10 raccomandazioni per una micromobilità più sicura
I monopattini elettrici sono sempre più diffusi, sempre più desiderati da utenti privati e flotte, ma come li renderemo sicuri? Ecco le 10 raccomandazioni dell'Iternational Transport Forum per utenti, provider e amministrazioni.
In questo articolo
- I DATI SUGLI INCIDENTI 2020-2021
- I dati Istat 2020 (maggio – dicembre)
- I dati Asaps 2021 (gennaio – settembre)
- ATTENZIONE ALLE FLOTTE
- 10 RACCOMANDAZIONI PER UNA MICROMOBILITÀ SICURA
- 1. Spazi dedicati
- 2. Limiti e controlli
- 3. Più simili a ciclomotori
- 4. Raccolta dei dati
- 5. Migliorare il manto stradale
- 6. Formare gli utenti della strada
- 7. Affronta la guida in stato di ebbrezza e l'eccesso di velocità
- 8. Stop alle tariffe a tempo
- 9. Migliora il design
- 10. Ridurre i rischi associati alla micromobilità condivisa
La micromobilità è destinata a restare, ma perché diventi anche sicura c’è bisogno di una regolamentazione e di qualche attenzione in più, sia da parte degli utenti che dalle amministrazioni. I dati su sinistri e feriti che hanno coinvolto monopattini elettrici non sono ancora affidabili, perché la rilevazione Istat è iniziata solo a partire dal maggio 2020 (con l’approvazione della legge che ha equiparato i monopattini ai velocipedi, classificandoli come veri e propri veicoli).
Anche Asaps, l’Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale, una delle più grandi agenzie di sicurezza stradale d’Italia, ha rilevato i dati (ancora parziali) dei primi 8 mesi del 2021. Ad emergere è la necessità di maggiore attenzione.
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I DATI SUGLI INCIDENTI 2020-2021
Come detto, i dati raccolti sono ancora parziali, calcolando che le rilevazioni sono iniziate poco meno di due anni fa, con mesi caratterizzati anche da lockdown e restrizioni. Si può comunque delineare un primo quadro:
I dati Istat 2020 (maggio – dicembre)
- numero di incidenti: 564
- numero di morti: 1
- numero di feriti: 551
I dati Asaps 2021 (gennaio – settembre)
- numero di incidenti: 131
- numero di morti: 10
- numero di feriti gravi: 41
ATTENZIONE ALLE FLOTTE
L’interesse espresso da flotte e altri operatori di considerare la più ampia gamma possibile di soluzioni per soddisfare le esigenze di mobilità dei propri dipendenti, e quindi un aumento dell’utenza, dovrebbe spingere ancora di più verso la regolamentazione. Non solo in termini di operatività generale o applicabilità aziendale, ma anche per quanto riguarda l’importante tema della sicurezza.
Come risulta evidente in queste 10 raccomandazioni per una micromobilità sicura, stilate dall’International Transport Forum, la questione dipende dagli sforzi di diverse parti interessate, non solo le aziende, ma anche governi, produttori, fornitori e, ultimo ma non meno importante, gli utenti.
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10 RACCOMANDAZIONI PER UNA MICROMOBILITÀ SICURA
1. Spazi dedicati
Oltre a vietare il transito dei veicoli sui marciapiedi e assoggettarli a un limite di velocità, alla micromobilità dovrebbero essere dedicati spazi ad hoc, incrementando quindi i chilometraggi delle piste ciclabili, in modo che possano evitare il traffico sia cittadino che pedonale. Un punto, per quanto banale, fondamentale per iniziare una discussione normativa.
2. Limiti e controlli
I monopattini sono, lo abbiamo detto, a tutti gli effetti veicoli a motore. Per questo la velocità di questo tipo di mezzi andrebbe controllata, prevedendo anche sanzioni tanto salate quanto quelle per auto e motocicli. Sempre secondo l’Iternational Transport Forum, la velocità “ideale” (tenendo sempre conto dell’ambiente circostante) corrisponde a 30 km/h o meno.
3. Più simili a ciclomotori
Per evitare una regolamentazione eccessiva, i micro-veicoli a bassa velocità come le biciclette elettriche dovrebbero essere considerate come le tradizionali biciclette, mentre i monopattini dovrebbero essere regolamentati come ciclomotori.
4. Raccolta dei dati
Polizia, ospedali e associazioni dovrebbero raccogliere dati più accurati sugli incidenti. Le agenzie per la sicurezza stradale dovrebbero raccogliere i dati di viaggio tramite gli operatori, i sondaggi di viaggio e l’osservazione su strada. In questo modo i legislatori potranno creare normative ad hoc per il territorio.
5. Migliorare il manto stradale
I sensori di movimento e i GPS dei mezzi potrebbero essere utili per agire tempestivamente su buche e dissestanti del manto stradale. I dati cadute e incidenti in prossimità di asfalto o pavimentazione rovinata potrebbe essere utilizzato per migliorare la manutenzione delle strade e la rete delle piste ciclabili, programmando gli interventi dove sono più urgenti.
6. Formare gli utenti della strada
Dovrebbe essere obbligatoria la formazione per i conducenti, sia di auto, autobus e camion per evitare incidenti con i nuovi utenti, sia per i conducenti dei monopattini stessi. Le scuole dovrebbero inserire nel curriculum corsi di mobilità e sicurezza stradale.
7. Affronta la guida in stato di ebbrezza e l’eccesso di velocità
Oltre a definire e far rispettare i limiti di velocità, anche l’alcol e il consumo di droghe dovrebbe comprendere tutti gli utenti della strada, compresi quelli della micromobilità.
8. Stop alle tariffe a tempo
Gli operatori di micromobilità condivisa dovrebbero garantire meccanismi di tariffazione che non incoraggino a correre rischi. Ovvero, ripensare la classica formula “al minuto”, che può essere un incentivo per accelerare o ignorare le regole del traffico allo scopo di terminare il prima possibile il noleggio stesso.
9. Migliora il design
I produttori dovrebbero migliorare la stabilità e l’aderenza su strada. Tra le soluzioni, pneumatici innovativi, dimensioni delle ruote più grandi e nuove geometrie dei telaio, ancora troppo instabili. Gli indicatori luminosi devono essere resi obbligatori e i cavi dei freni meglio protetti.
10. Ridurre i rischi associati alla micromobilità condivisa
L’uso di furgoni per il riposizionamento o la ricarica dei microveicoli dovrebbe essere ridotto al minimo: le città dovrebbero assegnare posteggi dedicati ai monopattini, così come si fa per le auto e i motocicli, vicino agli stalli per i furgoni dell’assistenza, che non sarebbero più costretti a posteggiare in prossimità di poste ciclabili o lungo le carreggiate.
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