punti di ricarica contro i 3,9 milioni proposti dalla Commissione e i 200.000 attualmente disponibili“.
Ancora più incisivo, Huitema ha aggiunto: “La politica deve fare di più per garantire che nessun Paese e nessun cittadino sia lasciato indietro e che i veicoli a zero emissioni siano disponibili e alla portata di tutti, per non creare i nuovi poveri della mobilità. Se l’Europa continua a cambiare idea ogni due anni sugli obiettivi, è molto probabile che si possano presentare tensioni sociali“.
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