Perché cambia il Modulo di Autodichiarazione?
Dal 10 marzo ad oggi il Modello di Autodichiarazione per gli spostamenti durante l'emergenza Coronavirus è cambiato quattro volte: ecco perché e in cosa è stato modificato.
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Il tema più dibattuto in questa emergenza Coronavirus, almeno tra quelli legati alla mobilità, è senza dubbio il modulo di Autodichiarazione per gli spostamenti. Sappiamo che in alcuni casi ben definiti ci si può muovere, anche se con le doverose limitazioni alla circolazione, e siamo consapevoli che ogni “viaggio” deve essere certificato in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine.
Questo foglio, scaricabile nella sua versione più aggiornata sul sito del ministero dell’interno, diversamente da quanto traspare dalle comunicazioni su media e social non è da portare obbligatoriamente con sé compilato, ma può essere fornito direttamente dall’agente che effettua il controllo. Il decreto, infatti, non impone di circolare muniti di auto certificazione, ma obbliga a dichiarare e firmare i motivi del proprio spostamento in caso di posto di blocco.
Tenere nella propria auto un modulo “in bianco”, in ogni caso, è una buona norma nell’eventualità (comunque remota) in cui la pattuglia ne fosse sprovvista. Sì, ma quale?
AUTODICHIARAZIONE: PERCHÉ CAMBIA IL MODULO
L’interpretazione errata della normativa ha generato dubbi e perplessità (quando non addirittura panico) da parte di molti cittadini, confusi dai cambiamenti che il modulo di autodichiarazione ha subito nel corso di queste settimane e incerti su quale sia la versione “corretta” da presentare agli agenti.
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La domanda, pertanto, è sorta spontaneamente: perché cambia il modello di auto dichiarazione?
La risposta è molto semplice. Il modulo cambia al variare dei decreti, per uniformarsi alle nuove ordinanze dettate dal governo, le quali sono diventate sempre più stringenti dal 10 marzo ad oggi, di fatto obbligando i cittadini costretti a uscire dalle proprie abitazioni – per motivi di necessità, di salute o di lavoro – a dichiarare di essere a conoscenza di tutte le novità introdotte.
I CONTROLLI
Nessun tentativo di ingannare i cittadini (come è stato detto), né l’ennesima prova dell’impreparazione burocratica dello stato italiano. Il modulo per l’autodichiarazione cambia anche per salvaguardare gli italiani rispettosi del DPCM.
Un modello incompleto, non al passo con le misure adottate da Palazzo Chigi e dagli enti locali, potrebbe rendere la vita più facile ai furbi che provano ad aggirare i divieti non preoccupandosi della sicurezza propria e – soprattutto- degli altri, come dichiarato anche dal capo della Polizia Gabrielli.
Nonostante tutto questo, il Ministero dell’interno ha comunque comunicato che, sulle quasi 231.000 persone controllate, ben 6.600 sono risultate in circolazione senza un valido motivo, mentre quasi un centinaio sono state denunciate per aver dichiarato il falso al momento dell’auto dichiarazione.
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COME SI È EVOLUTO
Detto ciò, vediamo come è cambiato il Modello di Autodichiarazione dal 10 marzo (entrata in vigore delle limitazioni) ad oggi.
Primo modello (10/3/2020)
Nella sua prima versione, oltre ai dati anagrafici della persona sottoposta a controllo di Polizia, le uniche voci che il cittadino era invitato a dichiarare riguardavano:
- Luogo di partenza e di arrivo dello spostamento, oltre alla località in cui era stato fermato;
- L’essere a conoscenza del DCPM del 9 marzo 2020;
- I motivi dello spostamento;
- Ulteriori dichiarazioni spontanee (“lavoro presso…”, “sono domiciliato/residente a…”)
Nessun riferimento al possibile stato di Quarantena imposta o, addirittura, positività al Covid-19.
Secondo modello (17/3/2020)
Il secondo modello, entrato in vigore a una settimana di distanza dall’avvio del DPCM, introduce proprio queste eventualità nel novero delle certificazioni rilasciate.
La persona fermata dalle forze dell’ordine si impegna quindi ad affermare di non essere positivo al Virus, né di essere stato sottoposto alla misura della Quarantena preventiva a causa del contagio di un parente prossimo o collega (condizione che, stando al decreto, obbliga a stare tassativamente nella propria abitazione).
Il modulo del 17 marzo, inoltre, obbliga il cittadino a indicare sotto la propria responsabilità di essere a conoscenza delle sanzioni previste per chi infrange il decreto.
Terzo modello (23/3/2020)
Il terzo modello è entrato in vigore dopo la sofferta, ma inevitabile, decisione di procedere con il Lockdown su tutto il territorio nazionale, e si adegua pertanto al DPCM del 20 marzo 2020.
Viene introdotta una nuova voce che attesta come l’interessato si impegni a dichiarare di essere in movimento da un comune all’altro solo per comprovate esigenze lavorative o di assoluta urgenza (motivi di salute).
Viene soppressa la voce che consentiva il “rientro presso domicilio, abitazione o residenza”, a prescindere dal motivo per cui si era in circolazione.
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Quarto modello (26/3/2020)
Il quarto modello, quello attualmente valido in caso di Stop da parte di un posto di blocco, viene incontro alle esigenze delle diverse regioni, le quali, per alcune materie, hanno libertà di imporre normative più stringenti rispetto a quelle decretate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nel modulo, pertanto, il cittadino si impegna ad affermare di essere a conoscenza delle diverse disposizioni locali, nel caso in cui si stesse spostando da una regione all’altra.
Inoltre, il nuovo modulo si adegua alle disposizioni del Decreto Legge n.19 del 25 marzo, che inasprisce le sanzioni comminate in caso di violazione del divieto di circolazione.
L’interessato dichiara di essere a conoscenza delle nuove pene previste.
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