Infrastrutture per la ricarica elettrica: “Siamo tutti protagonisti del cambiamento”
Secondo Motus-E rendere capillare la rete di ricarica non è compito solo del pubblico o dei “charging point operator”: anche cittadini e attori aziendali daranno un contributo fondamentale all'elettrificazione.
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Per capire quale è lo stato delle infrastrutture per la ricarica elettrica in Italia ci siamo rivolti a Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, l’associazione costituita per fare sistema e accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica.
LA RICARICA PUBBLICA IN ITALIA
Secondo l’ultimo report di Motus-E in Italia ci sono oltre 26mila punti di ricarica. “Il dato non è così negativo come a volte lo si descrive. Se consideriamo il numero di colonnine rispetto a quello dei veicoli elettrici in Italia il dato non è basso, anzi è sopra la media europea e siamo secondi solo all’Olanda”.
Il punto è proprio che non ci sono tanti veicoli elettrici: le colonnine crescono di pari passo con gli EV. “L’infrastruttura è un servizio al mercato: non ci sono filantropi, ma operatori che affrontano accordi commerciali e spendono soldi per gli asset e la gestione. Più i tassi di utilizzo salgono, più si ammortizza l’investimento. La domanda di elettrico comunque c’è, resta in attesa degli incentivi”.
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L’altro problema è quello geografico: la distribuzione delle colonnine è diseguale fra Nord e Sud, oltre che ancora troppo ridotta in autostrada. Hanno iniziato prima i Comuni del Nord Italia dove la richiesta è maggiore. “È utile che il PNRR si ponga l’obiettivo di infrastrutture capillari”, commenta Naso.
QUALI COLONNINE?
Oltre al numero, è importante la tipologia delle colonnine: su oltre 26mila colonnine, quelle che ricaricano a corrente continua, cioè sopra i 50 kW sono 2mila, cioè il 6%.
“La distribuzione in termini di potenza è troppo spostata verso le ricariche più lente. Le alte potenze costano di più sia come asset che come connessione, senza contare che fino a qualche anno fa erano poche le auto a caricare sopra i 50 kW di potenza. Adesso anche auto piccole come la 500e ricaricano a 85 KW, quindi – anche grazie al Pnrr – ci si sta concentrando di più su colonnine a media e alta potenza”.
COLONNINE A BASSA POTENZA
La bassa potenza non è sbagliata di per sé: “Non possiamo costellare di alta potenza le nostre città, anche perché sarebbe molto costoso e finiremmo per pagarlo tutti attraverso gli oneri di rete”. Una colonnina pubblica a bassa potenza può essere utile nelle zone residenziali, ad esempio, dove non ci sono box ma parcheggi.
Oppure nei parcheggi di interscambio, nelle autorimesse pubbliche o in concessione, nelle zone commerciali, nei cinema o nei punti di interesse turistico. “Dobbiamo vedere la ricarica non come un problema, ma come un cambio di paradigma”.
SIAMO TUTTI ATTORI DEL CAMBIAMENTO
La ricarica in luoghi ad accesso privato supera l’80% del totale. “Secondo le nostre previsioni scenderà, ma sarà lo stesso preponderante, cioè sopra il 50%. Per rispettare gli obiettivi del piano nazionale che prevede 4 milioni di EV in Italia entro il 2030 serviranno, secondo le nostre previsioni, 2,9 milioni di punti di ricarica domestici, 300mila punti di ricarica aziendali e 120mila pubblici (di cui la metà sopra i 50 kW). La ricarica dovrà rimanere su misto di pubblico e privato, sempre usando anche in casa la wall-box, perché più sicura e più flessibile nel regolare i consumi”.
Gli attori non sono solo i ‘charging point operator’ o i Comuni, ma possiamo esserlo tutti: “Chi ha un’attività commerciale dotata di parcheggio può decidere di mettere una colonnina ad accesso pubblico, mettendola a business. Tutti possiamo essere protagonisti, naturalmente anche chi si occupa di flotte. Non bisogna solo aspettare che arrivino le infrastrutture”.
IL RUOLO DEL NOLEGGIO
Le flotte aziendali sono fondamentali per chilometraggi e sono ambasciatrici dell’elettrico fra i dipendenti. Senza contare che, come ha evidenziato Unrare, il 15% di chi noleggia elettrico è un privato: piuttosto che acquistare un EV preferisce noleggiarlo, dato anche il cambio veloce della tecnologia.
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In che modo i noleggiatori possono aiutare a elettrificare la mobilità? “Secondo me in maniera decisiva – risponde Francesco Naso – Non a caso fra le nostre associate ci sono ALD e Arval”.
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