Il passaporto delle batterie elettriche e la Global Battery Alliance
Un passaporto digitale che indichi il ciclo di vita, la capacità e i precedenti utilizzi delle batterie elettriche dei veicoli: questa la proposta per agevolare il riciclo dei componenti, anche tra paesi diversi.
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Anche a causa dello stop alla vendita di auto termiche a partire dal 2035, l’Unione Europea stima che, tra meno di dieci anni, la produzione di batterie elettriche aumenterà di 14 volte all’interno dei confini comunitari.
Si fa dunque ancora più cruciale la questione di un corretto smaltimento, riciclo e riutilizzo delle batterie. Punto che, la stessa Ue, ha intenzione di introdurre nel nuovo regolamento Euro 7, i cui standard valuteranno anche la durata delle batterie e il loro impatto sull’ambiente nell’intero ciclo di vita. Come? Attraverso il passaporto delle batterie elettriche.
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DALLA GERMANIA ALL’EUROPA: I PROGETTI PER UN PASSAPORTO DIGITALE
Affinché le batterie possano essere correttamente smaltite e riciclate, anche una volta finite in un paese e uno stabilimento diverso da quelli di produzione, è necessario attuare un sistema standard condiviso per la tracciabilità di componenti e caratteristiche.
Il primo a sostenere la realizzazione di un passaporto digitale per le batterie (attraverso un fondo da 8,2 milioni di euro) è stato il Ministero federale dell’economia e della protezione del clima tedesco. A fianco dell’ente governativo, un consorzio di undici aziende impegnate nel settore automotive, tra cui anche le case costruttrici Volkswagen e Bmw.
Il progetto è stato in seguito ripreso dall’Unione europea che prevede di introdurre un sistema simile per tutte le batterie utilizzate in Europa a partire dal 2026. L’iniziativa, dovrebbe inserirsi all’interno dei nuovi standard Euro 7.
In pratica, il passaporto digitale delle batterie dovrebbe configurarsi come un QR code applicato al pacco batterie, tramite cui accedere a un database digitale gratuito, a disposizione sia degli utenti finali che delle aziende. Tra le informazioni disponibili, anche quelle relative alle materie prime utilizzate per realizzare la batteria, così da semplificare le operazioni di riciclo.
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L’esempio Renault
Tra i costruttori, c’è già chi ha iniziato ad adoperarsi in autonomia per fornire i propri veicoli elettrici di una certificazione digitale che attesti l’SOH (Stato di Salute) delle batterie. In primis Renault, che attraverso la piattaforma di servizi Mobilize, mette a disposizione degli utenti i dati forniti dal Battery Management System. Il servizio è attualmente attivo su Dacia Spring e Renault Zoe, Twingo e Kangoo.
NASCE LA GLOBAL BATTERY ALLIANCE
L’importanza di certificare la batteria delle auto elettriche, con conseguenze positive soprattutto per il valore residuo delle auto, ha portato alla Global Battery Alliance (GBA), un consorzio industriale a cui partecipano più di 100 aziende della filiera, tra produttori di batterie (LG, CATL, Samsung), società minerarie (Glencore) e aziende automobilistiche, al momento Tesla e Audi.
L’obiettivo è contribuire a “stabilire una catena del valore sostenibile delle batterie entro il 2030“, dando vita a una catena che permetta di capire da dove provengano tutte le componenti – cosa assai complicata.
Il Passaporto Batteria della GBA è stato lanciato lo scorso 18 gennaio 2023, in occasione del World Economic Forum di Davos, e per l’occasione Tesla e Audi hanno partecipato al “proof-of-concept”, con esempi dimostrativi. Per esempio, Tesla ha dimostrato la provenienza del cobalto, da una miniera Glencore nella Repubblica Democratica del Congo; Audi, invece, si è spinta oltre, con due esempi e tracciando fino al 13,6% delle sue batterie.
In ogni caso, il passaporto permette di dividere anche la produzione: chi estrae i materiali, chi produce le celle della batteria, chi le assembla. Nel caso di Audi, per esempio, lascia la produzione delle celle a CATL o Samsung, nel primo caso in Cina nel secondo in Ungheria, ma poi è lei stessa ad assemblarle in Germania.
Comunque, la speranza è che altri produttori si uniscano al consorzio, per contribuire alla vera sostenibilità delle auto elettriche, che altrimenti sarebbe un po’ limitata.
Al momento, sono solo Tesla e Audi a partecipare, ma non è da escludere che si aggiungano altri produttori. Speriamo, comunque, che la percentuale di materiali tracciati salga continuamente
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