Caos per il Green Pass obbligatorio, a rischio i trasporti pubblici, porti e aeroporti
Al via il 15 ottobre l'obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro. Tanti quelli ancora senza certificazione. Si stimano 1 camionista su 3, ma anche molti nel trasporto pubblico a Milano e Roma, dove i mezzi sarebbero nel caos. E poi c'è il noto dei tamponi ai portuali.
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Al via il Green Pass obbligatorio sui luoghi di lavoro. Qualcuno lo definisce il “venerdì nero“, perché chiamarlo venerdì verde non si può: il timore è infatti che il settore dei trasporti si trovi fermo davanti ad un semaforo rosso.
Il 15 ottobre sarà alta l’allerta per le manifestazioni, ma sono tante anche le preoccupazioni per quanto riguarda le conseguenze di quelle che, secondo il governo, saranno le “assenze ingiustificate“. I lavoratori senza certificazione verde non potranno accedere ai luoghi di lavoro e oltre a porti e aeroporti saranno molti i dipendenti delle aziende di trasporto pubblico interdetti.
Dalla logistica al trasporto pubblico, potrebbe essere paralizzato sia spostamento delle merci sia quello delle persone. Vediamo come.
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INDETTO LO SCIOPERO DAL 15 AL 20
La Federazione italiana sindacati intercategoriali e la Confederazione sindacati autonomi federati italiani hanno proclamato uno sciopero dal 15 al 20 ottobre. La Commissione di garanzia ne ha chiesto la revoca e ha inviato una nota al ministro dell’Interno. La preoccupazione, si legge, è il “possibile verificarsi, alla luce del delicato contesto sociale, di gravi comportamenti illeciti”.
IL TRASPORTO SU GOMMA
Nonostante Palazzo Chigi sembri essere convinto che non sarà il caos (le vaccinazioni in Italia hanno ormai superato l’80% della popolazione totale), c’è attenzione da parte delle delle autorità per gli autotrasporti. Nel nostro Paese il 90% delle merci viaggia sui tir, quindi circa 350mila lavoratori che dovranno possedere il Green Pass.
Molti di questi però sono stranieri. E molti in arrivo dall’Est Europa, dove viene somministrato il vaccino russo Sputnik, non riconosciuto dalle autorità europee e italiane.
Il governo ha pensato di continuare a utilizzare le norme del protocollo di sicurezza siglato a inizio pandemia. Ma dal presidente di Conftrasporti-Confcommercio, Paolo Uggé, arriva l’allarme: “Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza Green pass, stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo”.
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IL PORTO DI TRIESTE BLOCCATO, A GENOVA I TERMINALISTI PAGHERANNO I TAMPONI
Il ministero ha invece pensato ai tamponi pagati dalle aziende solo per quanto riguarda il settore portuale, ma non sembra poter essere una soluzione. Alcuni terminalisti del porto di Genova pagheranno i tamponi ai dipendenti non vaccinati. Diversamente a Palermo, dove la possibilità è stata scartata.
Venezia e Napoli dovrebbero superare senza troppi intoppi la prima giornata di Green Pass, visto l’alto tasso di lavoratori vaccinati.
Le preoccupazioni maggiori sono per Trieste, dove alle tensioni già in essere si aggiunge il comitato dei lavoratori del Porto (Clpt), che minaccia di fermare l’attività “a oltranza” se non ci sarà uno slittamento della misura.
E se poi, ammesso e non concesso, le merci dovessero riuscire a lasciare i porti, si troverebbero in strada dove, come già detto, un autista su tre non ha il certificato sanitario.
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IL TRASPORTO PUBBLICO NELLE GRANDI CITTÀ
La seconda incognita è quella trasporto pubblico. Le stime parlano di un 10-20% dei lavoratori del settore non immunizzato contro il Covid.
A Milano potrebbero essere 150 i lavoratori Atm a non avere il Green Pass. Che salgono a 200-300 per Trenord (circa il 15% del totale).
Nella Capitale, l’Atac ha annunciato l’attivazione dei sistemi di monitoraggio di “assenze anomale”. Ma, fa sapere il segretario generale di Orsa Tpl, Fulvio Spelonca, a Roma basterebbe un 5-10% di assenze per creare disagi seri.
C’è poi Torino, dove la GTT spera di poter sottoporre a tamponi più rapidamente il personale non vaccinato grazie a dei canali preferenziali. Quello dei tamponi, gratuiti o non, è però un punto sul quale il governo non sembra puntare.
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