Fit for 55: quale sarà il ruolo del noleggio e delle flotte aziendali?
La Commissione Europea ha presentato “Fit for 55”, un piano strutturato per accelerare l'abbattimento delle emissioni. Ecco quale sarà il ruolo dell’automotive e, nello specifico, del mondo del noleggio.
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Un pacchetto di misure su clima ed energia molto articolato: “Fit for 55” è la proposta che la Commissione Europea ha presentato a metà luglio come passaggio fondamentale per raggiungere entro il 2030 l’obiettivo dell’abbattimento del 55% delle emissioni di CO2 rispetto al 1990, accelerando il percorso per portare al loro azzeramento nel 2050, in linea con il Green Deal del 2019.
L’Europa intende quindi assumere la leadership avverso il cambiamento climatico, ambito in cui il consumo di energia fossile è certamente uno degli agenti negativi.
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FIT FOR 55, LE PROPOSTE PER L’AUTOMOTIVE
L’automotive rientra in pieno nella prospettata rivoluzione ambientale, che vuole anche essere un nuovo volàno industriale. La Commissione ritiene necessaria una combinazione di misure per affrontare l’aumento delle emissioni nel trasporto su strada e pertanto propone “standard più rigorosi sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni”, in modo da “accelerare la transizione verso una mobilità a emissioni zero”.
A tal fine, le emissioni medie dei nuovi veicoli dovranno diminuire del 55% dal 2030 (a fronte dell’attuale target del 37,5%) e del 100% dal 2035 (rispetto ai livelli del 2021). Di conseguenza, tutte le auto immatricolate a partire dal 2035 dovranno “essere a emissioni zero”.
In altri termini: dal 2035 saranno bloccate le vendite di automobili nuove a combustione interna, non si potranno cioè più produrre autovetture con alimentazioni a benzina o diesel, ma anche ibrido-plug in. E dal 2035 decorreranno comunque i 15 anni che mancheranno per arrivare al 2050 per gestire il ciclo vita degli ultimi veicoli con motore tradizionale già prodotti e immessi sul mercato.
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L’OBBLIGO DI ADEGUARE LE INFRASTRUTTURE
La strada verso l’elettrico (scopri cosa ne pensano le flotte aziendali) è ormai ufficialmente tracciata dalla Commissione, che cita anche l’indirizzo di varie Case automobilistiche a produrre esclusivamente veicoli elettrificati, da qui a 6-9 anni, e l’orientamento di molti Paesi UE a vietare la circolazione di veicoli ad alimentazione endotermica nelle maggiori città. La progressiva transizione verso i veicoli elettrici è partita, ma non si dimentichi che la loro presenza nell’intero contesto europeo è ancora molto limitata, per vari motivi.
Per garantire agli automobilisti di poter ricaricare o rifornire i propri veicoli, la Commissione dovrà infatti chiedere agli Stati membri un potenziamento della rete di ricarica in linea con le vendite di auto a emissioni zero e l’installazione di punti di rifornimento a intervalli regolari sulle principali autostrade: ogni 60 chilometri per le elettriche e ogni 150 chilometri per fare il pieno di idrogeno.
L’Acea, l’associazione dei Costruttori europei, evidenzia però che a fine 2020 le stazioni di ricarica per l’elettrico erano solo 225mila (dislocate per il 70% in Olanda, Francia e Germania) e quelle per l’idrogeno solo 125. Un problema non da poco, visto che i tecnici della Commissione avevano indicato la necessità di una rete pubblica di ricarica di 6 milioni di colonnine per la riduzione di CO2 desiderata. In Italia abbiamo superato le 13.500 colonnine e nel PNRR sono stanziati 750 milioni per raggiungere quota 100.000 entro il 2030, un obiettivo ambizioso e impegnativo.
L’AUMENTO (DISCUTIBILE) DEI CARBURANTI
In un’ottica “verde” la Commissione propone anche una maggior tassazione sui carburanti, un aumento delle accise di 10 centesimi per gasolio e benzina. Però, è bene ricordare, che in Francia una simile decisione causò nel 2018 la forte protesta dei Gilet Gialli e che aumentare la tassazione incide sull’intero sistema economico, coinvolgendo imprese e cittadini. In tale contesto, è bene ricordare anche i grandi vantaggi del gasolio, non solo per il trasporto pesante, ma anche per le auto aziendali: in quanto è ancora oggi la soluzione più efficiente e che, a parità di chilometraggio, offre consumi ed emissioni inferiori.
Considerando i rilevantissimi investimenti necessari per acquisire energie da fonti rinnovabili, il processo di decarbonizzazione va accompagnato con ogni soluzione tecnologica. Ad esempio, per i trasporti sarebbe più profittevole una maggior attenzione ai bio-carburanti, già pronti e neutrali rispetto alla CO2, ma poco considerati da “Fit for 55”, cosi come per gli edifici una maggiore coibentazione.
Anche perché i veicoli a combustione interna nel 2030 saranno ancora decine di milioni in Europa. L’imposizione dall’alto delle nuove alimentazioni potrebbe scontrarsi con un mercato che necessita di maggior tempo per tale rivoluzione. Non si dimentichi che attualmente le emissioni delle auto in Europa sono l’1% di quelle globali e che in Italia in condizioni di consumi normali il gettito tributario arriva a 40 miliardi l’anno: con la scomparsa del petrolio occorrerà trovare altre forme di tassazione.
I RIFLESSI PER LE FLOTTE AZIENDALI
L’impianto della proposta UE è stato monitorato da Leaseurope con gli uffici della Commissione e non ci sono obblighi specifici per le flotte aziendali riguardanti i veicoli a basse e zero emissioni, i cui valori saranno misurati in base alle nuove regole WLTP, cosi come per tutti i veicoli.
Risulta evidente che, in relazione al più elevato turnover, le flotte a noleggio sono il più rapido volàno per l’introduzione nel parco circolante di veicoli ad alimentazione alternativa. La recente previsione del DL Sostegni bis di incentivi per l’usato Euro 6, a fronte della rottamazione di veicoli ante Euro 4, promuove proprio una maggior diffusione nel parco circolante di queste tipologie. I dati del primo semestre 2021 confermano che in Italia il principale conduttore dell’ascesa dei veicoli più ecocompatibili è sempre il noleggio a lungo termine, che ha rappresentato sul totale del mercato nazionale il 31% delle immatricolazioni di autovetture elettriche e ben il 48% delle ibride.
(Articolo di Pietro Teofilatto, direttore Area Fisco ed Economia di Aniasa)
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