Mobility manager in azienda: il Governo rivede le specifiche di questa figura
Il mobility manager sarà ora obbligatorio nelle imprese e nelle istituzioni con oltre di 100 addetti, e non più 300
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La notizia era nell’aria già da tempo, ora ad ufficializzarla è un decreto firmato dai ministri Giovannini e Cingolani. Il Governo rivede i canoni della figura del Mobility Manager nelle aziende.
Il mobility manager ora sarà obbligatorio nelle imprese e nelle istituzioni con oltre 100 addetti, e non più 300, come era previsto prima del decreto. I suoi compiti saranno svariati, ma tutti nell’ordine di ottimizzare e migliorare il lavoro e il tempo libero di lavoratori e cittadini, strizzando un’occhio alla sostenibilità.
Il decreto a firma dei Ministri della Transizione Ecologica e di quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili introduce anche un’altra figura (il mobility manager d’area) che farà da tramite tra l’azienda e la città in cui è situata, occupandosi dunque non solo dei lavoratori ma dei cittadini.
E dispone l’istituzione di un PSCL (un Piano Spostamenti Casa-Lavoro) per il proprio personale dipendente.
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LE FUNZIONI DEL MOBILITY MANAGER
Con la pandemia si è accelerato il processo per cui una figura di questo tipo risulta fondamentale nella gran parte delle aziende. Il mobility manager deve essere capace di spalmare lo smart working lungo tutta la settimana, di ripensare in modo più ampio e generale i tempi della città, del movimento e delle persone.
Sarà determinante nel pianificare il lavoro agile dei dipendenti, evitando disparità tra giornate lavorative in sede e a casa e ottimizzandone la mobilità in modo da adeguarsi ad uno stile di vita e ad un modo di essere in città che sia più sostenibile.
Gli spostamenti casa-lavoro necessitano sempre più di una regolazione che li renda più efficienti e comporti ricadute positive su tutta la complessa materia della mobilità cittadina.
Insomma un impegno sulla circolazione tout court, che sia di persone, dei trasporti o del traffico al fine di rendere le città più vivibili.
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GLI OBBLIGHI PER LE AZIENDE
Ogni azienda con i requisiti sopracitati dovrà nominare un mobility manager e redigere un piano per gestire gli spostamenti casa-lavoro entro il 31 dicembre di ogni anno. La nuova figura dovrà offrire “supporto professionale alle attività di decisione, pianificazione, programmazione, gestione e promozione di soluzioni ottimali; e ridurre l’impatto ambientale derivante dal traffico veicolare privato nelle aree urbane e metropolitane negli spostamenti sistematici casa-lavoro”.
Il mobility manager dovrà destreggiarsi dunque nel governo della domanda di mobilità e anche la Pubblica Amministrazione sarà obbligata ad averne uno.
“Spetterà agli enti locali attuarlo; il tema della flessibilità degli orari, in vista delle riaperture a settembre, deve coinvolgere tutti i soggetti locali. Senza un coinvolgimento di tutti, non si cambia la vita delle città. Occorre distribuire gli orari di lavoro e delle scuole e per questo stiamo creando una consulta con imprese, sindacati e reti di cittadini “.
Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili
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MOBILITY MANGER D’AREA E PSCL
Un’ulteriore figura introdotta è quella del mobility manager d’area. Questi si occuperà del supporto al Comune territorialmente competente, presso il quale è nominato. Definirà e implementerà politiche di mobilità sostenibile e farà da raccordo tra i mobility manager aziendali.
Il decreto identifica inoltre il piano degli spostamenti casa-lavoro (Pscl), ossia lo strumento di pianificazione degli spostamenti sistematici del personale dipendente.
Il Pscl individua le misure utili a orientare gli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente verso forme di mobilità sostenibile che siano alternative all’uso individuale dell’auto privata, sulla base dell’analisi degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti, delle loro esigenze di mobilità e dell’offerta di trasporto presente nel territorio interessato.
Il PSCL definisce inoltre i benefici conseguibili con l’attuazione delle misure in esso previste, valutando i vantaggi sia per i dipendenti coinvolti, sia per l’impresa o la pubblica amministrazione che lo adotta, nonché per la collettività.
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