Se il mercato crolla è colpa dell’elettrico?
Pressione sociale, paura del crollo delle quotazioni, prezzi troppo alti per le elettriche, infrastrutture assenti: ecco tutti i fattori che spingono gli automobilisti che non possono comprare una vettura elettrica a non acquistare neanche una tradizionale.
In questo articolo
Di certo le cause del crollo di immatricolazioni in Italia sono diverse, alcune più rilevanti di altre. La crisi dei microchip, per esempio, sta ostacolando la produzione di auto e, di conseguenza, il prodotto disponibile è insufficiente per soddisfare la domanda. Ma anche il problema dell’elettrico.
Con poco meno di un milione e mezzo di immatricolazioni registrate in Italia nel 2021, la sostituzione del parco auto inquinante sembra una chimera. Un parco auto 40 milioni di auto vecchie, pericolose per la sicurezza e l’inquinamento atmosferico.
Leggi Anche: Ma quando arriva un piano di sviluppo per le colonnine?
SE L’ELETTRICO È COSTOSO, IL TERMICO È ESCLUSO
Ma la crisi del chip non basta. Molti acquirenti di automobili sono disorientati a causa del passaggio forzato all’elettrico. Non che non siano stimolati a passare all’elettrico, ma in tanti ancora non ritengono di poterlo fare.
Le infrastrutture di ricarica che sono ancora insufficienti. A questo si unisce il prezzo ancora troppo alto (soprattutto senza incentivi). Queste preoccupazioni si accompagnano alle remore ad acquistare un’auto nuova con motore termico (specie se diesel). Innanzitutto perché si teme un possibile crollo delle quotazioni di usato tradizionale, ma anche per la pressione sociale.
UNA CRISI TECOLOGICA E CULTURALE
Stiamo parlando, è evidente, di una crisi non solo economica e commerciale, ma anche culturale e tecnologica. La crisi dei semiconduttori ha trovato terreno fertile in un’industria già tartassata dalle conseguenze della pandemia.
Con un quarto del mercato europeo andato in fumo, sono molte le Case che hanno sperato nell’elettrico. Ma la corsa forzata all’elettrico voluta dalla Ue potrebbe essere controproducente in termini di vendite.
Il passaggio alla trazione elettrica con tempi accelerati dipende infatti soprattutto da un’imposizione dall’alto. Sarebbero invece opportuni tempi più graduali.
Leggi Anche: Infrastrutture di ricarica che arrancano, la nostra inchiesta.
UN PROBLEMA DI DEMOCRAZIA
Quello che la Commissione europea ci dice è che comprare un’auto termica, oggi, significa acquistare un “pezzo da museo” nuovo di concessionario. Il problema è che senza questi pezzi da museo si rischiano troppe disparità sociali.
Nel 2030, per esempio, dovrebbero essere installate, nella sola Milano, 1.800 colonnine di ricarica. Calcolando un parco auto da 700 auto è evidente che le infrastrutture non basteranno.
Soprattutto perché la maggior parte degli automobilisti vive in condomini dove diventerebbe necessaria una cabina a media tensione per ricaricare le auto. Cosa succederà a chi non potrà possedere un’auto elettrica?
Molti cittadini non potranno più circolare liberamente. Il gap sociale diventerebbe ancora più rilevante.
FOLLOW US
Per rimanere sempre aggiornato seguici sul canale Telegram ufficiale e Google News. Iscriviti alla nostra Newsletter per non perderti le ultime novità di Fleet Magazine.