Qual è il legame fra Covid e inquinamento?
La possibile relazione tra inquinamento atmosferico e diffusione del Coronavirus ha polarizzato le posizioni della comunità scientifica.
In generale, si sa per certo che l’esposizione a particolato atmosferico (PM) produce effetti cronici e acuti a carico dell’apparato respiratorio. Ma c’è un rapporto di causa – effetto fra accumulo di particolato e diffusione del virus? Su questo la comunità scientifica non è concorde.
COSA SI SA PER CERTO
La letteratura scientifica è concorde nel dire che l’esposizione, più o meno prolungata, ad alte concentrazioni di particolato aumenta la suscettibilità a malattie respiratorie croniche e cardiovascolari. Questa condizione può peggiorare la situazione sanitaria dei contagiati da Covid-19.
Alte concentrazioni di particolato si verificano frequentemente nel Nord Italia, soprattutto nella Pianura Padana, durante il periodo invernale. L’altra certezza è che, dopo oltre un mese di lockdown, l’inquinamento in Lombardia è calato e la salute ne beneficia.
COVID E INQUINAMENTO
Ma c’è un rapporto diretto fra la diffusione del virus e il particolato? Su questo gli scienziati stanno ancora dibattendo. Da un lato, il position paper della SIMA (Società italiana di medicina ambientale) e delle Università di Bari e di Bologna correla l’inquinamento da particolato atmosferico alla diffusione del Coronavirus. Dall’altro, la Società Italiana di Aerosol frena invitando alla cautela sui dati disponibili.
Il particolato atmosferico funziona da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. In sintesi, i virus si “attaccano” al particolato atmosferico, che è in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e può diffondersi anche per lunghe distanze.
Il particolato atmosferico può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Che il virus rimanga attivo o meno dipende soprattutto dalle condizioni climatiche.
Attualmente non è stata ancora dimostrata e quantificata la concentrazione di Covid-19 in campioni di particolato atmosferico, anche se può essere considerata plausibile sulla base delle conoscenze pregresse.
Causa effetto?
Per questo Sima, nel suo paper, stabilisce una relazione diretta fra i due fatti: la diffusione di Covid e l’alta concentrazione di PM10. “Si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10 Febbraio-29 Febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 Marzo”.
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Secondo la Ias, invece, stabilire un rapporto di causa-effetto è prematuro: “La covarianza fra condizioni di scarsa circolazione atmosferica, formazione di aerosol secondario, accumulo di PM in prossimità del suolo e diffusione del virus non deve, tuttavia, essere scambiata per un rapporto di causa-effetto. Nel caso di sistemi complessi come quello con cui abbiamo a che fare, l’interpretazione delle correlazioni semplici (cioè quella tra due serie temporali) non indica necessariamente un rapporto causa-effetto”. Solo il tempo e ulteriori studi ci diranno chi avrà avuto ragione.
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