La Great Resignation, perché sempre più persone stanno lasciando il lavoro?
Il 40% delle persone nel mondo desidera cambiare lavoro al più presto. In Italia, da giugno 2021, quasi mezzo milione di lavoratori ha consegnato le proprie dimissioni. È il fenomeno chiamato Great Resignation, e sta arrivando anche nel nostro Paese.
In questo articolo
Pandemia e lockdown ci hanno costretto allo stop, dalla vita d’ufficio, da quella sociale. E provata la sensazione di fermo, sembra che molti non abbiano più voglia di ricominciare a correre. Gli ultimi anni sono stati all’insegna del “workism”, del lavoro come passione, del lavoro come priorità assoluta.
Adesso le cose stanno cambiando. Non si è più disposti a sacrificare il proprio benessere personale per il successo lavorativo. Si è perso l’interesse per il vecchio lavoro. La chiamano Great Resignation, fenomeno iniziato negli Usa ma sempre più vivo anche in Italia.
CHE COS’È LA GREAT RESIGNATION?
Great Resignation è il termine, made in Usa, che indica il significativo aumento di dimissioni volontarie registratosi dopo il Covid. Con motivazioni molteplici, ma quasi tutte legate alla sfera personale: da un rinnovato bisogno di tranquillità, al desiderio di dedicare più tempo a famiglia e passioni, fino al rifiuto in toto del frenetico stile di vita metropolitano.
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4 milioni di lavoratori in meno
Diamo i numeri per comprendere appieno la portata del fenomeno. A cominciare dagli Stati Uniti, terra natia della Great Resignation. Nel paese guidato da Biden, la percentuale di dimissioni ad agosto 2021 è stata superiore del 19% rispetto l’anno precedente. Dalla primavera ad oggi, sono stati 4,3 milioni gli americani che hanno lasciato volontariamente il lavoro.
A livello mondiale, uno studio McKinsey (realizzato su un campione di 6mila persone tra Australia, Canada, Singapore, Regno Unito e Usa), indica che il 40% dei lavoratori ha intenzione di cambiare professione nei prossimi mesi.
E il 36% dei licenziatari lo è diventato senza avere ancora in mano un nuovo lavoro. È questo il dato che meglio spiega la Great Resignation: a essere rigettato non è un lavoro specifico, ma il concetto di lavoro in sé, per lo meno come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.
I più colpiti da questo “scontento esistenziale” sono i lavoratori delle generazioni più giovani. Il 33% della Generazione Z e il 25% dei Millenial ha manifestato il desiderio di trovare un nuovo posto di lavoro entro la fine del 2021 riporta uno studio dell’IBM Institute for Business Value (IBV). È il fiorire della Yolo Economy che, al motto di You only live once (si vive una volta sola) sta portando gli under 40 a rinunciare al posto fisso e aprire attività in proprio, plasmate sui propri desideri ed esigenze.
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Cosa spinge a lasciare il lavoro?
La pandemia ha portato molti a rivedere obiettivi e priorità, e queste variano da persona a persona. Ci sono, tuttavia, delle esigenze comuni ai più. Che il campione dello studio IBV indica nella necessità di lavorare in una realtà più flessibile (32%); avere incarichi più mirati e soddisfacenti (27%); ottenere un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata (51%) e avere accesso a opportunità di avanzamento di carriera (43%).
Infine, anche l’etica e i valori trasmessi dal datore di lavoro sembrano avere il loro peso per il 40% dei lavoratori, mentre il 36% apprezza la possibilità di un apprendimento continuo.
Flessibilità, dunque, è la parola chiave (così come nel mondo del noleggio). L’esigenza di una maggiore flessibilità – intesa come possibilità di gestire autonomamente il proprio tempo e raggiungere un maggiore equilibrio vita-lavoro – è il motivo principale per cui gli italiani cambiano lavoro. (fonte: Employer Brand Research di Randstad).
LA GREAT RESIGNATION ITALIANA
Stando ai dati rilasciati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sulle cessazioni di lavoro nel secondo trimestre del 2021, in Italia la crescita tendenziale è del +43,7%. Tra aprile e giugno, ci sono state 2 milioni 587mila chiusure di rapporti lavorativi. Il +37%, pari a +768.000 unità rispetto al 2020.
Di queste, 484.000 sono state dimissioni volontarie dei lavoratori che, per la prima volta, superano il 2% sul totale della quota degli occupati. A essere interessato al fenomeno soprattutto il settore sanità/sociale, con un +44% di dimissioni volontarie. Conseguenza diretta degli sforzi fisici e psicologici richiesti agli operatori dalla pandemia.
DOVE VANNO TUTTI I DIMISSIONARI?
Come già detto, molti di coloro che abbandonano il lavoro non sono intenzionati a trovarne subito uno nuovo. Tra chi è alla ricerca di un nuovo impiego, invece, si registrano tendenze ben precise. Il nuovo lavoro dei sogni è un impiego intellettuale, che richiede un alto livello di competenze e creatività, offre un certo grado di flessibilità – e di smartworking o addirittura south working – e garantisce salari elevati.
Le statistiche della piattaforma di ricerca lavoro Indeed, infatti, indica che il settore con il più significativo aumento di ricerche è quello dell’ingegneria civile. Seguono l’informatica, media/comunicazione e sviluppo software. In stallo l’interesse per posizione di lavoro nell’ambito di ospitalità e turismo, mentre scendono nettamente le ricerche per posizioni di magazzinieri e mestieri di cura, dai bambini alla persona alla casa.
https://youtu.be/_-3cMZRcDyI
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