La mobilità condivisa è quintuplicata in 5 anni (e supera la prova del Covid)
Dal 2015 al 2020 sono triplicati i servizi di sharing in Italia, mentre la flotta sfiora gli 85mila veicoli (5 volte quella del 2015). Tutti i numeri della 5° Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility.
In questo articolo
È stato presentato a Roma il quinto Rapporto realizzato dall’ Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility, alla presenza del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini.
In un anno in cui la domanda di mobilità è crollata, la sharing mobility ha saputo reagire, grazie soprattutto alla diffusione dei mezzi di micromobilità.
SHARING MOBILITY IN ITALIA
La forte contrazione di domanda di mobilità ha riguardato tutte le modalità di trasporto, ma i servizi di sharing mobility hanno dubito un calo inferiore rispetto ad altri:
- Sharing Mobility -30.6%
- Mobilità privata -32.3%
- Trasporto pubblico locale -44.8%
- Trasporto aereo -69.3%
- Ferrovia alta velocità -66.1%
- Ferrovie regionali -38.8%
Quando le restrizioni alla mobilità imposte dai diversi lockdown sono calate, la domanda di mobilità condivisa è tornata ai livelli del 2019.
I NUMERI DEL 2021
Nel 2021 scooter, bike e monopattini in sharing hanno superato i valori del 2019 pre-pandemia, ed il car sharing li sta raggiungendo in queste settimane.
In Italia ci sono:
- 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015)
- 5.6 milioni di iscrizioni ai servizi di sharing mobility
- circa 15 milioni di italiani possono utilizzare almeno un servizio di sharing con quasi 90.000 i veicoli in condivisione (auto, scooter, bici e monopattini)
- Solo quattro le città italiane dove sono presenti tutti i quattro servizi di sharing (car, bike, scooter, monopattini): Milano, Roma, Torino e Firenze
IL BOOM DEI MONOPATTINI
Tra il 2019 e il 2020 c’è stato il boom dei monopattini (+65%). Come ha ricordato il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, il DL Infrastrutture è intervenuto per migliorare la fruibilità del mezzo in sicurezza: “Sono fenomeni che crescono tumultuosamente e poi vanno regolamentati, non in senso restrittivo, ma per renderli coerenti con tutto il resto del sistema di mobilità”.
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Un successo dovuto anche al fatto che i monopattini sono anche uno dei pochi servizi di sharing sostenibile anche in città più piccole.
20 ANNI DI SHARING MOBILITY
La sharing mobility in Italia compie vent’anni: nasce tra il 2000 e il 2001 con i primi servizi di car sharing a Milano e di bike sharing a Ravenna.
Per il primo decennio il suo sviluppo è stato guidato dalle politiche pubbliche, mentre lo smartphone è stato il “game changer” degli ultimi dieci anni, permettendo la nascita dei servizi free floating.
Come si vede dal grafico, la sharing mobility cresce per ondate che si sovrappongono e vanno a creare l’attuale variegato panorama della sharing mobility.
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CONCENTRAZIONE DEI SERVIZI
Importante il tema della concentrazione: la mobilità condivisa si sviluppa dove la domanda è più intensa e cioè nelle grandi città, in particolare nelle aree centrali e nelle aree più sviluppate e ricche del paese. Laddove si aprono servizi al Sud o in città piccole o medie serve ancora l’intervento pubblico.
Dei capoluoghi di Provincia: 49 hanno almeno un servizio di sharing, 59 nemmeno uno. C’è un legame chiaro fra il reddito pro capita e la capacità di accogliere i servizi presenti sul mercato. La situazione è così ripartita:
- Nord: 22 città non hanno servizi di sharing e 26 sì
- Centro: 18 città non hanno servizi di sharing e 10 sì
- Sud: 19 città non hanno servizi di sharing e 13 sì
Solo 4 città hanno tutti i servizi di vehicle sharing: Milano, Torino, Roma e Firenze.
MUOVERSI CON LEGGEREZZA
Grazie alla diffusione dei veicoli di micromobilità (monopattini, biciclette, scooter), che ora sono il 91% dei veicoli in condivisione in Italia, in 5 anni il peso medio di un veicolo in sharing è passato da 400kg a 120kg.
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Questa tendenza si spiega con la preferenza delle persone di noleggiare veicoli che non hanno problemi di parcheggio e permette di ridurre i tempi di percorrenza e azzerare o quasi gli impatti ambientali perché sono veicoli senza motore o con motore elettrico. Resta il problema di migliorare rapidamente le infrastrutture adatte a questo tipo di veicoli, compresi parcheggi dedicati, per garantire spazi e sicurezza a tutte le modalità di trasporto.
LA PROSSIMA SFIDA: MOBILITY AS A SERVICE
La prossima sfida della mobilità condivisa è diventare integrata e intermodale, accompagnandosi alle altre forme trasporto pubblico e privato.
Spiega il Ministro Giovannini: “Nei prossimi 3 anni ci attendiamo trasformazioni enormi sia lato offerta sia lato domanda. Dall’Amministrazione pubblica ci si aspetta di migliorare l’offerta. Il rinnovo dei mezzi – autobus e treni – è al centro del Pnrr, così come l’aumento dei fondi per il Trasporto pubblico locale”.
“Mobility as a service” (MaaS) è una soluzione in grado di integrare diversi servizi di mobilità in un’unica App che consente di programmare i propri spostamenti, pagarli e ricevere informazioni durante il viaggio, anche se questi si fanno con modalità di trasporto differenti e sono gestiti da operatori diversi.
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L’obiettivo delle piattaforme MaaS è facilitare l’uso di tutti i servizi di mobilità condivisa, e in questo modo incentivarne l’utilizzo. L’Italia, nel quadro degli investimenti del Pnrr, sta puntando a far decollare un proprio ecosistema “MaaS” attraverso un progetto pilota del valore di 40 milioni di euro, che nel 2022 coinvolgerà 3 città metropolitane “leader” e 7 città/territori “follower”.
https://youtu.be/932AocP-HYo
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