“Perché abbiamo scelto l’ibrido”: la case history della multinazionale Alfa Laval

Un’azienda che ha deciso di puntare senza se e senza ma sul full hybrid per la propria flotta. È la storia di Alfa Laval, raccontata dal suo Fleet Manager.
In questo articolo
Sarà il DNA svedese, ma Alfa Laval – multinazionale scandinava più di 130 anni di storia – è da sempre molto attenta alle problematiche ambientali. Anche quando si tratta di gestire il parco auto.
Ne abbiamo parlato con Mauro Rodella, che oltre a occuparsi del fleet management è responsabile della parte Site Services e Real Estate. Dal 2002 gestisce la flotta aziendale, anno in cui ha completato la transizione dei mezzi dalla proprietà al noleggio. Dal 2015 è iniziata la conversione all’ibrido: un percorso non lineare, ma che ha riservato grandi soddisfazioni.
LA STORIA DI ALFA LAVAL
Alfa Laval è presente in Italia da oltre 100 anni e conta oggi circa 700 dipendenti, con sedi a Monza, Genova, Firenze, Alonte (VI), Suisio (BG), Parma, Napoli, Padova e Roma. è Leader globale nella fornitura di componenti specializzati e soluzioni ingegneristiche basate sulle sue tecnologie chiave dello scambio termico, della separazione e della movimentazione dei fluidi.
La peculiarità della flotta di Alfa Laval è la motorizzazione: a oggi metà delle auto sono in full hybrid, il restante è diesel.
La struttura della flotta
La flotta di Alfa Laval è composta di 135 mezzi, fra cui 15 veicoli commerciali utilizzati per gli spostamenti dei tecnici di Field Service. È strutturata in 4 fasce, più quella degli LCV. Sono tutte auto assegnate, tranne 4 usate come jolly per gli spostamenti fra le sedi. Tutte le auto sono a noleggio, con una percorrenza media di circa 30mila km/anno. Vengono assegnate per due ragioni principali: ai funzionari commerciali, che hanno esigenza di fare molti chilometri per lavoro, e ai dirigenti e quadri executive, che hanno l’auto come fringe benefit.
Ragioni etiche
La conversione all’ibrido è partita da ragioni etiche, come spiega Mauro Rodella: “Il nostro corporate ha rilasciato dei principi etici cui attenersi, anche a livello ambientale. Puntiamo – nei nostri processi produttivi ma non solo – alla riduzione di emissioni di CO2, del consumo di energia e di acqua, a riciclare i rifiuti il più possibile. Per questo il mio Amministratore delegato mi ha chiesto, già nel 2015, di inserire almeno un’auto ibrida per ogni fascia della car policy”.
Una politica aziendale che non ha funzionato subito, perché 4 anni fa non c’era una gran scelta di auto ibride e i driver tendevano a non considerarle. L’Amministratore delegato, quindi, ha scelto di forzare il cambiamento a favore dell’ibrido (specialmente con i commerciali), rivedendone le disponibilità e inserendone di nuove.
Leggi anche: CO2 ed NOx: come ridurre l’impatto sul Global Warming
Analisi costi-benefici
La scelta non si è rivelata subito vantaggiosa in termini di costi-benefici. Spiega Rodella: “Nella prima analisi costi benefici fatta, mi accorsi che l’adozione dell’ibrido comportava un costo di noleggio uguale e una riduzione delle emissioni, ma con la nota dolente dei costi del carburante accresciuti, perché la benzina costava più del gasolio e – dato l’utilizzo prevalentemente autostradale – l’ibrido non era performante come il diesel. Nonostante questo siamo andati avanti. Abbiamo scelto di rischiare pagare lo scotto del nuovo: le ibride fino a qualche anno fa erano macchine bruttine e poco performanti, con un piccolo serbatoio, adatte all’uso prevalentemente urbano e non in autostrada. Ma eravamo fiduciosi che nell’arco di 2 o 3 anni ci sarebbe stata una evoluzione.”
Un’attesa premiata: “Nel 2019 ho rifatto la stessa analisi costi-benefici e ho visto che il costo di noleggio si è abbassato, perché si è alzato il valore residuo degli ibridi. Le emissioni sono sempre più contenute e i costi di carburante sono decisamente abbassati perché i nuovi motori ibridi hanno performance molto migliori (cosa che ho sperimentato in prima persona guidando la mia auto ibrida). I consumi sono il 35% in meno rispetto a quelli di 3 anni fa. E parliamo soprattutto di percorrenze autostradali, quindi l’ambito più critico in cui usare l’ibrido”.
Leggi anche: Le diverse tipologie di ibrido, quali sono e come funzionano
Aumenta l’offerta
Ora anche il personale non commerciali stanno scegliendo le auto ibride perché i modelli sono sempre più belli e più ecologici e quindi recepiti meglio. “Abbiamo aumento la scelta da 6 a 13 modelli e gli user chooser prendono volentieri l’ibrido, tanto che nel 2020 abbiamo l’obiettivo di arrivare al 60% di flotta ibrida”.
Recentemente Alfa Laval ha messo in car policy anche l’ibrido plug-in. “Abbiamo identificato due colleghi che hanno l’auto come fringe benefit e fanno tragitti di medio o corto raggio casa-lavoro. Mettendo una colonnina in azienda abbiamo calcolato che possono fare tutto il viaggio in puro elettrico”, conclude il Fleet Manager.