Case auto e Coronavirus: ecco perché occorre congelare le multe per le emissioni
I nuovi stringenti limiti per le emissioni di CO2 entrati in vigore quest’anno richiedevano già un grande sforzo, in termini di investimenti, da parte delle Case auto. Poi è arrivato il Coronavirus, che ha bloccato la produzione e la distribuzione, rendendo necessaria, come hanno chiesto gli stessi Costruttori, una proroga sull’entrata in vigore delle sanzioni.
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La sfida era già ardua, poi è arrivato il Coronavirus. Riassumiamo: a gennaio sono entrati in vigore i nuovi limiti e le multe per le emissioni di CO2 (in caso di sforamento delle soglie) stabiliti dall’UE; poi tra febbraio e marzo è scoppiata la pandemia. E le Case auto, che erano già sotto pressione per i costi della transizione energetica, ora rischiano conseguenze economiche devastanti.
Tutti conosciamo la situazione attuale: nella maggior parte dei Paesi europei le fabbriche dei Costruttori sono temporaneamente chiuse, così come le concessionarie. Alcuni lanci di modelli già programmati inevitabilmente slitteranno. Guardando solo in casa nostra, il mercato dell’auto a marzo ha perso l’85% rispetto a dodici mesi fa e le tempistiche della ripartenza sono ancora un’incognita.
Dato che l’epidemia di Covid-19 sta colpendo tutto il mondo, mettendo in scacco l’intero sistema economico, la necessità di rivedere le tempistiche di entrata in vigore delle sanzioni, congelandole almeno per quest’anno, è prioritaria per far ripartire in fretta il sistema automotive. Ferme restando le necessità imprescindibili di ridurre l’impatto ambientale nei prossimi anni. È quello che ha sottolineato l’ACEA (Associazione europea dei Costruttori d’auto), insieme ad altre associazioni della filiera, in una lettera inviata nei giorni scorsi alla Commissione Europea. In attesa di eventuali nuovi provvedimenti, vediamo quale è la situazione attuale.
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MULTE PER LE EMISSIONI: COSA RISCHIANO LE CASE AUTO
A partire dal primo gennaio, i Costruttori erano stati chiamati ad affrontare un’ulteriore sfida. Dopo l’entrata in vigore, a settembre 2019, della seconda fase dei test di omologazione WLTP, all’inizio del 2020 sono arrivate le nuove norme europee sulle emissioni medie di CO2.
La nuova soglia scende da 130 a 95 g/km, misurata però non sull’intera gamma dei veicoli immatricolati, ma sul 95% del venduto: ogni Casa auto può scegliere quali modelli inserire in quel 5% escluso dal conteggio. Ma solo per quest’anno. Dal 2021 il calcolo, dice la normativa, dovrà inglobare l’intera gamma.
Chi sfora questi limiti, dovrà pagare salatissime multe per le emissioni: 95 euro per ogni grammo in eccesso, cifra da moltiplicare per il numero di vetture immatricolate nel Vecchio Continente. Un esempio concreto: se un Costruttore quest’anno vendesse 900mila auto in Europa e sforasse di 5 grammi le soglie, pagherebbe oltre 427 milioni di euro di sanzione.
L’APPELLO DEI COSTRUTTORI
Alla luce delle normative, diventa chiaro come la situazione che stiamo vivendo imponga una riflessione. Anche perché, in tutti i Paesi europei, l’industria automotive è uno dei fulcri dell’economia. Affossarla ulteriormente significherebbe ritardare la ripresa economica. Per questi motivi, l’ACEA nei giorni scorsi ha inviato una lettera alla Commissione Europea su questo argomento.
“Attualmente non si sta svolgendo alcun tipo di lavoro su produzione, sviluppo, test o omologazione. Uno stop che sconvolge i piani che avevamo fatto per prepararci a rispettare per tempo le leggi presenti e future” sottolineano le Case.
“Crediamo quindi – aggiungono – che sarebbe necessario apportare qualche aggiustamento alla tempistica di queste leggi. Vogliamo tuttavia assicurare che non è nostra intenzione mettere in discussione le leggi in quanto tali, né gli obiettivi di sicurezza stradale, riduzione del cambiamento climatico e protezione dell’ambiente”.
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LA POSIZIONE DI ANFIA
La transizione energetica non è in discussione. Le Case auto proseguiranno nei loro piani per immettere sul mercato vetture elettriche, ibride e a basso impatto ambientale. Ma adesso la priorità è uscire dalla congiuntura determinata dalla pandemia.
“L’attuale crisi sta mettendo a repentaglio gli investimenti già pianificati dall’industria automotive per il raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2” spiega a Fleet Magazine Gianmarco Giorda, direttore di Anfia.
Pur con un numero di modelli venduti ridotto dall’emergenza Coronavirus (più modelli si vendono, più la cifra della sanzione sale), le multe per le emissioni quest’anno rischiano di diventare una spada di Damocle pesantissima.
“Pur intendendo per primi continuare a lavorare per lo sviluppo di modelli di mobilità sempre più all’insegna della riduzione dell’impatto ambientale, riteniamo che sia necessario ridiscutere alcune parti dell’attuale regolamentazione e del meccanismo delle penalties, risultando a questo punto decisamente critiche le tempistiche relative a obiettivi e sanzioni già programmati” conclude Giorda.