Il Fit for 55 è realizzabile? L’opinione di Anfia
Secondo Anfia, il Fit for 55 è un provvedimento non tiene conto delle esigenze reali dell'industria automotive. La transizione energetica richiede più tempo.
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Con pacchetto Fit for 55, quest’estate l’Unione Europea ha proposto le linee guida per ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030. L’obiettivo è ambizioso: diventare il primo Continente a zero emissioni entro il 2050.
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Per dirlo con le parole di Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea, lo scopo è “tornare a vivere entro i limiti del pianeta”. Un piano che affonda le sue radici nell’emergenza ambientale che si è creata. Ma dal punto di vista dell’industria automotive è davvero realizzabile in così breve tempo? Siamo pronti per una transizione così radicale? Lo abbiamo chiesto a Paolo Scudieri, presidente di Anfia.
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ANFIA SUL FIT FOR 55: NESSUNA COERENZA CON LE ESIGENZE INDUSTRIALI
“Purtroppo le ideologie di Paesi che non hanno nulla a che vedere con l’industria dell’auto (ovvero in cui l’auto non conta ai fini dello sviluppo economico) fanno sì che si possano proporre iniziative come quelle del Fit for 55 che non trovano nessuna coerenza con tutto ciò che vuol dire industria. Nè l’industria tecnologicamente all’avanguardia, né le aziende possono sopportare una conclamata debacle generata da un provvedimento del genere” sottolinea Scudieri senza mezzi termini.
Il riferimento va alla proposta di addio ai motori termici a partire dal 2035. Un obiettivo che, secondo Anfia, non è sostenibile. Anche i numeri lo dimostrano. “L’auto nel mondo rappresenta lo 0,9% delle emissioni. Davvero poco rispetto al peso dell’industria del settore: 12 milioni di occupati in Europa, 80 miliardi di gettito fiscale solo in Italia e il 20% del PIL” spiega Scudieri.
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SERVONO I TEMPI GIUSTI
La conclusione è perentoria: sì alla transizione energetica per salvaguardare l’ambiente, ma rispettando i tempi che sono necessari per un passaggio così complesso. “Nessuno si sottrae ad un’evoluzione sentita” sottolinea Scudieri, ma bisogna farlo con “i tempi giusti e i mezzi giusti”, senza “imposizioni che vanno aldilà della ragionevolezza”.
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