L’economia circolare viaggia in automobile
L’industria dell’automotive è chiamata a rigorosi principi di sostenibilità ed ecologia. Istanze che richiedono un nuovo approccio alla produzione che includa il riciclo di alta qualità dei materiali e che si inserisca in un più ampio progetto di economia circolare.
In questo articolo
Tra nuove alleanze, prodotti futuristici e aperture a mercati inesplorati, il mondo dell’automotive vive un momento di radicale trasformazione. Richiamata all’ordine ambientale dalle istituzioni, l’industria dell’auto tutta ha la riduzione del proprio impatto ambientale come primario e imprescindibile obiettivo futuro.
Produrre veicoli elettrici e ibridi, con emissioni sempre più basse, è uno dei modi per raggiungere l’obiettivo, ma non il solo. La vera neutralità climatica non si può ottenere senza un rinnovato approccio al metodo di lavoro, con processi produttivi che integrino anche lo smaltimento e il riciclo dei prodotti a fine vita. Esattamente ciò che sta accadendo grazie all’avvento sempre più esteso della cosiddetta economia circolare.
Leggi Anche: Costruire un’auto a impatto zero è impossibile?
COSA VUOL DIRE ECONOMIA CIRCOLARE?
Questione ambientale ed economia sono strettamente legati, basti pensare che le stime sull’andamento delle emissioni di gas prodotte in Italia sono state inserite nel Documento di economia e finanza redatto dal Governo. L’economia del futuro è sostenibile, ecologica e circolare.
L’economia circolare è quella che ragiona in una logica di eco-design, che lavora sulla modularità, longevità, riparabilità e riciclabilità dei prodotti e dei servizi e su modelli di consumo basati sullo sharing e sul product as service. Gli stessi principi che si ritrovano nelle più recenti strategie della maggior parte delle case automobilistiche, che dell’economia circolare sono tra i pionieri.
L’ECONOMIA CIRCOLARE NELL’AUTOMOTIVE
La Circular Cars Initiative
Il settore dell’auto ha già da tempo iniziato a modificare la propria catena produttiva nell’ottica di una riduzione degli sprechi. Trasformazione che si concretizza nella Circular Cars Initiative (CCI), coalizione di oltre 60 tra case produttrici, fornitori, istituti di ricerca, Ong e organizzazioni internazionali, che si sono prefisse di portare l’industria nell’economia circolare nel più breve tempo possibile.
La CCI, in collaborazione con il World Economic Forum, il World Business Council for Sustainable Development, McKinsey e Accenture, ha stilato una roadmap per aiutare l’industria e le autorità di regolamentazione ad arrivare un futuro sostenibile riassumibile in tre rapporti:
- il primo rapporto è intitolato The Road Ahed: A policy research agenda for automotive circularity e si interroga su come gli attuali quadri normativi possano supportare l’autonomia circolare
- il secondo rapporto, dal titolo Raising Ambitions: A new roadmap for the circular automotive economy, propone modelli di business innovativi per consentire il riciclo di alta qualità e l’uso di batterie di seconda vita
- Forging Ahed: A materials roadmap for the zero-carbon car è invece il rapporto che offre una visione dettagliata dei costi e degli investimenti tecnologici necessari per la decarbonizzazione delle materie prime automobilistiche
Un’agenda verde
Questi documenti offrono indicazioni concrete per la costruzione di un’agenda da “industria verde” che, secondo una ricerca Accenture, potrebbe portare l’economia globale a mantenere gli standard attuali e sostenere il raddoppio della domanda globale di passeggeri prevista entro il 2050, riducendo al tempo stesso il consumo di risorse naturali dell’80% e le emissioni di carbonio per passeggero del 75% e raggiungendo una profittabilità tre volte superiore a quella attuale. Come?
- Con materie prime sostenibili, rispettando cioè la direttiva europea del 2000 secondo cui tutti i costruttori debbono realizzare veicoli composti per almeno il 95% del proprio peso da materiali recuperabili: l’85% attraverso il riuso dei componenti e il 10% tramite recupero energetico.
- Riciclando, promuovendo la life-extension dei componenti dando loro una nuova vita una volta giunti a fine vita. Il materiale non manca di certo, solo in Europa sono 10 milioni le tonnellate di rifiuti da veicoli fuori uso che si accumulano in un anno.
- Condividendo, perché, in media, un veicolo privato giace inutilizzato per il 92% del suo ciclo di vita, mentre un veicolo in car sharing è attivo per il 40% del tempo. Noleggio, sharing, pooling, i modi in cui una vettura può essere sfruttata sono innumerevoli e le case automobilistiche potrebbero provarli tutti.
Scopri anche: Le aziende automobilistiche stanno diventando aziende di mobilità?
LE INIZIATIVE “CIRCOLARI” DELLE CASE
Anche le case automobilistiche operano autonomamente per attuare i principi dell’economia circolare. Bmw con la sua Vision Circular punta a veicoli prodotti completamente a partire da materiali secondi e concepiti fin dal principio per essere smontati e riciclati.
Mercedes ha annunciato l’apertura di un impianto dedicato al riciclo delle batterie delle auto elettriche. Volkswagen l’impianto per il riciclo di batterie lo ha già aperto, a Salzgitter in Germania, dove si recuperano materie preziose prime come litio, nichel, manganese e cobalto, oltre ad alluminio, rame e plastiche.
Per Renault gli stabilimenti dedicati al riciclo saranno due: quelli di Flins in Francia e di Siviglia in Spagna. Vere e proprie ReFactory dedicate al riciclo e alla rigenerazione di veicoli e componenti. Mentre è in Italia, precisamente a Mirafiori, che Stellantis ha avviato le proprie attività di circular economy. Non manca all’appello neppure Toyota che, per prolungare il ciclo di vita dei propri veicoli, effettua riparazioni e sostituzione dei componenti nelle stesse sedi dove le vetture sono prodotte.
***
CONTINUA A LEGGERE SU FLEETMAGAZINE.COM
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News.
Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.