Mobilità a impatto zero, ma quando arriva il piano di sviluppo per le colonnine?
Anfia e Motus-E: "Necessario prevedere con urgenza misure per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, anche privata, sul territorio". Con questo monito le associazioni chiedono un piano di sviluppo per promuovere la mobilità a bassissime emissioni.
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Per sviluppare la mobilità a bassissime emissioni, non bastano le misure di sostegno per l’elettrificazione del parco auto (che comunque ancora mancano in modo strutturale). Ma anche un’adeguata rete infrastrutturale di ricarica. Non solo, le colonnine devono essere diffuse sul territorio, sia di tipo pubblico che di tipo privato.
Il monito arriva da una nota congiunta di Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, e Motus-E, l’associazione costituita da operatori, accademici e associazioni per accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.
SERVONO MISURE INFRASTRUTTURALI
Con la Legge di Bilancio in discussione, con il quale il parlamento si spera approvi il piano triennale di incentivi ai veicoli a
bassissime emissioni, è necessario ripensare l’assenza di misure infrastrutturali in grado di abilitare la diffusione della mobilità a impatto zero.
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L’unica certezza dei prossimi anni è che la crescita della mobilità elettrica dev’essere supportata in ogni modo. Per farlo, bisogna promuovere incentivi e semplificazioni che la rendano conveniente nelle scelte di vita. Anche i CPO (Charging Point Operators) hanno bisogno una più facile identificazione delle aree idonee a pianificare efficientemente le potenze da installare.
Le autovetture aziendali, sono sempre in anticipo sugli altri segmenti nel rinnovo e nello sviluppo di mercato delle nuove tecnologie. Ma serve anche la spinta del privato, come maggior mercato.
NESSUNA MISURA BASE
Ci sono state, sì, alcune valide proposte per incentivare l’infrastrutturazione dei privati, come, per esempio, l’incentivo all’installazione di un POD unico condominiale che semplifichi le approvazioni assembleari e consenta facilmente ed in sicurezza ai singoli condomini l’accesso ad un proprio punto di ricarica.
Nulla però è stato fatto per promuovere una misura base come quella del credito d’imposta al 50%, in scadenza a fine anno, che non è stata prorogata e che coprirebbe la larga maggioranza di utilizzatori di auto elettriche che non accederanno al superbonus 110%.
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LO SVANTAGGIO COMPETITIVO DELL’ITALIA
Questo mette l’Italia in una posizione di svantaggio competitivo in termini sia di sviluppo del mercato, sia di crescita della filiera industriale collegata, rispetto agli altri maggiori Paesi europei. Francia e Germania, per esempio, hanno piani per lo sviluppo della rete infrastrutturale di ricarica, anche privata, che sono stati da tempo annunciati o sono addirittura già in fase di attuazione.
Utilissima sarebbe anche una misura, a costo zero per l’Erario, volta a facilitare la diffusione di policy aziendali per il rimborso della ricarica domestica effettuata dai dipendenti, dotati di vettura elettrificata aziendale o propria.
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