Il Fit for 55 ucciderà la Motor Valley italiana?
I piani per ridurre l’impatto ambientale dell’industria automobilistica sono indispensabili per la salvaguardia dell’ambiente, ma potrebbero avere effetti negativi su industria e lavoratori, specie quelli della Motor Valley emiliano.
“Tutte le auto dovranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi presentati a luglio con il pacchetto Fit for 55” – che punta a vietare la vendita di veicoli endotermici dal 2035 – ha ribadito Tim McPhie, portavoce della Commissione europea.
Tra meno di quindici anni, dunque, le auto elettriche o a idrogeno saranno le uniche consentite. Al bando tutte le altre. A meno che non si dotino di batteria, al bando i cavallini rampanti, i bolidi e le supercar. Addio a tutti i capolavori che hanno fatto grande l’industria automobilistica italiana? Alle Ferrari, Maserati, alle Lamborghini e alle Dallara?
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FIT FOR 55: COSA NE SARÀ DELLA MOTOR VALLEY ITALIANA
16.500 aziende con oltre 90.000 addetti, 6 case costruttrici, 10 operatori del settore, per un fatturato annuo totale di 16 miliardi e un export di 7 miliardi, 6 centri di formazione specializzati, 4 autodromi internazionali, 13 musei, 18 collezioni, 188 team sportivi e un polo universitario ultraspecialistico.
La Motor Valley, in Emilia-Romagna, è un distretto industriale unico al mondo. Eccellenza nazionale è la culla di brand che hanno reso il Made in Italy automobilistico simbolo di prestigio e avanguardia il tutto il mondo: AVL, CNH, Automobili Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, HaasF1Team, HPE COXA, Marelli, Maserati, Pagani, Scuderia AlphaTauri e STMicroelectronics.
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Aziende famose per il rombo dei propri motori, non di certo per la loro sostenibilità. Ma se parlando di sostenibilità in senso esteso non si può escludere anche quella sociale, in grado di garantire a tutti il diritto al lavoro, è giusto mettere in difficoltà una tra le realtà più prospere della nazione per rincorrere gli obiettivi climatici comunitari? Esiste una via alternativa?
Eccezioni a breve scadenza
Attualmente, le regole Ue riguardanti le emissioni prevedono delle eccezioni per le case automobilistiche che producono dai 1000 ai 10.000 veicoli all’anno. Ma, stando a quanto affermato da McPhie, non ci sono dubbi che le suddette eccezioni “verranno rimosse entro il 2030 ai sensi della proposta che abbiamo fatto a luglio”.
Nove anni non sembrano sufficienti, tuttavia, a permettere ai produttori di supercar di adeguarsi ai nuovi standard, non senza conseguenze. “Queste auto hanno bisogno di una tecnologia molto speciale e hanno bisogno di batterie per la transizione” ha dichiarato il ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani. “Un passo importante è che l’Italia acquisisca autonomia nella produzione di batterie ad alte prestazioni” e il ministero si è dichiarato pronto a lanciare un “programma gigafactory”.
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Ma per costruire una rete efficiente di giga-factory ci vuole tempo, e il 2030 è vicino. “Si parla di 9 anni su un ciclo produttivo di 14 – ha continuato Cingolani – pensare che le nicchie automobilistiche supersportive si riadattino è impossibile”.
Impossibile, ma indispensabile. Perché, nonostante l’ottimismo mostrato da Cingolani (“l’esenzione è qualcosa di cui stiamo discutendo con altri partner in Europa. Sono convinto che non ci saranno problemi” ha detto ai microfoni di Bloomberg Tv), Bruxelles da parte sua chiude ogni apertura a riguardo, “non siamo al corrente di discussioni in corso”.
https://youtu.be/0vQA0i2q4uk
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