L’auto è diventata un affare per ricchi?
Si vendono meno vetture rispetto a prima del Covid, ma i profitti delle Case sono aumentati perché gli Oem hanno puntato sui segmenti più redditizi. Non tutti i consumatori, però, possono adeguarsi. Così l'età media dei veicoli invecchia, perché molti non possono più permettersi di sostituire l'auto.
In questo articolo
Oggi gli italiani si muovono in auto più di quanto facevano prima della pandemia. Nonostante ciò, il mercato degli acquisti è praticamente fermo e il parco circolante continua a invecchiare. Sta aumentando il “divario di mobilità” tra chi può permettersi le auto nuove (più costose) e chi invece non può farlo e si affida alla propria vecchia auto.
Come siamo arrivati a questo punto?
L’EFFETTO DELLA CRISI DEI CHIP
Data la crisi produttiva, gli OEM si sono trovati a non potere soddisfare interamente la domanda di nuove auto, e quindi hanno utilizzato i semiconduttori a disposizione per costruire i veicoli che avevano più possibilità di essere venduti grazie agli incentivi (come le auto elettriche) o che sono più attraenti per i clienti (i Suv).
Spiega Felipe Munoz, Automotive Industry Specialist di Jato Dynamics: “Inizialmente è stato a caso, visto che è normale dare priorità alle auto che si vendono più facilmente, tipo Suv. Visto che la formula ha funzionato, ora è diventata una strategia per i prossimi mesi, anche dopo l’eventuale fine della crisi chip”.
È piuttosto banale: gli Oem scelgono di concentrarsi sui segmenti superiori, dove ci sono più profitti.
I PROFITTI DELLE CASE AUTO
Data la crisi delle immatricolazioni, verrebbe da pensare che le Case auto siano in crisi, ma non è così. Jato Dynamics ha sommato i profitti 2021 di 19 Case auto:
- Aston Martin
- BMW Group
- Mercedes-Benz
- Ferrari
- Ford
- Geely Group
- General Motors
- Honda
- Hyundai e Kia
- Isuzu
- Mazda
- Renault-Nissan
- Stellantis
- Subaru
- Suzuki
- Tata Group
- Tesla
- Toyota
- Volkswagen Group
I ricavi cumulati sono stati pari a 1,74 trilioni di euro (1 trilione è pari a mille miliardi):
- +13% rispetto al 2020
- -6% nei confronti del 2019
Le unità vendute nel 2021, invece, sono in calo. Si tratta in tutto il mondo di 69,54 milioni di veicoli immatricolati:
- +2% in più rispetto al 2020
- -14% in meno rispetto al 2019
Il fatturato medio unitario venduto nel 2021 è stato di 25.073 euro:
- +11% in più rispetto al 2020
- +10% rispetto al 2019
I ricavi totali meno i costi di produzione e le spese amministrative e di vendita, sono stati pari a 132,37 miliardi di euro nel 2021. I profitti operativi suddivisi per il numero di auto vendute (ovviamente si tratta di una media) sono chiarissimi:
- 1903 euro/auto nel 2021
- 811 euro/auto nel 2020 (nella fase più acuta della pandemia)
- 1168 euro/auto nel 2019 (pre-pandemia)
Ciò significa che, nonostante l’impatto pandemico sulle economie globali e le difficoltà produttive, le 19 Case prese in considerazione hanno guadagnato più soldi rispetto al 2020 e al 2019.
CRESCE IL “DIVARIO DI MOBILITÀ”
Nonostante la ritrovata mobilità dopo il Covid, il mercato automotive è alle prese con la peggior crisi dagli anni Settanta. Se nel 2020, infatti, la crisi pandemica aveva già colpito duramente, la carenza di chip e lo scoppio del conflitto in Ucraina, con la conseguente mancanza dei sistemi di cablaggio prodotti sul territorio, hanno continuato a soffiare sul fuoco della crisi.
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Nel 2021 le immatricolazioni auto in Italia sono scese sotto quota 1,5 milioni di unità, con il 2022 che sta segnando una contrazione del 27% da inizio anno.
Quali sono le conseguenze per il consumatore italiano? “Cresce il divario tra chi può acquistare le auto elettriche (soprattutto nelle metropoli del Nord Italia e nelle flotte aziendali) e chi conserva la vecchia auto (soprattutto al Sud e tra i privati)”, spiega Gianluca Di Loreto, Partner Bain & Company.
A questo tema è dedicata una ricerca condotta proprio dalla società di consulenza strategica Bain & Company insieme ad Aniasa, l’associazione che rappresenta il settore dei servizi di mobilità. Il titolo è significativo: “La mobilità che non cambia – Un’Italia a due velocità, tra chi abbraccia il nuovo…e chi non può ancora permetterselo”.
L’auto interessa a tutti, ma non tutti possono permettersi di cambiarla. Di conseguenza il parco auto è sempre più vecchio. Le auto in Italia sopra i 15 anni:
- Sono il 35% nel 2020
- Erano il 19% nel 2010 e il 16% nel 2000
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Una crescita esponenziale, che è prevedibile possa allargarsi ancora, dato che si prospetta una ulteriore riduzione dei segmenti minori da qui al 2025 (fonte: S&P Global Mobility, 2022). In particolare il segmento A dovrebbe ridursi dal 18% al 6% del totale mercato.
L’automobilista “di massa”, insomma, fatica a sostenere il costo del cambiamento e continuerà a guidare auto sempre più vecchie.
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