Il Fleet Manager del mese: Federico Antonio Di Paola (Engineering Group)
Per ridurre davvero le emissioni di una flotta aziendale non basta inserire indiscriminatamente in parco auto elettrificate. Ce ne parla Federico Antonio Di Paola, Fleet Manager di Engineering Group.
In questo articolo
- SOSTENIBILITÀ, CON CONSAPEVOLEZZA
- F.M. Come è composto il vostro parco auto, in termini di motorizzazioni?
- F.M. Ibrido per tutti, quindi, in prospettiva?
- F.M. E riuscite a verificare che siano rispettati questi requisiti?
- F.M. L’elettrico invece?
- F.M. La preoccupa la transizione in atto?
- F.M. Fate formazione sull’elettrico anche in azienda?
- F.M. Lei è anche Mobility Manager. Che impatto ha avuto lo smart working sulla vostra realtà?
- F.M. Quali altre misure di smart mobility avete messe in atto?
La mobilità sostenibile si raggiunge attraverso strumenti reali quali la tecnologia, l’innovazione e la consapevolezza delle persone. Bisogna, quindi, incentivare sia la diffusione delle giuste tecnologie sia spingere le persone a prediligere un certo tipo di trasporto.
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“In Engineering siamo particolarmente sensibili a queste tematiche e stiamo cercando di dare concretamente il nostro contributo in termini di riduzione di emissioni di sostanze inquinanti e di congestione del traffico urbano”, spiega Federico Antonio Di Paola, Fleet Manager presso Engineering Group, società italiana dal 1980 nel settore del software e dei servizi IT. Un po’ di numeri:
- I dipendenti sono 12mila, più del 10% dei quali dotati di auto aziendale
- Le auto in flotta sono 1.500, di cui 50 in pool e le altre in fringe benefit
Un parco vasto e dislocato in tutta Italia, che sta affrontando la transizione ecologica con prudenza e pragmatismo.
SOSTENIBILITÀ, CON CONSAPEVOLEZZA
F.M. Come è composto il vostro parco auto, in termini di motorizzazioni?
La maggior parte della auto sono benzina o diesel, poi abbiamo 100 full e mild hybrid e 100 plug-in. Ogni anno che passa aumenta la percentuale delle ibride.
F.M. Ibrido per tutti, quindi, in prospettiva?
Assolutamente no. In car list auto sono state introdotte da tempo auto ad alimentazione plug-in ed elettrica, la scelta di queste auto da parte dei driver, però, è stata subordinata al soddisfacimento di determinati requisiti che permettono di sfruttare al massimo i vantaggi delle nuove tecnologie sia in termini di prestazioni, di consumi che di sicurezza. Per le auto plug-in i requisiti sono: l’utilizzo prevalentemente urbano, garantire un consumo in modalità elettrica pari al 35% del consumo totale annuo, percorrere al massimo 20.000 chilometri annui.
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F.M. E riuscite a verificare che siano rispettati questi requisiti?
Sì, facciamo una sorta di intervista quando i colleghi vogliono un’elettrica o un’ibrida e se non rispettano i requisiti non la diamo. Monitoriamo la ricarica elettrica perché – con le plug-in – non forniamo la carta per ricaricare alle colonnine pubbliche, i driver possono farlo solo in azienda. Con un nostro algoritmo controlliamo le loro performance.
Il limite dei 20mila Km annui è legato al fatto di spostarsi prevalentemente in città. Avendo tutti questi paletti, molti driver – pur attratti dalla plug-in perché percepita come “più nuova” – non la scelgono più. Questi parametri, però, garantiscono che l’auto venga usata nel modo corretto e, quindi, che sia vantaggiosa sia dal lato del risparmio sul carburante sia da quello delle emissioni. Altrimenti sarebbe controproducente e finirebbe per consumare più benzina di un’auto termica, come sento dire da tanti colleghi Fleet Manager in altre aziende. Pur con tutte le nostre regole, ogni anno le plug-in aumentano di circa 40 unità.
F.M. L’elettrico invece?
Siamo solo all’inizio, abbiamo 2 smart in pool e 2 Audi e-tron, che non so quando arriveranno. Le hanno scelte due colleghe: a loro daremo la carta per ricaricare alle colonnine pubbliche, dato che non avranno la carta carburante. Vogliamo incrementare l’elettrico, ma non in modo indiscriminato, trovando i colleghi che lo possono sfruttare.
F.M. La preoccupa la transizione in atto?
Al momento no, perché gran parte del parco è ancora diesel o benzina, aspettiamo di vedere quale direzione prenderà effettivamente il mercato.
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Avere solo elettriche in parco non sarebbe possibile, speriamo che i decisori politici diano spazio anche ad altre tecnologie, dall’idrogeno ai bio carburanti. Penso che andrà trovata una soluzione, perché le nostre difficoltà sono quelle di tutti. Confido anche nell’evoluzione del prodotto. Ho avuto modo di costatare in prima persona come le percorrenze in elettrico dell’ibrido plug-in siano aumentate: con il Rav4 sono riuscito a fare i 52 Km dall’ufficio a casa in elettrico.
F.M. Fate formazione sull’elettrico anche in azienda?
Grazie ad una collaborazione con BMW Italia, abbiamo organizzato un evento di due giorni presso la sede Engineering di Roma, così abbiamo dato concretamente ai nostri dipendenti la possibilità di capire e conoscere la tecnologia alla base delle auto ad alimentazione elettrica, attraverso lezioni teoriche tenute direttamente da personale specializzato e di mettere in pratica quanto appreso effettuando test drive in un percorso urbano su auto plug-in ed elettriche sotto la supervisione di piloti della loro scuderia.
L’evento è stato rivolto a tutti i dipendenti interessati, non solo i driver di auto aziendali.
F.M. Lei è anche Mobility Manager. Che impatto ha avuto lo smart working sulla vostra realtà?
Avevamo iniziato già prima del Covid, nel 2019, a fare una giornata di smart working alla settimana. Adesso siamo in smart working totale: non ci sono più le scrivanie assegnate e per venire in ufficio bisogna prenotarsi il posto. Io vado in sede una o due volte la settimana.
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Quando terminerà il regime semplificato per lo smart working abbiamo già siglato un accordo sindacale per cui torneremo 2 giorni in ufficio e ne faremo 3 a casa. Questo approccio ci ha permesso di ridurre i chilometraggi da 50-40mila annui a un massimo di 30mila annui. Questo ha consentito di ridurre il carburante e anche il canone di noleggio. Lo sforamento dei Km previsti è a carico del dipendente, a meno che non siano questioni di lavoro dimostrate.
F.M. Quali altre misure di smart mobility avete messe in atto?
All’utilizzo dello smart working per tutti i dipendenti, abbiamo affiancato una piattaforma digitale in cui è possibile scegliere soluzioni di mobilità alternativa quali car pooling, car sharing, noleggio di monopattini e biciclette elettriche. Sono servizi a pagamento, ma con tariffe agevolate. Da sottolineare che sono servizi disponibili per tutti i colleghi, anche chi non ha l’auto aziendale.
L’articolo completo si può leggere da pagina 50 del numero 185 di Fleet Magazine.
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