Detraibilità dell’Iva, ecco come si può rivedere la normativa
Aniasa lancia un messaggio chiaro al Governo: no ad un'ulteriore proroga dell'attuale regime di detraibilità dell'Iva. Al contempo, occorre appoggiare l'Esecutivo per un primo intervento di adeguamento della normativa ai livelli europei. Ne parliamo con Pietro Teofilatto, direttore Area Fisco ed Economia dell'associazione.
No ad un’ulteriore proroga dell’attuale regime di detraibilità dell’Iva, sì ad una graduale revisione della normativa, per allinearla ai livelli europei: è un messaggio chiaro quello lanciato in questi giorni da Aniasa.
Abbiamo approfondito la questione con Pietro Teofilatto, direttore Area Fisco ed Economia dell’associazione, che ha ripercorso le tappe che hanno portato a questa situazione così penalizzante per le auto aziendali. Una situazione che, auspichiamo tutti, possa presto cambiare.
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DETRAIBILITÀ DELL’IVA IN ITALIA: LA SAGA DELLE PROROGHE
“Una premessa è necessaria: l’Iva è un’imposta sui consumi che riguarda beni e servizi acquistati e venduti nell’ambito dell’Unione Europea, ma la sua applicazione specifica può variare da un Paese all’altro. Ci sono casi in cui tutti i Paesi applicano allo stesso modo e con le medesime tempistiche la normativa, ma ci sono casi in cui la normativa è applicabile con regimi in deroga, ovvero norme speciali a carattere temporaneo” spiega Teofilatto.
Per l’Iva è accaduto così. “Dal 1983, per 17 anni consecutivi, l’Italia chiese ed ottenne dall’UE, di triennio in triennio, un regime speciale di totale detraibilità dell’Iva, poi dal 2001, visto che eravamo gli unici in Europa, l’Iva è stata resa detraibile al 10% e poi, dal 2006, al 15%. Proprio nel 2006 intervenne la Corte di Strasburgo che, con la famosa sentenza Stradasfalti, condannò l’Italia ad applicare la detraibilità al 100%, come previsto dalla norma comunitaria – racconta Teofilatto – Il Ministero dell’Economia dell’epoca, allora, chiese con successo agli organi europei di limitare la percentuale al 40%: un regime forfettario, in quanto si tratta della percentuale accertabile di utilizzo del veicolo per scopi di produzione del reddito”.
Da quel momento l’Italia ha chiesto ed ottenuto, di triennio in triennio, continue proroghe di questo regime. L’ultima scadrà il prossimo 31 dicembre, ma il Governo, per rinnovarla, ha tempo fino all’1 aprile. Ecco perchè queste settimane saranno decisive per la fiscalità sulle auto aziendali.
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IL MESSAGGIO DI ANIASA
Il messaggio di Aniasa è chiaro: no ad un ulteriore proroga, sì ad una revisione della detraibilità dell’Iva, un impegno che lo stesso Governo ha preso ufficialmente a fine dicembre dello scorso anno, in seguito all’approvazione di un ordine del giorno presentato dall’onorevole Sara Moretto.
“Dopo anni di silenzio, in cui il problema era sempre stato evidenziato solo dall’automotive, la questione è finalmente approdata in ambito parlamentare – sottolinea Teofilatto – L’obiettivo è chiaro: fornire un supporto concreto alla competitività delle aziende italiane rispetto agli altri Paesi europei”. In più, in ambito parlamentare, a rafforzare questa istanza, ci sono anche “le mozioni che riguardano l’automotive, che provengono da diversi gruppi, e il disegno di legge di riforma della fiscalità, che attualmente però è ancora fermo”.
Si nota, quindi, una sensibilità positiva sul tema. “Adesso le associazioni devono supportare l’Esecutivo per un primo intervento di adeguamento della normativa, magari aumentando la detraibilità dell’Iva in base alle minori emissioni di CO2, con lo stesso criterio che è stato adottato per il fringe benefit” prosegue il direttore Area Fisco ed Economia di Aniasa.
Il concetto è chiaro, ora l’auspicio è che nelle prossime settimane l’interesse nei confronti della situazione fiscale si trasformi finalmente in azioni concrete.
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