Greenwashing: il rivestimento per auto “Dinamica” che non è green
Prima ordinanza cautelare di un Tribunale in materia greenwashing. Dopo ricorso d’urgenza presentato da Alcantara, è stata "bloccata" la comunicazione ingannevole di Miko, produttore di "Dinamica", usato anche per gli interni di alcune auto.
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È arrivata il 26 novembre 2021 la prima ordinanza cautelare emessa da un Tribunale in materia di greenwashing. Il Tribunale di Gorizia, a seguito di un ricorso d’urgenza presentato da Alcantara, ha compiuto un passo importante per le future sentenze in tema di comunicazione ingannevole.
All’azienda Miko, società friulana che commercializza il materiale “Dinamica” utilizzato anche su alcuni modelli di auto, è stata infatti riconosciuta una condotta ingannevole nel comunicare gli aspetti più “green” del prodotto.
UNA SENTENZA ANTI GREENWASHING
In una conferenza stampa, Save the Planet, associazione no profit che nasce con lo scopo di promuovere progetti, azioni e soluzioni concrete per aiutare il pianeta e tutelare l’ambiente, ha ricordato l’impegno per una “transizione ecologica reale e non di facciata”.
La presidente Elena Stoppioni ha spiegato che proprio per questo “l’iniziativa realizzata con Alcantara può diventare una prima, fondamentale case history che in tema di greenwashing può essere caso di giurisprudenza”.
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COSA HA DETTO IL TRIBUNALE DI GORIZIA
Il Tribunale di Gorizia ha, innanzitutto, rilevato che “la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da un’impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto“.
Non solo, le “dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile”.
Nella sentenza si legge:
“I messaggi pubblicitari denunciati da parte ricorrente sono sicuramente molto generici e sicuramente creano nel consumatore un’immagine green dell’azienda senza peraltro dar conto effettivamente di quali siano le politiche aziendali che consentono un maggior rispetto dell’ambiente e riducano fattivamente l’impatto che la produzione e commercializzazione di un materiale di derivazione petrolifera possano determinare in senso positivo sull’ambiente e sul suo rispetto“.
PERCHÉ IL GREENWASHING INGANNA I CONSUMATORI
Secondo un recente studio condotto da McKinsey il 70% i consumatori ha una mentalità “green” nelle proprie scelte di acquisto. Chi compra è pronto a pagare un prezzo maggiorato per prodotti eco-friendly rispetto a quelli tradizionali.
È evidente quindi come eventuali dichiarazioni non veritiere sul fronte green non solo danneggiano la competitività delle
aziende più rigorose, ma sono in grado di influenzare i comportamenti dei consumatori, ingannandoli.
La magistratura ordinaria ha quindi ribadito che la sensibilità dei consumatori verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da una impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto del consumatore.
Secondo Antonello Ciotti, presidente CPME (Associazione Europea dei produttori di Poliestere) questa ordinanza “è una pietra miliare verso una giusta eliminazione di tutti i comportamenti scorretti che possono tradire la fiducia dei consumatori oltre che ingenerare concorrenza sleale”.
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COSA HA RECLAMIZZATO MIKO
Miko utilizzava, nelle proprie campagne pubblicitarie per “Dinamica“ claim quali “La prima microfibra sostenibile e riciclabile”, “100% riciclabile” o “Riduzione del consumo di energia e delle emissioni di CO2 dell’80%”. Ancora, si poteva leggere “Amica dell’ambiente”, “Scelta naturale” e “Microfibra ecologica”.
Il Tribunale di Gorizia le ha però considerate “informazioni non verificabili ed ingannevoli sul contenuto di materiale riciclato del prodotto”. La giurisprudenza, inoltre, ha ordinato la pubblicazione della decisione sul sito di Miko e l’invio
dell’ordinanza ad alcuni clienti della stessa.
LA COMMISSIONE DI SAVE THE PLANET
Save the Planet, come ricorda Elena Stoppioni, ha “attivato una community sul nostro sito per segnalare potenziali pratiche di questo tipo, anche in forma anonima“. Lo scopo è quello di distinguere cosa sia e cosa non sia greenwashing.
Una volta arrivata la segnalazione, la commissione creata da Save the Planet avrà “il compito di vagliare e monitorare possibili azioni di greenwashing e, quindi, di comunicazioni scorrette verso i consumatori in termini di sostenibilità”.
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