Perché il diesel adesso costa più della benzina
La ripresa è stata trainata dal settore del trasporto delle merci (solitamente alimentato a gasolio). Questo ha determinato un incremento della domanda di diesel rispetto alla benzina, in un contesto di calo dell’offerta di petrolio a livello internazionale.
In questo articolo
In Italia il diesel è sempre costato meno della benzina, a seconda del periodo anche diverse decine di centesimi in meno al litro. Ora la situazione si è ribaltata, con entrambi i carburanti ben oltre la soglia dei 2 euro al litro e il diesel più costoso della verde.
PERCHÉ IL DIESEL COSTA DI PIÙ
In Italia, storicamente il diesel costa (un po’) meno della benzina. Questo perché le accise gravano meno sul gasolio, in virtù del suo ruolo cruciale nell’autotrasporto.
Infatti, il gasolio è tradizionalmente il carburante più consumato per gli utilizzi professionali e riceve un trattamento fiscale leggermente migliore rispetto alla benzina.
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Anche ora le accise pesano più sulla benzina che sul diesel:
- Benzina: accisa pari a 72,8 centesimi/litro
- Diesel: accisa di 61,7 centesimi/litro
Perché, malgrado la tassazione migliore, il diesel continua a aumentare? La guerra in Ucraina non è la ragione principale.
La risposta va ricercata nella crisi energetica preesistente: la ripresa dell’economia dopo la pandemia è stata trainata dal settore del trasporto delle merci, per il quale, nella stragrande maggioranza dei casi, si utilizzano veicoli alimentati a gasolio.
Questo ha determinato un incremento della domanda di diesel rispetto alla benzina. Dato il calo dell’offerta di petrolio a livello internazionale, ad aumentare maggiormente è stato il prodotto per cui c’è una maggiore richiesta, cioè il gasolio.
COSA C’ENTRA LA GUERRA
Diciamolo chiaramente: per ora la guerra in Ucraina non ha condotto a nessun embargo sul greggio né sui prodotti raffinati russi. Neppure c’è stata una stretta sulla produzione da parte dei produttori russi.
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È vero, però, che alcune compagnie (come Eni) hanno deciso di sospende i nuovi contratti per l’acquisto di petrolio dalla Russia.
È vero anche che l’Italia dipende fortemente dal gasolio importato dalla Russia: secondo gli esperti di S&P Global Commodity Insights si tratta di una quota anche superiore al 60% dell’import. Il resto proviene essenzialmente da Usa, Medio Oriente e India, dove bisognerà provare ad aumentare gli acquisti: un compito tutt’altro che immediato.
SALE IL PREZZO DEL PETROLIO
Dietro l’innalzamento dei costi dei carburanti nel suo complesso, c’è l’aumentare delle quotazioni dei prodotti petroliferi nel bacino del Mar Mediterraneo.
Il Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord, ha sfiorato i record storici dopo che l’Opec, l’alleanza di 23 paesi produttori guidata dall’Arabia Saudita e di cui fa parte anche la Russia, ha deciso di non incrementare la produzione.
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A causa dell’annunciato embargo da parte di Stati Uniti e Regno Unito sui prodotti energetici provenienti dalla Russia, questo comparto ha subito un deciso e rialzo dei costi dei prodotti finali.
Ad aggravare lo scenario, la forte svalutazione dell’Euro nei confronti del Dollaro che, con il prezzo al barile del greggio fissato in dollari, rende la materia prima per la produzione dei carburanti molto più cara per i Paesi dell’Eurozona (Italia compresa).
UNA SPECULAZIONE?
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto che l’aumento del prezzo dei carburanti è ingiustificato, frutto di una marcata speculazione.
“Stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi. La crescita non è correlata alla realtà dei fatti è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi, una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini”.
Il confine fra emergenza e speculazione è spesso difficile da demarcare: guerra, sanzioni, e l’incertezza generale diventano pretesto per speculazioni finanziarie sui futures delle materie prime (che sia il petrolio, il grano, il mais), innescando aumenti prima dell’emergenza stessa.
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