Cosa stanno facendo gli altri Paesi Europei per supportare l’automotive
Mentre in Italia le associazioni del settore denunciano la poca attenzione dedicata all’auto dal DL Rilancio, ecco le misure attuate dagli altri paesi europei a supporto dell’industria automobilistica.
Quello dell’automotive è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia e dal lockdown che ne è conseguito. Tuttavia, l’automotive è anche uno dei settori meno presenti nel Dl Rilancio che, dei 55 miliardi stanziati, dedica all’auto solo lo 0,2%. Sono numerosi gli appelli al governo degli attori dell’industria automobilistica italiana. L’ecobonus previsto dal Decreto non è ritenuto sufficiente. Ciò che i produttori si aspettavano, ciò che continuano a chiedere, è, tra le altre cose, l’allentamento dei limiti delle emissioni di CO2 e l’istanza di incentivi alla rottamazione, finalizzati alla spinta all’acquisto e al rinnovo del parco automobilistico italiano.
Al di là delle singole richieste, e alla luce del recente prestito concesso a FCA, ciò che emerge va oltre la semplice richiesta di incentivi statali. La questione è ormai politica, la crisi dell’automotive (che da sola produce l’11% del Pil italiano) ha carattere nazionale. All’industria automobilistica sono legati milioni di posti di lavoro, nonché la competitività statale in ambito tecnologico.
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LE AZIONI DEL RESTO D’EUROPA A FAVORE DELL’AUTO
Escludendo l’eccezione Francia, l’auto non sembra passarsela granché neppure negli altri paesi d’Europa. Con i piani di Bruxelles ancora vaghi e incerti, tocca ai singoli governi nazionali agire in aiuto all’industria automobilistica. Nessuno Stato sembra però aver trovato soluzioni adatta, almeno per il momento.
Francia
La Francia è finora il paese più attivo in questo senso. Dopo aver offerto garanzie per un prestito di 5 miliardi a Renault, la settimana scorsa il presidente Macron ha dedicato un’intera giornata al mondo dell’auto, annunciando un programma per sostenere e rilanciare l’intero settore automobilistico nazionale con misure il cui valore complessivo supera gli 8 miliardi di euro. Il programma si sofferma in particolare sulla produzione di veicoli a basse emissioni: “vogliamo fare della Francia il primo paese europeo per produzione di veicoli puliti” ha dichiarato il Presidente. Ulteriori misure riguardano la domanda di prodotto, con incentivi destinati a smaltire le oltre 400 mila unità di veicoli invenduti.
Per favorire la transizione all’elettrico sarà inoltre finanziata una campagna che acceleri la realizzazione di 100 mila stazioni per la ricarica (scopri la situazione ricarica italiana) entro il 2021 e si prevede il taglio dell’Iva su vetture elettriche e plug-in. Mentre un fondo di investimento pubblico-privato da 600 milioni di euro (di cui 400 stanziati dallo Stato) sarà destinato alla digitalizzazione e alla transizione energica del settore. Tutto ciò, a patto che gli operatori del settore trasferiscano in Francia le attività di produzione e ricerca su batterie, motori elettrici, celle a combustibile e tecnologie per la guida autonoma.
Germania
Nonostante la Germania sia riuscita a limitare le restrizioni, la pandemia ha inflitto un duro colpo all’automotive, già provato dalle difficoltà legate allo scandalo delle emissioni truccate. La strategia del governo, a dispetto dei costruttori che avevano chiesto incentivi alla rottamazione, punta tutto sulla mobilità green. Il maxi-pacchetto di stimoli da 130 miliardi prevede il raddoppio del contributo federale all’acquisto di veicoli elettrici puri o ibiridi plug-in, che passa così da 3 mila a 6 mila euro.
Il piano governativo prevede inoltre un investimento di 2,5 miliardi di euro per l’espansione di centraline di ricarica e per la produzione di batterie. Un ulteriore miliardo sarà destinato alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie di mobilità sostenibile. Infine, tutte le pompe di benzina del Paese saranno obbligate a offrire anche punti di ricarica elettrici.
Gran Bretagna
La situazione britannica è quella più incerta. Nonostante le vendite siano crollate del 97%, raggiungendo i minimi storici del 1946, un vero e proprio piano di aiuti di stato al settore auto non c’è. Grande la preoccupazione dell’associazione dei costruttori che prevede nel 2020 un calo di vendite del 27%, per un totale di circa -1,68 milioni di unità.
Nel frattempo, sono ripartite le fabbriche di due tra i più importanti marchi automobilisti con sede in UK: sia Ford che Vauxhall hanno infatti ripreso la produzione. Via ai lavori anche nella fabbrica di Jaguar Land Rover e in quella Aston Martin, seppur con forza lavoro dimezzata.