Il nuovo mondo: USA e Cina alla conquista dei chip. E l’Europa?
Non una "guerra fredda", né una "guerra calda" nonostante le mire espansionistiche russe in Ucraina. Si chiama "Chip War", è un conflitto commerciale che a differenza del XX secolo vede gli USA da una parte, la Cina dall'altra, e l'Europa nel mezzo.
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Il nuovo mondo è digitale, e la digitalizzazione include anche l’auto. Ciò significa una necessità sempre più alta dei semiconduttori, la cui scarsità ha provocato una crisi nel mercato automobilistico e informatico senza precedenti.
Ecco perché, consci che il futuro dell’economia si giocherà anche su queste componenti, gli Stati si stanno organizzando per accaparrarsi, o mantenere, il primato in questo settore.
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GLI USA ALLA GUIDA DELLA CHIP 4 ALLIANCE
Pur essendo in una perenne e inevitabile decadenza, gli Stati Uniti rimangono la prima superpotenza mondiale, e mantengono il primato sia militare sia tecnologico.
Nell’ottica, da una parte, di ridurre la loro dipendenza dai paesi asiatici, e dall’altra ovviamente di mantenere il loro prestigio, gli USA hanno dato vita alla Chip 4 Alliance, un’alleanza tra loro 3 i “soliti” asiatici di stampo occidentale (qualcuno potrebbe chiamarle addirittura colonie): vale a dire Giappone, Corea del Sud e Taiwan.
Anche per questo, come vedremo, l’atteggiamento degli States nei confronti della Cina cerca di essere il più possibile accomodante, in modo che il gigante mandarino lasci perdere Formosa.
L’alleanza però nasce proprio per danneggiare la Cina, e per impedirle di interrompere di nuovo la catena di approvvigionamento globale dei semiconduttori. Nei fatti, però, più che un’alleanza al momento sembra un corteggiamento americano nei confronti dei tre paesi asiatici.
Questa alleanza è la conseguenza di una guerra commerciale e digitale iniziata qualche anno fa. Nell’ultimo periodo, infatti, gli USA hanno più volte accusato il governo cinese di rubare la proprietà intellettuale alle aziende statunitensi e occidentali, tanto che le diverse amministrazioni di Washington D.C. hanno imposto restrizioni su prodotti sofisticati alla Cina, culminate nel caso più eclatante del ban a Huawei.
Più o meno si può dire che Chip 4 sia nato ufficialmente quando il presidente Biden ha firmato il Chips and Science Act, con stanziamento 270 miliardi di dollari per incentivare le aziende a riportare e creare nuovi impianti di produzione e progettazione nel territorio nazionale. Ma il fondo nasce anche per avvicinarsi maggiormente a Taiwan, Sud Corea e Giappone, che soddisfano la maggior parte della domanda dei semiconduttori, e garantirsi quindi il loro approvvigionamento.
Una sorta di semi-cambiamento, perché va bene che da una parte si vuole riportare la produzione in loco, ma dall’altra la Chip 4 altro non è che un nuovo modo di dipendere da altri, seppur, almeno agli occhi degli statunitensi, più sicuro perché i paesi in questione sono storici alleati degli USA e storici nemici della Cina.
Il Taiwan, in particolare, è il più grande produttore di chip a contratto: taiwanese è Foxconn, che produce componenti o interi dispositivi per aziende americane e giapponesi come Sony, Microsoft, ma soprattutto Apple e Nvidia, e di recente si è lanciata nel mondo delle auto elettriche tramite la neonata Foxtronn, con l’obiettivo di arrivare a conquistare la quasi totalità del mercato in pochi anni.
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