Tesla produrrà a Berlino… e l’Europa trema
L’arrivo di Tesla in Germania, con l’imminente apertura dello stabilimento berlinese, spaventa i costruttori europei. In particolare, il maggior scombussolamento si registra in casa Volkswagen, che proprio in Germania ha il proprio stabilimento principale.
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Tesla inizierà a produrre anche in Europa: è ufficiale. Lo è da domenica 9 ottobre, quando le porte della Gigafactory tedesca si sono aperte al pubblico in occasione di una fiera regionale. La produzione, stando a quanto dichiarato da Elon Musk (che tuttavia non è il più affidabile dei Ceo), partirà già nel mese di novembre.
A ritmi che, è stato raccontato durante la visita guidata, lasciano senza fiato:
- 1 auto ogni 45 secondi
- 80 auto all’ora
- 1.920 auto al giorno
- 13.440 auto a settimana
- 57.600 auto al mese
- 700.000 auto all’anno
Realisticamente, considerato qualche necessario stop alla produzione, fosse anche solo per motivi manutentivi, si parla in ogni caso di circa 500.000 veicoli prodotti annualmente.
LA PAURA DEI COSTRUTTORI EUROPEI
I costruttori del Vecchio Continente non sembrano entusiasti dell’arrivo in Europa del brand californiano. Tra tutti, il più contrito sembra essere Herbert Diess, il ceo di Volkswagen, casa che proprio in Germania, nella città sassone di Wolfsburg, ha il proprio stabilimento principale.
“Dobbiamo essere più simili a Tesla”
“Oggi Tesla stabilisce gli standard” ha affermato Diess in una recente conferenza interna cui erano presenti 200 dirigenti Volkswagen – e anche lo stesso Musk, invitato da Diess in persona. Perché quel che il ceo vuole per la casa tedesca, è che assomigli più a Tesla. Ossia, che si converta totalmente all’elettrico e si liberi dei lavoratori di troppo. Dopo la succitata riunione, affermano fonti di Reuters, il comitato di mediazione Volkswagen si è riunito per discutere del futuro dell’ad e le azioni della casa hanno perso fino al 4,7%. Ecco perché.
Lavoratori a rischio?
Ad aver infastidito i vertici Volkswagen sono state soprattutto le previsioni di Diess sui lavoratori degli stabilimenti tedeschi. “Volkswagen rischia di perdere 30mila posti di lavoro se non accelererà nella transizione alla mobilità elettrica” ha affermato il ceo, aggiungendo che “i posti di lavoro che esistono oggi saranno sicuramente meno nei prossimi 10-15 anni”.
D’altronde, Tesla afferma di essere in grado di produrre mezzo milione di vetture all’anno con soli 12mila dipendenti. A Wolfsburg i dipendenti sono molti di più ma le auto non superano le 700mila ogni 12 mesi.
A rispondere per le righe a Diess è stata, con l’appoggio dei sindacati della Sassonia (che del gruppo Volkswagen detengono il 12%), Daniela Cavallo, capo del consiglio di fabbrica VW. I lavoratori sono “chiaramente consapevoli che molto cambierà” ma non c’è bisogno di far loro temere per il proprio posto, ha asserito Cavallo, “hanno paura per il loro lavoro e per le loro famiglie. E continui a cospargere di sale la ferita, senza bisogno”.
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Un nuovo stabilimento Volkswagen?
Pragmatica, Daniela Cavallo, ha controbattuto alla proposta di Diess di aprire un secondo stabilimento VW in Germania dedicato alla sola produzione di veicoli elettrici (progetto Trinity dovrebbe chiamarsi) con i numeri dell’ultimo anno: le 820mila unità prefissate per il 2020 “alla fine sono state 400mila e siamo lontani dall’obiettivo del milione.
Ma non l’impianto o i dipendenti sono inefficienti, no, certo che no! Ci mancano soltanto le parti con cui possiamo costruire le nostre auto. Ci fornite spesso belle foto dei vostri viaggi, ma sfortunatamente non quelle dei semiconduttori”.
Perché, ad oggi, Volkswagen non è Tesla e, mentre la casa di Musk ha trovato il modello di aggirare i problemi del chip shortage, quella tedesca si trova ad affrontare le stesse difficoltà produttive che accomunano l’intera filiera automotive.
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Rivali amici
Alle aspre critiche rivolte a Herbert Diess ci sono infine quelle relative al suo rapporto con Elon Musk: “il nostro più grande concorrente” ha chiosato Cavallo. E, in effetti, quello tra Diess e Musk è un rapporto a lunga durata, fatto di post sui social, viaggi e complimenti reciproci.
Relazione che, a quanto pare, iniziò nel 2015, quando Musk propose a Diess, che all’epoca era in procinto di lasciare Bmw dopo 15 anni di carriera, il ruolo di Ceo di Tesla. Fonti di Business Insider Germany affermano che la trattiva fu portata avanti al punto che il contratto finì nella mani di Diess.
Ma allora Tesla non poteva di certo essere paragonata a Volkswagen – che oggi è il secondo produttore al mondo dopo Toyota – e così Diess rinunciò, sperando forse, un giorno, di replicare in casa propria l’innovazione dell’amico californiano.
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