Il mercato dell’auto si sposterà in Africa? Tante opportunità
In Africa cresce la domanda interna di auto e molti Paesi africani hanno posto dei limiti all'importazioni di veicoli usati dall'estero. Per questo nascono nuovi stabilimenti e i grandi gruppi hanno cominciato a investire in modo massiccio nel continente.
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Per decenni l’Africa è stata la discarica delle auto europee, che arrivano via nave dai porti nordafricani per essere destinate alla domanda interna e venivano man mano aggiustate con pezzi di ricambio di fortuna e tanta fantasia dai meccanici locali.
Ora qualcosa comincia a cambiare: diversi gruppi hanno iniziato a produrre auto in Africa per il mercato interno. I consumatori africani cominciano a preferire auto più piccole, ma nuove e meno inquinanti, rispetto – ad esempio – alle vecchie Mercedes che ormai fanno parte del panorama del Nordafrica.
IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO
L’Africa non è (solo) savana e spazi sconfinati, è anche megalopoli super affollate e trafficate. In Africa le leggi per la sicurezza e per la tutela dell’ambiente sono molto più indulgenti che in Europa e questo permette la circolazione di “vecchie carrette” che qui sarebbero destinate alla rottamazione, una tendenza rafforzata dall’inasprirsi delle regole sul diesel in Europa.
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Il settore dei trasporti sta diventando una delle principali fonti di inquinamento atmosferico nelle città africane, dove sono registrate concentrazioni sempre più elevate di particolato, ossido di idrogeno, idrocarburi e monossido di carbonio, come riporta l’Environmental Compliance Institute di Nairobi.
ASSOCIAZIONE AFRICANA COSTRUTTORI D’AUTO
L’Associazione africana dei costruttori di auto include grandi gruppi come Toyota, General Motors, Bmw, Volkswagen, Ford e Renault-Nissan, punta affinché i governi nazionali africani favoriscano lo sviluppo di un’industria manifatturiera locale. Così le automobili, anche di grandi gruppi industriali, potranno essere made in Africa e non più importate.
Si tratta di una opportunità di sviluppo, con capitali occidentali, ma in stabilimenti africani e e con maestranze africane. Per questo l’Associazione africana dei costruttori di auto vorrebbe che i governi nazionali limitassero le importazioni di auto usate dall’Occidente, che sono anche molto più inquinanti e pericolose delle auto nuove. Recentemente Marocco e Algeria hanno cominciato a introdurre normative che consentono la vendita di autoveicoli soltanto se assemblati nel paese stesso, attirando quindi stabilimenti sul loro territorio.
AUTO PER CONSUMATORI AFRICANI
Seat guida l’espansione del gruppo Volkswagen nel Nord Africa, in Algeria. Volkswagen, che già costruisce veicoli nel vicino Kenya (in particolare la Polo Vivo, pensata per il mercato africano), questa estate ha inaugurato in Ruanda un nuovo impianto di assemblaggio.
Il Sudafrica, il Paese più avanzato del Continente, vede la presenza di forti investimenti di Bmw e della cinese Baic (Beijing Automobile International Corporation). In Marocco abbiamo gli insediamenti dei Gruppi francesi Psa e Renault, In Algeria sono presenti Volkswagen, Psa, Hyundai, Nissan, Fiat. In Egitto la General Motors è presente da 50 anni, seguita da Byd (produttore di automobili cinese di Shenzhen, nella provincia del Guangdong), Bmw, Nissan, Hyundai. Massiccia la presenza di Costruttori orientali, come Toyota che ha impianti di assemblaggio in Kenya, Angola, Zambia, Zimbabwe, Botswana. Senza dimenticare i cinesi, grandi investitori in terra d’Africa, con Gac group e i già citati Byd a Baic.
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QUALI SONO LE CASE AUTO AFRICANE
Negli ultimi anni sono nati alcuni costruttori africani, come Mobius Motors fondata nel 2010 in Kenya, che si propone di realizzare auto africane specificatamente pensate per il mercato africano e lo sviluppo delle comunità locali, più economiche e adatte alle strade dissestate. Non a caso il veicolo di punta è un fuoristrada, Mobius II.
In Nigeria c’è la Innoson Vehicle Manufacturing che produce auto e bus (il 70% della componentistica è locale, il resto importato); in Tunisia nel 2006 è stata fondata la Wallyscar, con una produzione di 600 unità per anno.