Perché l’ecobonus deve essere allargato
Se l’ecobonus vuole avere un impatto ambientale significativo ed essere realmente “democratico” deve per forza comprendere altri tipi di motorizzazione oltre all’elettrico.
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Così com’è strutturato, l’ecobonus per l’acquisto di veicoli a ridotte emissioni non ha un impatto ambientale minimamente significativo. Ben più peso avrebbe un provvedimento che allargasse gli incentivi anche ad altri tipi di motorizzazione, oltre l’elettrico puro o l’ibrido plug-in.
Infatti, le vetture elettriche rappresentano lo 0,5% del mercato. Questo mentre l’11,65% del parco auto italiano è costituito da vetture Euro 0, cioè immatricolate prima del 1992 ed estremamente inquinanti.
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ELIMINARE LE VETTURE INQUINANTI
Non avrebbe senso, da un punto di vista prima di tutto ambientale, cominciare a sostituire il parco auto più vecchio con degli Euro 6?
Difficilmente chi guida una vettura pre Euro – che, ricordiamolo, utilizzano benzine al piombo, non hanno marmitta catalitica e nessun tipo di sistema di filtraggio dei gas di scarico – sarà disponibile a spendere i circa 30mila euro che occorrono per una city car elettrica.
Dal punto di vista delle emissioni, non occorre neppure che lo facciano: basterebbe sostituire il veicolo con una qualsiasi auto nuova, o anche un usato fresco, per garantire l’abbattimento di tutte le emissioni.
In Italia abbiamo circa 4 milioni di auto Euro 0 e 13 milioni di auto ante Euro 3. Se queste auto venissero rimpiazzate da moderni Euro 6 – qualunque sia la loro motorizzazione – l’impatto sarebbe molto più alto che non l’ingresso di qualche decina di migliaia di auto elettriche (10.566 quelle vendute in totale nel 2019). Non sarà un ragionamento molto cool, ma è corretto.
SOSTENERE L’INDUSTRIA AUTOMOTIVE
Può sembrare paradossale dire che sostenere l’industria automotive (che, ricordiamolo, contribuisce all’11% del Pil italiano) serve – anche – a sostenere la sostenibilità ambientale. Ma è così: perché solo favorendo l’acquisto di auto nuove e poco inquinanti ci libereremo delle vecchie auto ante Euro 3.
Certo, si può e si deve usare incrementare l’uso del car sharing, dell’elettrico e della micromobilità. Sono soluzioni pragmatiche ed efficaci, ma che si adattano principalmente alle grandi città. Difficilmente chi guida un’auto Euro 0 potrà soddisfare il suo bisogno di mobilità con un’auto elettrica (per una questione di costi, principalmente), con il car sharing (se non risiede a Milano o in una grande metropoli) o con monopattini e biciclette (se percorre più di tot Km, deve spostarsi anche con il maltempo, è anziano o trasporta bambini).
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Pensare che l’unica strada percorribile sia l’elettrificazione è miope e poco democratico, perché di fatto esclude dagli incentivi una larga fetta di popolazione, che avrebbe ogni vantaggio a essere sostenuta nella rottamazione del vecchio e nell’acquisto di un’auto più nuova, più sicura e molto meno inquinante.