Le auto del futuro si ripareranno da sole
Con materiali sempre più all'avanguardia, le auto del futuro saranno in grado di compiere da sole alcune delle operazioni di manutenzione
In questo articolo
Non è un film di fantascienza, le auto che “guariscono” da sole sono il futuro del settore dell’automotive. Un futuro certo ancora abbastanza lontano, ma di cui si inizia già ad intravedere qualche traccia.
Alcuni ingegneri stanno infatti mettendo a punto tecnologie che potranno far sì che alcune tra le operazioni di manutenzione dell’auto siano svolte dalla stessa, in autonomia.
COME LE AUTO SI RIPARERANNO DA SOLE
L’autoriparazione più “semplice” e comune consiste nell’incorporare piccole capsule di agenti riparatori all’interno del materiale stesso. Quando questo è danneggiato, le capsule si rompono e rilasciano la sostanza riparatrice. Fattori fondamentali sono però la dimensione della capsula e la possibilità o meno di riutilizzarla.
Gli ingegneri stanno creando materiali autorigeneranti che funzionano attraverso reti vascolari, simili alle vene su una foglia. In essi, quando c’è una crepa, l’agente di guarigione scorre attraverso la rete vascolare e guarisce la rottura. Un metodo abbastanza lento nel suo operare, ma che si è già dimostrato ampiamente efficace.
Nel settore automobilistico non è certo semplice adoperare questo tipo di materiali. Ecco perché anziché concentrarsi su nuovi metalli rigeneranti, i progettisti stanno concentrando la loro ricerca sui polimeri. E l’obiettivo è quello di creare auto che non si graffino mai o che arrivino a riparare i propri danni già nei prossimi decenni.
I polimeri autorigeneranti e intelligenti possono riacquistare le caratteristiche che li contraddistinguevano anche dopo essere stati danneggiati, alcuni di essi, detti intrinsechi, sono inoltre in grado di ripararsi senza stimoli esterni. Tutto ciò grazie a particolari legami chimici reversibili che fanno recuperare loro le proprietà originali.
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LE APPLICAZIONI PRATICHE
Tuttavia per fare uscire questi polimeri dal laboratorio e farli entrare nelle auto, c’è bisogno di uno step ulteriore. Fino ad ora sono stati utilizzati infatti nell’esplorazione dello spazio e delle acque profonde, in quanto anticorrosivi e resistenti ai graffi, tutte caratteristiche molto utili anche per i veicoli.
Il primo utilizzo potrebbe essere proprio nella verniciatura delle auto. Se questi materiali riuscissero infatti a rendere le vernici in grado di resistere a graffi e corrosione, allora queste riparazioni risulterebbero superflue, superate dalla modernità, con un notevole risparmio per gli automobilisti.
Un ulteriore sviluppo potrebbe essere nel settore delle gomme. I ricercatori dell’Università di Harvard hanno infatti sviluppato una gomma resistente, trasparente e autorigenerante, combinando legami covalenti e reversibili, che distribuisce lo stress intorno al materiale.
Quando la gomma si rompe, di solito è perché lo stress si è localizzato in un punto; la composizione molecolare della gomma autorigenerante impedisce che ciò accada, poiché il materiale diffonde lo stress, in modo da resistere meglio alla forza applicata su di essa.
Questo tipo di gomma ha innumerevoli potenziali applicazioni pratiche, una su tutte la creazione di nuovi pneumatici.
Questi potrebbero essere in grado di sopportare più stress di quelli attuali e durare dunque molto più a lungo. Anche dovessero subire un taglio, pneumatici di questo genere riuscirebbero a resistere e non avrebbero bisogno di essere sostituiti immediatamente.
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E LE STRADE?
Anche le strade potrebbero beneficiare di questi materiali innovativi. Gli scienziati hanno brevettato infatti un calcestruzzo autorigenerante che include batteri che producono calcare, consentendo al manto stradale di ripararsi.
Le strade del futuro potrebbero quindi riempire le proprie buche in modo autonomo, un vero e proprio toccasana per i conti di tutte le città al mondo.
Si tratta ovviamente di progetti in rampa di lancio ma che necessitano ancora di anni ed anni di test. Stiamo parlando di materiali difficili da reperire, confrontare e selezionare; ne esistono di straordinari come uno in poliammide, il ForTii 11, in prospettiva utilissimo per i componenti elettrici per autoveicoli.
Adatto alle alte temperature, esso contiene ritardanti di fiamma e funziona bene in ambienti e situazioni difficili.
Insomma l’auto del futuro si sta avvicinando a grandi passi e potrebbe essere nei vostri garage solo tra qualche decennio, tenetevi pronti!
https://youtu.be/FGlZvmsUs7M
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